A sei anni dalla revisione del Titolo V della Costituzione
(federalismo) e a uno dal Codice unico dei contratti di lavori,
servizi e fornitura il panorama sulla normativa sugli appalti
pubblici è assolutamente variegato.
Il motivo potrebbe essere legato allo scontro, attualmente in atto
tra lo Stato e le Regioni, sul problema delle competenze che è
diventato, ormai, un problema di tipo trasversale e sarà la Corte
costituzionale a mettere la parola fine al braccio di ferro in atto
esistente.
Ricordiamo che la Conferenza delle Regioni con la bocciatura del
secondo decreto correttivo al Codice dei contratti aveva fatto
intendere che tutto si sarebbe potuto con la
revisione delle
competenze, e, quindi, con la revisione dell’articolo 4 del
Codice stesso che disciplina le “Competenze legislative di Stato,
regioni e province autonome”.
Le Regioni, infatti, chiedono che il problema sia esaminato e
risolto senza attendere il verdetto della Corte costituzionale, il
cui intervento è stato richiesto dalle stesse autonomie che
impugnarono il D.Lgs. n. 163/2007 all’indomani della sua
approvazione e che è atteso per il 23 ottobre 2007; ma la proposta
non aveva trovato d’accordo il Ministro delle Infrastrutture
Antonio Di Pietro.
Ecco perché, in queste condizioni, le regioni che potrebbero,
utilizzando la riforma federalista, procedere a predisporre una
propria legge sugli appalti o a modificare quelle in atto
esistenti, in atto sono in attesa di conoscere il verdetto della
Corte costituzionale per evitare di promulgare provvedimenti che
potrebbero essere superati dopo il verdetto della Corte stessa.
Ma esaminiamo la situazione attuale nelle varie Regioni.
Regioni che hanno proprie normative sugli appalti
A seguito della modifica del Titolo V della Costituzione con cui si
è concesso in materia di Lavori Pubblici potere concorrente tra
stato e regione solo Sicilia, Puglia, Val D’Aosta, Veneto, Friuli
Venezia Giulia e Provincia Autonoma di Bolzano si sono dotate di
leggi proprie sui lavori pubblici. La toscana invece è dotata di
leggi regionali sono in campo di servizi e forniture.
Regioni che non hanno proprie normative sugli appalti
Le regioni che non hanno ancora provveduto a legiferare e che
pertanto si affidano unicamente alle leggi regionali sono: Abruzzo,
Basilicata, Liguria, Lombardia, Toscana, Molise, Umbria e Provincia
Autonoma di Trento.
Regioni che hanno in preparazione una normativa sugli
appalti
Calabria, Emilia Romagna, Lazio, Marche, Piemonte, Sardegna e
Veneto hanno varato un DDL che non è stato ancora varato.
Regioni che hanno recepito il Codice appalti
La sola regione in Italia che ha varato una legge che recepisce il
Codice Unico degli appalti di lavori, servizi e forniture è la
Campania (Legge Regionale n. 3/2007). A causa delle forti
similitudini con la Legge nazionale al provvedimento regionale è
stato attribuito l’appellativo di testo-fotocopia. Le principali
differenze sono: l’obbligo di esclusione automatica delle offerte
anomale sotto soglia, il rifiuto dell’avvalimento e l’obbligo di
denuncia dei tentativi di infiltrazione della criminalità
organizzata.
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