Tra gli obietti dichiarati della
certificazione energetica degli
edifici vi è senz'altro quello di migliorare la trasparenza del
mercato immobiliare e informare del costo energetico in modo da
incoraggiare interventi migliorativi dell'efficienza energetica
della propria abitazione.
Purtroppo, però, come accade sempre più spesso nel nostro Paese,
non si è riusciti in ciò che è anche più importante: sensibilizzare
cittadini e tecnici affinché tutte le parti comprendano
l'importanza di una reale comprensione dello stato energetico di un
appartamento/edificio. La triste conseguenza di questa poca
consapevolezza è stata che l'attestato di certificazione energetica
(meglio noto come APE) è divenuto solo uno di quei tanti "pezzi di
carta" di cui dotarsi prima di poter vendere o locare un
immobile.
Se da una parte per il proprietario l'APE è diventata solo una
"seccatura", per il settore professionale quella della
certificazione energetica è stata solo l'ennesima dimostrazione di
quanto la crisi e l'assenza di regole e tariffe abbiano svilito la
qualità delle prestazioni. Mentre inizialmente l'APE veniva redatto
(dopo opportuno sopralluogo) da un tecnico che inseriva tutte
quelle informazioni utili a fornire una situazione chiara e
attendibile della qualità energetica dell'immobile, oggi quello
della certificazione energetica è divenuto solo un business in
avanzato stato di decomposizione che viene sfruttato dalle società
che forniscono l'attestato per posta dopo la compilazione di alcuni
form online e dei tecnici che, dimenticando il concetto di
"professionalità", sperano di sbarcare il lunario vendendo
attestati un tot al chilo.
La situazione venutasi a creare negli ultimi anni, ha visto il
CNAPPC impegnato in prima linea per combattere il fenomeno Groupon
direttamente con l'Antitrust (leggi
articolo 1,
articolo 2,
articolo 3,
articolo 4,
articolo 5), con risultati abbastanza
insignificabili se andiamo a dare un'occhiata alle offerte su
internet.
A provare a risolvere il problema sembra voglia pensarci il
Presidente Commissione Ambiente e Territorio della Camera
Ermete
Realacci. Sulla serietà dell'impegno non mi sento di commentare
perché proviene dalla sua pagina Facebook.
"L'efficienza energetica -
ha scritto Realacci sul suo
canale social -
è una politica strategica sia per
l'ambiente che per l'economia, da infatti un contributo importante
alla riduzione delle emissioni climalteranti e porta risparmi
rilevanti sui consumi energetici e sulle bollette. Teniamo presente
che tra una casa costruita bene e una costruita male dal punto di
vista energetico passa una differenza di costi in bolletta pari a
1500/2000 euro l'anno".
Dopo aver precisato i possibili benefici energetici dal punto di
vista dei consumi, Realacci ha evidenziato anche le maggiori
criticità.
"Purtroppo in Italia continuano ad esserci diverse
criticità sulla certificazione energetica del patrimonio edilizio:
dalla mancata uniformità nel sistema di certificazione tra le
diverse regioni alla farraginosità di controlli e sanzioni. Fino al
fenomeno del facile rilascio degli Attestati di Prestazione
Energetica, che mette sul mercato certificati ottenuti con
questionari di autovalutazione online a basso costo, ma con scarsa
attendibilità. Una pratica che danneggia l'azione di
riqualificazione energetica degli edifici, nuoce agli operatori
onesti e pregiudica la nascita di nuovi professionisti. Ho quindi
presentato insieme alla collega Chiara Braga una interrogazione ai
ministri delle Infrastrutture, dell'Ambiente e dello Sviluppo
economico invitandoli a superare queste criticità coinvolgendo
istituzioni e professioni interessate e a garantire efficacia e
controllo nell'attestazione delle prestazioni energetiche degli
edifici. Un passo indispensabile per promuovere l'edilizia di
qualità, il risparmio energetico e la riqualificazione del
patrimonio edilizio".
Realacci ha concluso ammettendo che
"Cittadini e imprese
avrebbero vantaggi enormi se si puntasse con decisione
sull'efficienzaenergetica?, perché si ridurrebbero la spesa
energetica, le importazioni di petrolio e le emissioni inquinanti e
si creerebbe lavoro grazie all'innovazione".
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