Nel panorama internazionale del mercato immobiliare, negli ultimi
anni, si sta assistendo ad un aumento esponenziale delle
compravendite sia di nuove costruzioni che di immobili già
esistenti.
Negli Stati Uniti, ad esempio, ogni mese si vendono 1,2 milioni di
case nuove e 1,6 milioni di case esistenti; in Egitto, a Il Cairo,
si stanno riconvertendo le case popolari per costruire grattacieli;
a Città del Capo è in corso un massiccio incremento dell’edilizia
che sta trasformando la città in una bellissima megalopoli; in Cina
ed in India, con le nuove costruzioni, si stanno modificando le
città esistenti, ad iniziare da Pechino, Shangai, Mumbai, fino alla
creazione, dal nulla, di nuove città.
Secondo Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari, istituto
indipendente di ricerca specializzata nel settore immobiliare, la
motivazione di questi acquisti massicci risiede nel fatto che, con
la globalizzazione, si sono globalizzati anche i consumi e i gusti
immobiliari tanto da consentire acquisti di appartamenti, uffici,
negozi, in tutte le parti del mondo.
Oltre a questa motivazione sicuramente, sostiene Breglia, si
aggiunge anche il fatto che i mercati finanziari non offrono più le
stesse opportunità di investimento che venivano proposti fino ad
una decina di anni fa e che la coesistenza di tassi d’inflazione
bassi e la grande diversificazione della quota di investimenti
finanziari, di fondi pensione vengano dirottati verso i mercati
immobiliari: sono, infatti, i grandi fondi pensione e i grandi
gestori di patrimoni a rappresentare la linfa dei mercati
immobiliari.
Basti pensare, ad esempio, che per i fondi pensione si è triplicata
la quota che viene investita negli immobili, salendo fino al 15%, e
che sono aumentati, in numero, anche coloro che si occupano di
studiare gli investimenti immobiliari.
Breglia sottolinea che c’è, comunque, una diversità di
comportamento da parte degli investitori: in Germania, poiché per
vincoli di legge ne sono obbligati, si investe solo in Europa; in
America, invece, si è cominciato ad investire in Europa ed in altre
parti del mondo, soprattutto dopo l’11 settembre dato che, i
controlli sui capitali arabi, sono diventati molto più rigidi.
I paesi arabi, infatti, stanno riversando i loro capitali
direttamente nelle loro aree, dove appunto i controlli sono più
limitati: l’Arabia Saudita, ad esempio, sta investendo i suoi
capitali negli Emirati Arabi, alimentando, in questo modo, la
grande crescita immobiliare di Dubai e Abu Dhabi che rappresentano,
in una volta sola, Montecarlo, Miami e Manhattan ovvero, ufficio,
divertimento e lusso in una sola città.
Questi investimenti sono giustificati anche dal fatto che c’è una
garanzia notevole sul ritorno del capitali: Miami, ad esempio, è
una città per le vacanze; l’ex Unione Sovietica, invece, è una
scommessa sul futuro dell’economia così come Dubai e tutti i paesi
dell’Est, che ancora non ahnno una storia alle spalle; sicuri sono,
infine, gli investimenti su Parigi.
Sempre secondo Breglia, non è il prezzo a determinare gli
investimenti né le tipologie ma solo il rischio dell’investimento:
negli ultimi anni i prezzi degli immobili sono raddoppiati e in
alcuni paesi i guadagni ci sono stati ugualmente tanto che si
acquista sia sulla carta che il costruito.
Questo è dato anche dal fatto che, oltre alla ripresa economica,
siamo di fronte a dei flussi migratori di rilevante entità.
Basti pensare alla Cina che, con il suo incremento del PIL del 10%
annuo, registra milioni di persone che si spostano verso le città
e, quindi, generano domanda abitativa enorme.
E senza andare troppo lontano possiamo fare riferimento pure
all’Italia che con i grandi fenomeni migratori ha aumentato la
richiesta del 20%.
Il motore di questa espansione immobiliare sono, per concludere,
anche la mobilità ed il lavoro che generano richiesta non solo di
abitazioni ma anche di uffici, servizi, infrastrutture, centri
commerciali ecc.
E, grazie al prodotto globalizzato, il fondo può acquistare il
centro commerciale in Cina così come in Europa, negli Stati Uniti,
negli Emirati Arabi.
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