La sentenza della Corte di Giustizia Europea emessa il 12 gennaio
2006 condanna la Repubblica italiana per violazione di alcune
disposizioni comunitarie in materia di qualità dell'aria e di
acque. La sentenza infatti argomenta soprattutto sulla mancata
attuazione della direttiva 96/62, che mira a definire i principi di
base di una strategia comune in materia di valutazione e di
gestione della qualità dell’aria ambientale.
L'allegato I della direttiva citata elenca gli inquinanti
atmosferici per i quali la Commissione deve fissare i valori limite
e i valori obiettivo, ed eventualmente, le soglie di allarme,
mentre l' articolo 3 della citata direttiva dispone che gli Stati
membri sono tenuti a designare ai livelli appropriati le autorità
competenti e gli organismi incaricati di:
– attuare la presente direttiva;
– valutare la qualità dell’aria ambiente;
– autorizzare dispositivi di misurazione (metodi, apparecchi, reti,
laboratori);
– garantire la qualità delle misurazioni effettuate dai dispositivi
di misurazione, accertando il rispetto di tale qualità da parte di
detti dispositivi, in particolare con i controlli interni della
qualità in base, tra l’altro, ai requisiti delle norme europee in
materia di garanzia della qualità;
effettuare l’analisi dei metodi di valutazione.
Nonostante il governo italiano ammette che non ha trasmesso alla
Commissione i dati e le informazioni previsti dalla direttiva 96/62
adducendo che tutte le comunicazioni oggetto del ricorso in esame
sono state regolarmente effettuate in seguito, la Commissione
europea ha successivamente rilevato che la trasmissione di tali
informazioni per alcune parti del territorio italiano resta
incompleta.
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