"Il nostro Paese è il luogo più ricco al mondo di beni
architettonici e paesaggistici, di centri storici e borghi
monumentali - e Palmanova ne è uno straordinario esempio - di cui
portiamo in Costituzione il dovere della tutela e della
conservazione, per trasmetterli ai posteri. La loro tutela, però,
deve essere attiva e articolata nella contemporaneità, non per
distruggerne l'eredità, ma per adattarla ai valori dei tempi. Deve
anch'essa affrontare, quindi, la sfida del Riuso, dell'adeguamento
funzionale e tecnologico, della sicurezza dell'abitare. Il Riuso è
anche questo: un modello innovativo di valorizzazione e tutela
diffusa, pubblica così come privata".
Lo ha affermato il
Consiglio Nazionale degli Architetti,
Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori durante il Convegno
di studi
"Rigenerazione urbana e vincolo".
"Non è più tempo -
ha affermato il CNAPPC -
di
contrapposizioni ideologiche tra chi vuole demolire e chi considera
intoccabile qualunque preesistenza: è tempo, invece, di una
discussione aperta e senza pregiudizi culturali - nella quale gli
architetti sono impegnati in prima linea - che tenga anche conto
del fatto che senza la collaborazione dei cittadini, la tutela dei
centri e dei borghi storici è impossibile. Per rendere partecipe
dello sviluppo il meraviglioso sistema dei centri storici minori
italiani che sono stati abbandonati per costruire orribili
sobborghi, si deve incentivare - anche fiscalmente - il loro riuso,
così come creare le condizioni perché in quei luoghi si torni a
vivere e a lavorare".
"Dove c'è la vita normale dei cittadini -
continua il
Consiglio Nazionale -
devono esserci tutela e manutenzione,
ma anche le condizioni tecniche, scientifiche e culturali perché la
vita contemporanea riusi la storia: il rischio che non si deve
correre è quello della museificazione".
"Come architetti -
afferma il Consiglio Nazionale -
siamo consapevoli delle nostre responsabilità civili e
intellettuali: è nostro compito trovare soluzioni per un progetto
condiviso per le città italiane, unendo le idee dei nostri migliori
talenti con le necessità delle comunità che le abitano ed avendo
come paradigma negativo il dramma dell'Aquila e della sua
ricostruzione, emblema della degenerazione - prima politica oltre
che normativa - distruttive di qualunque ipotesi di innovazione,
ricerca e soluzione dei problemi".
"Dalle istituzioni - e soprattutto dal Governo e dal Parlamento
- ci aspettiamo che la politica per le città diventi strategica per
il Paese e che vengano riscritte regole chiare e finalizzate ad un
progetto condiviso, per la riduzione del consumo del suolo, il
riuso delle città, la bellezza e la sicurezza degli edifici, la
tutela attiva dei paesaggi. Ci aspettiamo un doveroso atto di
responsabilità verso il futuro di tutti noi".
Staremo a vedere se le richieste del CNAPPC saranno ascoltate o
no.
A cura di
Ilenia Cicirello
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