Al confine tra la provincia di Messina e quella di Enna si trova la
valle dell’Ancipa, nota per la sua tranquillità e per l’imponente
diga costruita negli anni 50 che avrebbe dovuto contenere 25
milioni di metri cubi di acqua e far funzionare due centrali
idroelettriche.
La storia qui raccontata non è proprio delle più idilliache, perché
ha come attore principale lo spreco che l’Italia è capace di
foraggiare.
Tutti ricordano perfettamente la sete di acqua che permane in
Sicilia da anni ed i mezzi di comunicazione, da sempre, stimolano
la nostra immaginazione in tal senso.
Proviamo a chiudere gli occhi per un attimo e ad immaginare,
invece, cosa sarà scattato nella speranza dei siciliani quando, nel
lontano 1954, venne inaugurato questo imponente impianto.
Ebbene, ad oggi, regna sovrano lo spreco: non soltanto la diga è
più della metà vuota, ma soprattutto, dei pochi milioni di metri
cubi di acqua raccolti, la maggior parte “disseta il mare”: viene,
quindi, reintrodotta a mare perdendosi definitivamente e
testimonia, soprattutto, come l’Italia è capace di perdere una
delle risorse più pregiate e meno apprezzate che è l’acqua.
La diga, imponente opera di ingegneria, venne costruita negli anni
50 dalla Sogene e dalla Lodigiani per conto dell’ente regionale
elettrico Ese, successivamente Enel.
E’ una diga a gravità alleggerita, con l’interno cavo, la cui
tecnologia era altamente innovativa per l’epoca ma che, a causa
delle temperature a cui era soggetta, si fessurò con estrema
facilità ed ostruendosi nel fondo quasi immediatamente.
La galleria lunga 14 km che fino allo scorso decennio veniva
utilizzata per portare acqua alle due centrali idroelettriche di
Troina e Grottafumata, inoltre, oggi non è più funzionante.
L’Avvocato Felice Crosta, direttore generale dell’Agenzia regionale
siciliana per i rifiuti e le acque afferma: “La diga, gestita
dall’Enel, da anni non produce corrente. Avevamo chiesto tre anni
fa di poter aumentare l’invaso autorizzato da 9,3 milioni di metri
cubi a 13,5 milioni di metri cubi su una capacità teorica di 25
milioni di metri cubi. Ora ne sono invasati 10 milioni di metri
cubi. Finalmente il Consiglio superiore dei lavori pubblici ha
approvato la sistemazione del fondale e lo scudo termico” copertura
imbottita che protegge il cemento dal calore del sole e che
dovrebbe risolvere definitivamente il problema delle
fessurazioni.
Rimane da risolvere, quindi, il problema della galleria che passa
sotto il paese di Troina e che, ancora oggi gli interventi
dell’Enel non riescono a domare.
La galleria, all’interno di una roccia di grisù, è sistemata con un
tubo di cemento armato, spaccato in due punti e per la cui
riparazione si necessita di una traversa antisismica alla diga che
dovrebbe evitare che un terremoto danneggi la struttura: il grisù,
infatti, è un materiale altamente esplosivo che già nel lontano
dicembre 1950 provocò la morte di 13 persone, operai che
costruivano la speranza di una terra sempre assetata di acqua.
Come sempre, in queste storie di inutili sprechi, la speranza e
l’ultima a morire.
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