Via libera al giro di vite contro i criminali dell’ambiente ed una
storica vittoria per gli ecologisti e per quanti chiedono da anni
un segnale forte contro i reati ambientali e le ecomafie.
Nella seduta dello scorso 24 aprile il
Consigli dei
Ministri, su proposta del Ministro dell’ambiente e della tutela
del territorio e del mare,
Alfonso Pecoraro Scanio, e del
Ministro della giustizia,
Clemente Mastella, ha approvato un
disegno di legge, recante “
Disposizioni concernenti i delitti
contro l’ambiente. Delega al Governo per il riordino, il
coordinamento e l'integrazione della relativa disciplina” che
inserisce nel codice penale una serie di delitti dolosi (solo in
taluni casi previsti in forma colposa) al fine di un più incisivo
contrasto degli attentati al bene ambientale inteso nell’accezione
più ampia.
Tra tali delitti si menzionano il traffico illecito di rifiuti e il
disastro ambientale; nella consapevolezza che l’ecosistema
necessiti della tutela quanto più forte possibile, il Governo
fornisce una risposta a indirizzi in tal senso espressi in sede
comunitaria (proposta della Commissione Europea sulla protezione
dell’ambiente attraverso la legge penale) e anticipa l’attuazione
di norme europee in materia.
Multe fino a
250 mila euro e
carcere fino a un massimo di
dieci anni, più le aggravanti. L’obiettivo principale del ddl,
in 5 articoli, è quello di strutturare un’offensiva crescente verso
i reati contro l’ambiente: dal pericolo concreto, al danno, fino al
disastro ambientale. Al fine di contrastare le ecomafie sono state,
inoltre, introdotti i reati di associazione a delinquere
finalizzata al crimine ambientale.
In particolare, il disegno di legge messo a punto dal Governo
prevede l' introduzione nel Libro II del
Codice Penale del
Titolo VI-bis, “
Dei delitti contro l'ambiente”. Le pene
previste verranno commisurate in relazione al danno ambientale:
vengono contemplati: l’alterazione del patrimonio naturale, il
traffico illecito dei rifiuti, con particolare attenzione alle
organizzazioni criminali, gli impedimenti al controllo. Ma risalta
soprattutto il concetto di “
ravvedimento operoso” con il
quale le pene vengono diminuite dalla metà a due terzi per gli
eco-collaboratori. Viene, inoltre, introdotta la “
causa di non
punibilità” per chi ripara al proprio danno prima dell'azione
penale. Tra le novità anche la sanzione per “
danno
economico” che prevede la reclusione da uno a quattro anni e
multe da ventimila a cinquantamila euro per chi offende le risorse
ambientali in modo tale da pregiudicarne l'utilizzo da parte della
collettività, gli enti pubblici o imprese di rilevante interesse.
Entro 18 mesi dall'entrata in vigore della legge, il Governo
adotterà uno o più decreti legislativi al fine di rendere effettivo
il provvedimento.
Le
pene più severe contemplate dal disegno di legge
riguardano il “
Traffico di materiale radioattivo o nucleare”
e prevedono la
detenzione da 2 a 6 anni e
sanzioni
pecuniarie da 50.000 a 250.000 euro per chi illegittimamente
cede, acquista, trasferisce, importa ed esporta tali pericolose
sorgenti.
Qualora, nello svolgimento dell’attività criminosa, si immettessero
nell’ambiente sostanze o energie in grado di compromettere in modo
durevole e rilevante le condizioni di fauna e flora (art. 452-bis)
si rischia una reclusione fino a 5 anni e una multa di 30.000
euro.
In attesa che sia il Parlamento a pronunciarsi, si rincorrono le
agenzie e fioccano le dichiarazioni da parte di
Legambiente,
Lipu, Wwf, Enpa mentre le forze politiche prendono posizione e,
come spesso accade quando la materia è importante e legata
all’attualità, non mancano le strumentalizzazioni e le
polemiche.
Il Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare,
Alfonso Pecoraro Scanio ha così commentato l’approvazione
del disegno di legge: “Spero che in tempi brevi potremo avere la
normativa in vigore. Ma oggi siamo soddisfatti”.
Perplesso, invece, l'ex ministro
Altero Matteoli che ha
dichiarato: “Auspico che l’introduzione degli eco-reati nel codice
penale non sia solo un pannicello caldo per mettere in pace le
coscienze e tranquillizzare il Paese, mentre i problemi restano
irrisolti”. Aggiunge però: “Sono a favore del disegno di legge,
nelle parti in cui si afferma che il ravvedimento operoso e il
ripristino ed eliminazione del danno sono cause di non
punibilità”.
L’Italia cerca, dunque, di adeguare la propria legislazione a
quella dei maggiori Paesi europei, che già da tempo contengono nei
loro codici norme a favore e tutela dell’ambiente. L’introduzione
delle norme all’interno del Codice Penale sono un chiaro segno
dello Stato che ha finalmente compreso l’inutilità delle sanzioni
amministrative e civili o di piccole sanzioni penali come le multe
contro i danni ambientali.
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