ATTENTA ITALIA

23/04/2007

Lo sanno tutti: l’acqua è un bene comune che appartiene a tutti gli abitanti della Terra.
Purtroppo, però, è un bene prezioso del quale si fa un enorme spreco.
Già nello scorso gennaio 2005 avevamo appreso tramite l’Ansa che l’acqua potabile in Italia era sufficiente solo per 2/3 della popolazione. L'emergenza era proiettata, soprattutto, per le regioni del sud Italia, in particolar modo Calabria, Sardegna, Sicilia, Puglia e Basilicata.
La scorsa settimana avevamo messo in luce il caso della diga Ancipa e dello spreco di acqua che deriva da questa situazione.
Oggi, invece, restando sempre all’interno del tema, vogliamo analizzare il problema ancora più in alto: l’analisi d’acqua nei prossimi anni a causa dell’innalzamento della temperatura.
E’ come se la natura volesse, in qualche modo, farci capire che gli sprechi danneggiano tutti, compresi coloro i quali che ne sono i principali attori.
Le ricadute di questa crisi saranno sicuramente nel settore dell’energia, del turismo e dell’agricoltura ed in ultimo, ma non per ultimo, anche la salute dei cittadini ne verrà intaccata.
Dal 1990 ad oggi la crescita delle emissioni di gas serra in Italia si è attestata al 12,1%, sono 50 i milioni di tonnellate di anidride carbonica che l’Italia, attraverso misure dirette in tutti i settori, dovrà tagliare nel prossimo quinquennio: solo nel 2004 sono state emesse 583 milioni di tonnellate.

Marco Bandini dell’Università di Firenze, parlando del rapporto della commissione intergovernativa sul cambiamento climatico, afferma che gli effetti più devastanti dell’innalzamento della temperatura saranno proprio sul Sud dell’Europa e, quindi, in Italia.
Il protocollo di Kyoto mira a contenere il riscaldamento per i prossimi 30 anni entro i 2 gradi anche se i più pessimisti stimano lo stesso in 5 gradi.
Vedremo sicuramente stagioni invernali e primaverili più floride nel nord Europa (e questo aumenterà la produzione agricola già in ascesa) mentre in Italia sarà una sofferenza.
Con l’aumento delle temperature, infatti, diminuiscono complessivamente le pioggie e, quindi, diminuisce l’acqua: per l’agricoltura sarà un duro colpo, ma non è da sottovalutare anche il settore dell’energia in quanto 1/5 della stessa, in Italia, proviene proprio da centrali idroelettriche.
I prossimi 60 anni potrebbero vedere la diminuzione dei ghiacciai alpini fino al 70% con la conseguenza che la potenza delle centrali idroelettriche sarà ridotta a quasi la metà.

Il turismo, invece, subirà un cambio di tendenza: aumenterà la stagione delle spiagge diminuendo, progressivamente quella delle piste da sci.
Già nel socro si questo passato inverno abbiamo potuto notare come per cercare di avviare il turismo invernale in molti paesi del nord Italia si è dovuto ricorrere a nevi artificiali: cosa succederà nei prossimi anni?
Antonello Pasini, ricercatore del Cnr afferma: “Per quanto riguarda il mare, il Mediterraneo se la caverà un po’ meglio degli Oceani, che vanno incontro ad una forte acidificazione, ma la riduzione della portata dei fiumi e l’abbassamento della pianura padana rischia di favorire l’infiltrazione del mare in ecosistemi molto delicati come il delta del Po.
Estati più calde significano un maggiore inquinamento fotochimica, con alte concentrazioni di ozono nell’atmosfera che aumentano i problemi respiratori, soprattutto tra gli anziani ed i bambini”.

A tutti, quindi, si chiede collaborazione: evitando gli sprechi di acqua si avrà un immediato risparmio economico e, contemporaneamente si cercherà di dare il proprio contributo a questa causa che è comune ad ognuno di noi.
A cura di Paola Bivona


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