La Professione dell'Architetto al tempo della crisi: pubblicità ingannevole e deontologia violata?
08/05/2015
Devi ristrutturare casa ma i costi dell'architetto sono proibitivi
o comunque il progetto da lui presentato non ti convince?Nessun
problema, l'Italia è il Paese in cui le competenze professionali e
i titoli di studio spesso non servono, è sufficiente avere un'idea
di base e il gioco è fatto.
Dopo la pubblicità di una nota azienda italiana specializzata nella
grande distribuzione di mobili e complementi d'arredo che tempo fa
reclamizzava il regalo dell'architetto (leggi articolo) e quella ancor più
degradante del Governo "E' casa tua, decidi tu" (leggi articolo), ecco che dal web spunta
un nuovo servizio messo a punto da una società con sede a Roma che,
sfruttando il modello di business comunemente chiamato
"Crowdsourcing" e una piattaforma internazionale online, si
propone di cambiare il modo di concepire la progettazione
architettonica.
Entrando nello specifico, la piattaforma dovrebbe rappresentare il
punto di incontro tra clienti che vogliono ristrutturare e designer
professionisti provenienti da ogni parte del mondo. Fin qui nulla
di male, se non fosse che alcuni punti del servizio restano
tutt'ora oscuri e le modalità di pubblicizzazione risultano essere
altamente offensive nei confronti dell'intera categoria
professionale degli architetti.
In riferimento ai punti oscuri, la piattaforma consente di
registrarsi come "cliente" che desidera ristrutturare o come
"designer" che può partecipare alle gare proponendo i propri
progetti. Il primo dubbio è relativo alle competenze professionali
del designer. In fase di registrazione, infatti, il designer può
scegliere le seguenti categorie:
Interior Designer, se ti sei dedicato alla progettazione
degli spazi interni;
Architetto, se sei laureato in Architettura e ti sei
dedicato alla progettazione architettonica o al restauro;
Industrial Designer, se ti sei dedicato alla
progettazione e allo sviluppo di oggetti di design e prototipi
industriali;
Ingegnere, se sei laureato in Ingegneria
specializzandoti nella realizzazione di progetti ed opere
edili;
Urban Designer, figura non definita;
Studente, se stai ancora studiando;
Altro, se il tuo profilo non corrisponde ad uno dei
precedenti.
Chi certifica le competenze dei designer e chi assicura il
cliente di avere a che fare davvero con un architetto, con un
ingegnere, piuttosto che con un improvvisato?
In riferimento alla pubblicità, il servizio viene proposto
mettendo a confronto i metodi tradizionali e quelli innovativi
della piattaforma nella seguente maniera:
- MANCANZA DI SCELTA, rivolgendosi ad un singolo architetto
o ad uno studio offline normalmente non si ricevono più di uno o
due progetti. Utilizzando la piattaforma in soli 7 giorni è
possibile ricevere moltissimi progetti realizzati da architetti
diversi.
- PUNTO DI VISTA LIMITATO, anche se si impegna a realizzare
più proposte progettuali un architetto sarà in grado di analizzare
la questione soltanto dal suo punto di vista. Gli architetti della
piattaforma provengono da ogni parte del mondo e possono offrire
prospettive ed idee diverse.
- COSTI MOLTO ELEVATI, affidandosi ad un architetto offline
si sosterranno costi molto elevati, poiché spesso si paga in
relazione alle ore di lavoro effettuate. Utilizzando la piattaforma
è possibile spendere soltanto una piccola frazione di quello che si
spende nel modo tradizionale.
Non penso sia necessario commentare puntualmente quanto sopra
riportato, basterebbe solo ricordare a chi vuole ristrutturare che
affidarsi ad un professionista costa parecchio ma non sanno quanto
potrebbe costare di più affidandosi ad un improvvisato. Il
Presidente del Comitato delle Professioni Tecniche,
ing. Michele Privitera ricorda, però, l'art. 4 del Decreto del Presidente della Repubblica 7 agosto
2012, n. 137, relativo alla libera concorrenza e pubblicità
informativa:
comma 1 - E' ammessa con ogni mezzo la pubblicità informativa
avente ad oggetto l'attività delle professioni regolamentate, le
specializzazioni, i titoli posseduti attinenti alla professione, la
struttura dello studio professionale e i compensi richiesti per le
prestazioni.
comma 2 -La pubblicità informativa di cui al comma 1 deve
essere funzionale all'oggetto, veritiera e corretta, non deve
violare l'obbligo del segreto professionale e non deve essere
equivoca, ingannevole o denigratoria.
comma 3 - La violazione della disposizione di cui al comma 2
costituisce illecito disciplinare, oltre a integrare una violazione
delle disposizioni di cui ai decreti legislativi 6 settembre 2005,
n. 206, e 2 agosto 2007, n. 145.
Risulta abbastanza chiaro che la pubblicità in questione violerebbe
sia il comma 1 che il 2. Peccato però che in questo caso non si
comprende chi debba essere l'Ente preposto a sanzionare l'illecito
disciplinare: l'Antitrust?gli ordini dei professionisti che si
prestano al servizio?o chi?
Sull'argomento mi sono confrontato sui nostri canali Social
(Facebook, Twitter, Google+), riporto si seguito il commento
dell'ing. Max Lusetti.
"L'idea di fondo potrebbe essere anche stimolante e giusta ma
perde di vista quello che è un contratto di lavoro equo e
stimolante per le varie parti che lo sottoscrivono e che
inevitabilmente andrà a non soddisfare sia l'una che l'altra
parte.
Partiamo dal messaggio promozionale veicolato attraverso il
cartoon.
L'ARCHITETTO rappresentato come un vecchio che produce un progetto
che di sicuro non ti piace e costoso a prescindere è qualcosa di
inqualificabile. Non è una pubblicità comparativa ma una pubblicità
che denigra una intera professione paragonando poi il servizio
offerto dal gestore del concorso come se non fosse fatto da altri
professionisti, che alla fine potrebbero essere ascritti alla
categoria generica e non esaustiva dell'architetto ( geometra,
arredatore d'interni, ingegnere?). Quindi si dice che c'è un
"ARCHITETTO" che si fa pagare e una professionalità anonima che non
si fa pagare per darti delle idee. Che cosa è questo se non
sfruttamento del lavoro e schiavitù e omissione di
informazioni?
Il primo fa un progetto e si suppone che operi su rilievi
controllati dallo stesso, verifiche catastali, verifiche
strutturali, analisi dei requisiti urbanistici e del regolamento
edilizio, il secondo si fida bonariamente delle informazioni che il
cliente ritiene giusto dare ( salvo poi integrare le informazioni
su richiesta) e già questo è uno stravolgere le fasi progettuali e
non rendere chiaro al cliente che le due cose sono ben diverse.
Volendo adeguarsi al concetto fine a se stesso "dell'idea un tanto
al chilo" proposta dal servizio alla massaia sprovveduta che cade
nelle sue grinfie, bisognerebbe comunque mettere i puntini sulle I
e chiarire al potenziale cliente alcuni dati fondamentali.
Ci sono progetti di arredamento e progetti di architettura che
sono due cose diverse.
Dovrebbe essere chiarito che il tempo per creare un progetto non
può essere regalato, se si vogliono avere 10 idee diverse da dieci
fornitori di servizio diversi, deve essere almeno stanziato un
rimborso spese per i "professionisti" che partecipano e un premio
per chi eventualmente viene eletto come disegnino vincente.
L'assenza di una soglia e di un rimborso spese per progetti di così
piccola dimensione è assolutamente anticostituzionale oltre che
eticamente inammissibile.
Deve essere altresì chiaro e scritto a lettere cubitali che nel
momento che si dovesse passare al progetto esecutivo o per
l'autorizzazione o comunicazione di inizio lavori a seconda delle
entità di progetto, si dovrà comunque rifare tutto da capo e alcune
idee potrebbero essere non attuabili perchè non sono state
precedute da un rilievo sul posto da parte del professionista.
Quindi in linea di principio sarebbe anche possibile fare una gara
seguendo quella che è la deontologia professionale ma appunto
facendo un controllo sulle offerte proposte. L'assenza di tariffe
minime e la libera concorrenza non sono equiparabili alla mancanza
di regole deontologiche.
Sarebbe interesse della piattaforma ricalibrare I servizi offerti
in modo attinente alla professionalità necessarie per fare i
"disegnini" che spacciano per progetto e che comunque vanno
pagati.
Sarebbe quindi utile confrontarsi con una associazione di
professionisti per offrire veramente un servizio professionale e
non un servizio mendace.
Lo sfruttare il sottoproletariato dei giovani designers non fa
certo onore alla casalinga né alla piattaforma.
Dovrebbe sorgere il dubbio alla casalinga che forse dopo aver
passato mesi a spaccarsi la testa su come organizzare il proprio
appartamento e ha deciso che quello non è il suo lavoro che
qualcuno che ti dia un idea perdendo tempo energie e soldi solo
perché tu non eri capace di farlo forse andrebbe pagato?
L'architetto non ti ha soddisfatto in reale? Figurati un "non
architetto" virtuale!
Ringrazio Max Lusetti e lascio a voi ogni commento.