IL CASO DELLA DIGA ANCIPA IN SICILIA

11/04/2007

Al confine tra la provincia di Messina e quella di Enna si trova la valle dell’Ancipa, nota per la sua tranquillità e per l’imponente diga costruita negli anni 50 che avrebbe dovuto contenere 25 milioni di metri cubi di acqua e far funzionare due centrali idroelettriche.
La storia qui raccontata non è proprio delle più idilliache, perché ha come attore principale lo spreco che l’Italia è capace di foraggiare.

Tutti ricordano perfettamente la sete di acqua che permane in Sicilia da anni ed i mezzi di comunicazione, da sempre, stimolano la nostra immaginazione in tal senso.
Proviamo a chiudere gli occhi per un attimo e ad immaginare, invece, cosa sarà scattato nella speranza dei siciliani quando, nel lontano 1954, venne inaugurato questo imponente impianto.
Ebbene, ad oggi, regna sovrano lo spreco: non soltanto la diga è più della metà vuota, ma soprattutto, dei pochi milioni di metri cubi di acqua raccolti, la maggior parte “disseta il mare”: viene, quindi, reintrodotta a mare perdendosi definitivamente e testimonia, soprattutto, come l’Italia è capace di perdere una delle risorse più pregiate e meno apprezzate che è l’acqua.

La diga, imponente opera di ingegneria, venne costruita negli anni 50 dalla Sogene e dalla Lodigiani per conto dell’ente regionale elettrico Ese, successivamente Enel.
E’ una diga a gravità alleggerita, con l’interno cavo, la cui tecnologia era altamente innovativa per l’epoca ma che, a causa delle temperature a cui era soggetta, si fessurò con estrema facilità ed ostruendosi nel fondo quasi immediatamente.
La galleria lunga 14 km che fino allo scorso decennio veniva utilizzata per portare acqua alle due centrali idroelettriche di Troina e Grottafumata, inoltre, oggi non è più funzionante.

L’Avvocato Felice Crosta, direttore generale dell’Agenzia regionale siciliana per i rifiuti e le acque afferma: “La diga, gestita dall’Enel, da anni non produce corrente. Avevamo chiesto tre anni fa di poter aumentare l’invaso autorizzato da 9,3 milioni di metri cubi a 13,5 milioni di metri cubi su una capacità teorica di 25 milioni di metri cubi. Ora ne sono invasati 10 milioni di metri cubi. Finalmente il Consiglio superiore dei lavori pubblici ha approvato la sistemazione del fondale e lo scudo termico” copertura imbottita che protegge il cemento dal calore del sole e che dovrebbe risolvere definitivamente il problema delle fessurazioni.

Rimane da risolvere, quindi, il problema della galleria che passa sotto il paese di Troina e che, ancora oggi gli interventi dell’Enel non riescono a domare.
La galleria, all’interno di una roccia di grisù, è sistemata con un tubo di cemento armato, spaccato in due punti e per la cui riparazione si necessita di una traversa antisismica alla diga che dovrebbe evitare che un terremoto danneggi la struttura: il grisù, infatti, è un materiale altamente esplosivo che già nel lontano dicembre 1950 provocò la morte di 13 persone, operai che costruivano la speranza di una terra sempre assetata di acqua.
Come sempre, in queste storie di inutili sprechi, la speranza e l’ultima a morire.

A cura di Paola Bivona


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