E’ stata pubblicata la
seconda edizione del Rapporto ISPRA sul
consumo del suolo in Italia che fornisce un quadro completo
sull’avanzata della copertura artificiale del nostro territorio. Il
Rapporto sul consumo di suolo in Italia 2015 integra nuove
informazioni, aggiorna le precedenti stime sulla base di dati a
maggiore risoluzione e completa il quadro nazionale con specifici
indicatori per regioni, province e comuni.
Sono, inoltre, approfonditi alcuni aspetti che caratterizzano le
dinamiche di espansione urbana e di trasformazione del paesaggio a
scala nazionale e locale con riferimento alla fascia costiera, alle
aree montane, ai corpi idrici, alle aree protette, alle aree a
pericolosità idraulica, all’uso del suolo, alle forme e alle
densità di urbanizzazione, ai fenomeni dello sprawl urbano, della
frammentazione, della dispersione e della diffusione
insediativa.
Limitare l’impermeabilizzazione del suolo significa impedire
la conversione di aree verdi e la conseguente copertura artificiale
del loro strato superficiale o di parte di esso. Andrebbero,
perciò, promosse le attività di riutilizzo di aree già costruite,
compresi i siti industriali dismessi. Questo vuol dire che occorre
investire sul patrimonio edilizio esistente, incentivare il riuso
dei suoli già compromessi e la rigenerazione urbana, assicurare un
monitoraggio delle aree urbane già esistenti e non utilizzate,
tutelare tutte le aree non edificate e non impermeabilizzate, anche
in ambito urbano, e non solo le aree agricole.
Il consumo di suolo in Italia continua a crescere in modo
significativo, pur segnando un rallentamento negli ultimi anni:
tra il 2008 e il 2013 il fenomeno ha riguardato mediamente
55
ettari al giorno, con una velocità compresa tra i 6 e i 7 metri
quadrati di territorio che, nell’ultimo periodo, sono stati
irreversibilmente persi ogni secondo.
Un consumo di suolo che continua a coprire, quindi,
ininterrottamente, notte e giorno, aree naturali e agricole con
asfalto e cemento, edifici e capannoni, servizi e strade, a causa
di nuove infrastrutture, di insediamenti commerciali, produttivi e
di servizio e dell’espansione di aree urbane, spesso a bassa
densità.
I dati mostrano come a livello nazionale il suolo consumato sia
passato
dal 2,7% degli anni ’50 al 7,0% stimato per il 2014,
con un incremento di 4,3 punti percentuali. In termini assoluti, si
stima che il consumo di suolo abbia intaccato ormai circa
21.000
chilometri quadrati del nostro territorio.
Quasi il 20% della fascia costiera italiana, oltre 500 Kmq,
l’equivalente dell’intera costa sarda, è considerato
irrimediabilmente perso. Spazzati via anche 34.000 ettari
all’interno di aree protette, il 9% del territorio di zone a
pericolosità idraulica e il 5% delle rive di laghi e fiumi.
L’invasività del cemento va oltre l’immaginazione, arrivando a
consumare anche il 2% di zone considerate inaccessibili come
montagne, aree a pendenza elevata e zone umide.
“
I dati Ispra sul consumo del suolo raccontano un’Italia che
esaurisce in maniera sempre più preoccupante le sue risorse vitali,
mettendo a rischio tante aree del Paese e dunque anche i
cittadini” precisa il ministro dell’Ambiente
Gian Luca
Galletti. “
Il disegno di legge in discussione in
Parlamento - prosegue Galletti -
è una risposta forte e
innovativa a questo problema, va approvato subito”.
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