Depositato in Cassazione il testo della proposta di legge di
iniziativa popolare sulla riforma delle professioni. E’ un
importante traguardo perché dalle parole si passa ai fatti: in un
momento in cui il parlamento è ancora in una fase interlocutoria,
ordini e associazioni iniziano la battaglia perché ormai sono
proprio stanchi di attendere.
Stanchi di attendere un governo che non prende posizioni, stanchi
di attendere che poi si faccia qualcosa, stanchi di restare
all’ancora quando è possibile salpare in fretta.
Ecco, quindi, il punto di non ritorno e forse, da questo momento in
poi, qualcuno smuoverà le acque torbide che sovrastano questa
riforma.
Subito dopo la pubblicazione dei moduli di raccolta firme sulla
Gazzetta Ufficiale partirà la mobilitazione dei consigli
territoriali per far sì che si ricevano 50mila adesioni, necessarie
per portare la proposta di legge in parlamento.
Contemporaneamente alla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale si
avvia un’importante campagna di sensibilizzazione degli ordini
locali, perché la riforma è necessaria, è improrogabile e diventa
anche urgente.
Il Cup, guidato dall’architetto Raffalele Sirica, va avanti nel
progetto di riforma, perché sono tante le specifiche del ddl
Mastella che non convincono.
E proprio nel giorno in cui è stato depositato il testo della
proposta di legge di iniziativa popolare, il coordinatore del
Colap, Giuseppe Lupoi, ha chiamato a raccolta a Roma le oltre 180
associazioni professionali, in rappresentanza di 400 mila iscritti
e dall’incontro si è stabilito che se entro il prossimo mese di
giugno la riforma non vedrà la sua calendarizzazione in aula alla
camera, verrà spinta una grande mobilitazione di piazza.
Lupoi è pronto anche alla rinuncia alla camera delle audizioni: “in
due mesi è stato dedicato soltanto mezzo pomeriggio alle audizioni:
si tratta di una liturgia alquanto inutile per un tema che da ormai
due legislatore viene continuamente approfondito e monitorato. Di
questo passo non basterà tutto il 2007 per completarle. Purtroppo
l’esperienza insegna che il ritardo, il rimandare, è un segnale
inequivocabile di una non volontà reale di cambiamento”.
La riforma, quindi, va avanti e non si ferma.
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