Sono sempre più il nerbo della professione, ma guadagnano meno
degli uomini.
Dei 152 mila architetti italiani, quasi il 41%,
circa 62 mila, è donna, quasi il 10% in più rispetto alla
situazione del 1998. Negli ultimi 15 anni le donne architetto
iscritte all'albo sono cresciute del 141%, vale a dire ben 36 mila
iscritti in più. Ma negli ultimi 6 anni, il guadagno mensile netto
dei giovani laureati in architettura dopo 5 anni dal conseguimento
del titolo di secondo livello è stato, mediamente, del 22%
superiore per i maschi: nel 2013, circa 1.300 euro contro
1.070.
Sono questi alcuni dei dati del
Cresme illustrati nel corso
di
"Aequale: la professione al femminile", una giornata che
il
Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori,
Paesaggisti e Conservatori ha dedicato alle pari opportunità e
alla parità di genere in ambito professionale.
Una differenza, per quanto riguarda il reddito, che con il passare
degli anni di attività tende anche ad accentuarsi: secondo la Cassa
previdenziale si attestava, nel 2012, al 64% in favore degli
uomini. E le medie calcolate sul campione Consiglio Nazionale
Architetti/Cresme del 2014 confermano questi risultati, con il
reddito medio annuo che per i maschi è superiore del 60% rispetto a
quello femminile. C'è da dire che negli ultimi anni questa
differenza si è ridotta considerevolmente, dall'85% nel 2000 a
circa il 60% di oggi. Un dato sicuramente positivo, ma la
differenza rimane in una sproporzione assolutamente non più
accettabile.
Tanto più che nei prossimi anni la quota femminile in seno alla
professione è destinata a crescere ancora, se non altro per una
questione di carattere puramente anagrafico. Tra le donne, infatti,
la percentuale di iscritti con meno di quarant'anni è pari al 43%,
mentre tra i maschi si ferma al 25%. Di contro, gli
ultracinquantenni sono il 41% tra gli architetti maschi e appena il
20% tra le donne.
Differenze sostanziali tra uomini e donne riguardano anche
l'attività lavorativa: queste ultime non solo sono maggiormente
colpite dalla disoccupazione, ma sono impiegate in misura
significativamente minore nell'attività libero professionale.
Queste diseguaglianze generano ampi livelli di insoddisfazione. In
primo luogo, il 48% delle donne architetto intervistate ha
dichiarato di aver dovuto interrompere la propria attività
professionale per un tempo significativo (contro il 24% dei
colleghi maschi), e lo ha fatto, nel 67% dei casi, per la cura dei
figli. Mentre per gli uomini le motivazioni dell'interruzione
lavorativa, nella maggioranza dei casi, sono legate a problemi
personali o alla cura di persone anziane a carico. Ma la cosa più
importante da evidenziare è come più dell'80% delle donne ritenga
che queste interruzioni abbiano ritardato o ostacolato, in un certo
modo, la propria carriera professionale, anche in misura molto
grave nel 46% dei casi. Il 45% delle donne ha dovuto, di
conseguenza, ridurre le ore di lavoro e il 32% ha dovuto ripensare
la distribuzione degli impegni lavorativi. Non sorprende, quindi,
che nemmeno un terzo del campione femminile (il 31%) abbia
dichiarato oggi di sentirsi realizzata professionalmente, contro il
40% dei colleghi maschi.
Ma un aspetto forse molto più importante da evidenziare è come la
percezione del problema delle pari opportunità nella professione
sembri meno diffusa per la componente maschile del campione. Il 44%
degli architetti maschi intervistati sostiene, infatti, che le
donne non siano per niente sfavorite nell'esercizio delle
professione, e il 61%, nonostante le evidenze, sostiene addirittura
di non essere d'accordo con l'affermazione che le donne incontrino
difficoltà legate ad una capacità reddituale più limitata.
D'altro canto, tra le maggiori problematiche riscontrate dalle
donne (anche più della pura questione del reddito) vi è la
difficoltà di inserirsi nella professione e crearsi un nome sul
mercato, probabilmente per via di una certa diffidenza mostrata sia
dalla clientela sia dagli altri professionisti. Vi è, infatti, la
consapevolezza (questa volta anche da parte dei colleghi maschi) di
come risulti molto difficile, per una donna, conciliare l'impegno
nel lavoro con la famiglia, in un contesto culturale e sociale che
sicuramente aiuta. Mancano, infatti, le strutture e la
collaborazione del partner, e spesso la presenza dei nonni
rappresenta l'unico modo per alleviare la gravosità dell'impegno
famigliare nell'organizzazione dei propri spazi di lavoro.
Nel corso della giornata è stato anche presentato Aequale, un
progetto informativo ed il primo spazio web del Consiglio Nazionale
dedicato alle pari opportunità con approfondimenti, notizie e la
possibilità di condividere soluzioni a problemi specifici e
occasioni professionali.
"Una prima sezione -
ha spiegato Lisa Borinato,
consigliere delegato alle Pari Opportunità del Consiglio Nazionale
-
è dedicata alla raccolta di tutte le normative di riferimento
in materia di pari opportunità legate al genere, dalle fonti
europee a quelle nazionali, e si pone l'obiettivo di incrementare
la consapevolezza sulle leggi esistenti in materia; in uno
specifico box saranno, via via, presenti tutti i concorsi che si
rivolgono alle professioniste, così come la segnalazione di
incentivi e finanziamenti per attività professionali e start up,
dalle risorse europee della nuova programmazione ai fondi di
garanzia istituiti dal Dipartimento Pari opportunità della
presidenza del Consiglio".
"Aequale conterrà anche una apposita sezione con la rassegna
degli eventi e delle iniziative sulla parità di genere attivati
dagli Ordini provinciali degli Architetti, che avrà anche
l'obiettivo di favorire la collaborazione tra gli organismi
territoriali e la condivisione delle esperienze avviate".
"Saranno presenti, in un apposito box - conclude -
anche le associazioni che si occupano di pari opportunità in
ambito professionale, di cui saranno messi a disposizione i link ai
siti web ed uno spazio per le news di interesse per gli architetti,
ovviamente con un taglio al femminile".
A cura di Ufficio Stampa CNAPPC
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