Fascicolo del fabbricato: l’Opinione di Gian Vito Graziano

12/09/2016

Mentre non possiamo non segnalare lo scontro frontale tra Confedilizia e la Rete delle Professioni Tecniche sul fascicolo del fabbricato, con quest'ultima che nel corso della consultazione sul progetto Casa Italia ha definito "fondamentale prevedere il fascicolo del fabbricato, che contiene tutte le informazioni necessarie sugli aspetti che riguardano la stabilità e la sicurezza ai fini della protezione, soprattutto, dagli eventi sismici” e Confedilizia che vede come fumo negli occhi tale soluzione, mettiamo in evidenza l’opinione del dott. Gian Vito Graziano, geologo che esprime la sua interessante e non interessata opinione in merito al problema.

Un altro terremoto è arrivato, consegnandoci ancora una volta l'immagine nitidissima di quello che siamo, un popolo di altissimo profilo morale, unito e solidale nell'affrontare le tragedie, ma incapace di prevenirle e persino di ricordarsene prima che avvengano di nuovo. L'organizzazione di supporto alle popolazioni colpite è stata come sempre straordinaria, seppure nella complessità della sua gestione, fatta di protezione civile, volontariato, associazionismo, corpi militari, tutti insieme e ciascuno con il suo ruolo. Una organizzazione fatta di intelligenza, ma soprattutto di cuore. Quello che è successo dopo il 24 agosto è purtroppo una storia già vista e raccontata, che tuttavia ci colpisce sempre nei sentimenti per il dolore lacerante che sprigiona, costringendoci a rimanere incollati alla televisione, pronti a condividere con i Vigili del Fuoco il loro dolore per aver estratto dalle macerie un corpo privo di vita e la loro commozione quando quel corpo è ancora vivo. Le vite salvate hanno alimentato la speranza e dato la forza per continuare, scrivendo pagine di grande bellezza, ammesso che di questa si possa parlare nell'enormità della tragedia. Dopo quelli della cronaca sono poi venuti i giorni degli approfondimenti, con la politica che ha promesso che stavolta non sarà la stessa cosa, con le stime dei tempi e dei costi della ricostruzione, con i Sindaci che chiedono che si faccia presto e con la popolazione nelle tendopoli che chiede di non essere abbandonata. Ognuno ha fatto la sua parte, secondo un copione già visto, esattamente lo stesso di quelli del dopo terremoto dell'Emilia Romagna e di L'Aquila. Tutto "politicamente corretto". Intanto passano i giorni e nonostante i riflettori siano ancora accesi, sono un poco meno intensi e persino di meno. E sempre meno saranno nei giorni a venire, perché così funziona l'informazione. Le testate straniere sono andate via e sulla scena mediatica incombono altre situazioni, quelle del Comune di Roma, l'anniversario dell'11 settembre, tra poco il referendum costituzionale e poi le elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Dopo sarà più difficile far tornare l'attenzione verso i temi del terremoto, della prevenzione sismica, della ricostruzione. Insomma il copione è lo stesso, anche quello che ci vede nutrire anche questa volta la speranza, flebile in verità, che stavolta non sarà lo stesso, che stavolta il Governo interverrà presto e bene, che le case e le scuole saranno presto ricostruite e non ci sarà un'altra L'Aquila. Insomma sembra tutto uguale. Ma non c'è proprio nulla di nuovo da segnalare? Forse si, forse qualcosa di nuovo c'è, e a giudicare dai dibattiti avvenuti nei salotti di radio e televisione mi sembra che sia una novità non da poco. E' chiaro a tutti che conoscere e affrontare il problema della prevenzione sismica in un Paese nel quale si registrano migliaia di terremoti all'anno significa aumentare la sicurezza degli edifici. In seno al mondo della scienza e in quello delle professioni i passi avanti nella conoscenza e nell'approccio al problema sono stati tanti. Si pensi ad esempio alla rapidità con la quale il concetto di pericolosità sismica locale ha modificato radicalmente quello della pericolosità di base alla quale eravamo abituati. L'obiettivo della sicurezza strutturale è sempre stato invocato da tutti, ma perlopiù come risultato da raggiungere, senza avere cognizione del modo per farlo. L'esigenza di una prioritaria e particolareggiata conoscenza non è mai sfuggita invece a chi per anni ha proposto instancabilmente l'istituzione del cosiddetto "fascicolo del fabbricato" quale base di partenza per la conoscenza propedeutica al raggiungimento di standard di sicurezza. Una vecchia proposta di legge, invano attesa da anni, che non ha mai visto la luce, probabilmente perché non se ne era sinora compresa la reale portata, ma talora osteggiata, forse in maniera preconcetta, da chi ha ritenuto che provenendo dal mondo delle professioni, la proposta avesse un marcato sapore corporativistico, utile solo a favorire uno sviluppo delle attività tecnico-professionali in un momento di grande crisi del mercato. A questa pur legittima preoccupazione, da Presidente di un Ordine territoriale prima e da Presidente Nazionale poi, ho sempre contrapposto il ruolo sociale degli Ordini, del quale sono fortemente convinto, argomentando che l'interesse primario deve essere sempre quello di favorire l'interesse pubblico in tutte le sue forme. Ma non posso certo dispiacermi se a questo preminente interesse sociale possano, in subordine, associarsi gli interessi legittimi di una categoria professionale. In altre parole non posso pensare che non si debba fare prevenzione medica, perché questa favorisce i medici, né che non si debba fare lotta all'illegalità perché questa comporta i concorsi per magistrati. Ben vengano medici e magistrati, se attraverso il loro lavoro avremo una salute migliore e una società meno corrotta. Ben venga il lavoro per quelle professioni che sappiano fornire un quadro di conoscenze appropriato alle necessità di sicurezza degli edifici, perché è questa è una vera esigenza sociale di questo Paese, la cui storia sismica dovrebbe insegnarci molto in termini di comportamenti, di investimenti, di strategie e naturalmente di prevenzione. Con il rischio dovremo ancora convivere, ma per farlo senza soccombere dobbiamo conoscere analiticamente le condizioni di salute delle nostre case, dei nostri uffici e delle nostre scuole. L'idea è sempre la stessa, quella di creare un vero e proprio dossier per gli edifici esistenti, entro cui inserire tutti i dati di conoscenza dello status in cui si trova l'immobile, dagli aspetti strutturali, a quelli geologici, impiantistici, manutentivi, ecc., rilevandone le criticità e individuandone i rimedi. Nel passato mi è piaciuto chiamarlo "libretto sanitario" perché ritengo che per ogni edificio sia possibile fare una diagnosi e, se riscontrato in non in perfette condizioni di salute, operare adeguatamente per conferirgli i livelli di sicurezza necessari.

Dopo il terremoto nel reatino a proporre a gran voce l'esigenza di questo strumento non sono più stati soltanto i professionisti, ma questa volta, persino in maniera più incisiva, sono stati i Sindaci, i giornalisti, gli uomini di cultura. La gente insomma, che evidentemente rispetto al passato ora sente questa esigenza. La percezione dell'esposizione al rischio sismico è aumentata progressivamente dal terremoto di L'Aquila a quello dell'Emilia Romagna sino a quello Amatrice e l'esigenza di un dossier per il fabbricato sta diventando una esigenza sociale. Gli italiani hanno ben compreso che ad avere problemi strutturali non sono solo le case dei centri storici, ma le scuole e gli ospedali. C'è bisogno di sentirsi più sicuri e quindi di sapere, che si traduce nel pretendere di avere a che fare con professionisti preparati, che sappiano ben progettare, e di imprese edilizie serie, che sappiano ben costruire. Lo hanno capito in tanti e la questione è già arrivata in Parlamento, con una velocità senza precedenti. Ermete Realacci, persona seria e competente, Presidente della Commissione Ambiente della Camera, riflettendo su queste questioni, ha definito “intollerabile l’ostruzionismo sul fascicolo di fabbricato”, proponendo la sua introduzione nell’Ecobonus, con detrazioni per le certificazioni sismiche degli edifici. Lo stesso Realacci ha aggiunto che è necessaria "una mobilitazione di competenze che vanno messe in campo per un’economia che punta sulla sicurezza dei cittadini, su innovazione e qualità, che produce posti di lavoro”. Proprio con queste stesse argomentazioni noi lo diciamo da tempo. Ora lo pensano e lo dicono tanti altri. E' questa la novità.

A cura di Redazione LavoriPubblici.it



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