Spunti, idee, esperienze, proposte e riflessioni arrivano dalla
Rete dei Volontari Tecnici IPE con una lettera aperta indirizzata
al presidente dell'IPE Patrizia Angeli, al
Presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, Armando
Zambrano, al commissario straordinario per la
ricostruzione, Vasco Errani, e al capo del
Dipartimento di Protezione Civile Fabrizio Curcio.
La lettera, scritta da un gruppo di tecnici abilitati AeDES e
già mobilitati nella campagna di sopralluoghi per il Sisma del
Centro Italia 2016, parte dalla condivisione dei presupposti con
cui il CNI ha dato vita all’associazione IPE e dall'apprezzamento
del lavoro svolto dal CNI e dalla Presidente IPE Ing.
Patrizia Angeli, e pone alcune domande in merito ai
provvedimenti emanati per il superamento dell'emergenza e la
mitigazione delle difficoltà della popolazione.
Nel dettaglio, il gruppo di tecnici, prendendo atto
dell'Ordinanza 422 (leggi articolo)
e dell'Ordinanza del Commissario Straordinario n. 10 del 19/12/2016
(leggi articolo)
che aprono la redazione della scheda AeDES ai tecnici privati,
parlano di fallimento del sistema di rilevamento
del danno così come avviato all’inizio dell’emergenza, basato sul
principio di uniformità di giudizio e di terzietà della valutazione
del danno.
Ciò premesso, la lettera aperta rileva che:
- aver sospeso, in un contesto di emergenza, l’attività tecnica
di volontariato sostituendola con una prettamente professionale ha
svilito e umiliato il lavoro di ogni volontario che ha investito
soldi e tempo in un corso di formazione, ha prestato la sua opera
professionale in modo del tutto gratuito, per puro spirito di
solidarietà, ha rinunciato non solo a preziose giornate lavorative
ma in alcuni casi alle meritate pause delle giornate di festa,
anticipando, tra l'altro, le spese vive delle trasferte;
- è una scelta che penalizza chi ha creduto nel il progetto NTN,
vedendolo come opportunità per la categoria degli Ingegneri di
svolgere quell’importante ruolo di volontariato tecnico di supporto
al sistema di protezione civile disciplinato già dall’art. 6 comma
2 della Legge 225/92, nell’interesse della sicurezza della
collettività, in linea con il nostro Codice Deontologico
Professionale;
- è una scelta che innesca un potenziale conflitto tra il
professionista, che, accettando l’incarico privato di compilazione
della scheda, non è diffidato dall’accettare un eventuale ulteriore
incarico per la riqualificazione della medesima unità, e i
volontari rilevatori sotto la direzione della Di.Coma.C. ai quali
non solo è giustamente vietato di assumere incarichi per gli
edifici periziati ma è vietata qualsiasi forma di pubblicità della
propria attività professionale. Il paradosso è che i tecnici
volontari sono sfavoriti, nell'assunzione degli incarichi, rispetto
ai colleghi che non hanno partecipato alla forma volontaria di
rilievo del danno;
- viene a mancare, inoltre, il requisito di obbligatorietà di
formazione del tecnico rilevatore privato e non è chiaro chi possa
accertare il titolo delle competenze di tipo tecnico e strutturale
(art. 1 comma 1);
- Il tecnico di parte, da solo e non più necessariamente in
squadra, è certamente soggetto a pressioni da parte del
committente, con ipotizzabile rischio di condizionamento
dell’esito, visto che, potenzialmente, potrà assumere anche
l'incarico della successiva progettazione e direzione dei
lavori;
- la verifica delle schede è limitata al solo 10%, mentre finora
è del 100% quella sottoposta al vaglio preventivo della Dicomac;
questa nuova modalità, quindi, non garantisce la qualità della
valutazione;
- alla scheda viene dato un valore economico non definito,
compreso all’interno delle spese tecniche complessive, aprendosi
così al rischio che il compenso per l'attività sia legato all'esito
e non al necessario lavoro per la compilazione;
- mantenendo la procedura “ordinaria”, con tecnici volontari
abilitati AedES in contemporanea e limitatamente ai casi
individuati dall'ordinanza, andremo incontro sicuramente a
disomogeneità di giudizio per lo stesso evento.
In riferimento alle scelte organizzative, la lettera ha
riassunto le osservazioni espresse da molti tecnici:
- si potevano effettuare sopralluoghi speditivi da parte di
tecnici anche comunali o da tecnici fast nelle zone distanti
dall’epicentro riservando alle squadre AeDES, appositamente
formate, i sopralluoghi nelle aree più problematiche in modo da
sfruttare al massimo le competenze in campo; spesso, infatti, le
squadre Aedes hanno svolto interi turni di sopralluoghi su edifici
non interessati da danni riconducibili all'evento sismico,
collocati in Comuni per i quali i valori della scala macrosismica
erano uguali o inferiori a cinque;
- si poteva evitare di fare anticipare ai tecnici le spese di
vitto ed alloggio nei primi turni di sopralluoghi. Ci è stato detto
che le spese sostenute verranno rimborsate, ma a data e con
modalità, a tutt'oggi, ancora non definite;
- non si condividono le modalità stabilite in itinere sul
rimborso per il mancato guadagno giornaliero previsto dal DPR
194/2001, che, valutato proporzionalmente al reddito professionale
dichiarato l'anno precedente, taglierebbe fuori tutti i giovani
ingegneri e chi si è trovato in difficoltà l'anno precedente.
Sarebbe più opportuno stabilire un rimborso consistente in una
diaria giornaliera uguale per tutti, atteso che l'impegno e il
lavoro da svolgere sono uguali per tutti;
- non si accetta il limite minimo dei 10 giorni di presenza che
farebbero scattare tale rimborso, ed inoltre chiediamo tutte le
altre tutele garantite per qualsiasi altro volontario impegnato
anche per un solo giorno in emergenza (il mantenimento del posto di
lavoro pubblico o privato e il mantenimento del trattamento
economico e previdenziale da parte del datore di lavoro pubblico o
privato);
- si chiede che IPE sia iscritta fra le associazioni di
protezione civile, in quanto ci sembra che questa situazione sia
anomala rispetto a quella di tante associazioni volontarie
esistenti (Soccorso Alpino, Speleologi, Croce Bianca ecc.);
- i tecnici IPE rischiano ogni volta che entrano nei fabbricati
danneggiati, sono esposti a nuovi eventi sismici che possono
trasformare in trappole mortali i luoghi su cui operano. Per le
loro "missioni" non percepiscono alcun compenso, anzi anticipano
spese e rendono disponibili i loro beni strumentali. Sono
professionisti specializzati e rispondono ad un codice deontologico
alla pari dei medici, ma i loro pazienti sono gli edifici
danneggiati: il loro scopo è salvaguardare la vita degli abitanti e
lo fanno perché è il loro lavoro, la loro passione, la loro
missione nella società. Spesso la loro attività sul campo è
ritenuta non ordinaria dalle assicurazioni professionali e quindi
c’è anche l’incertezza che le polizze coprano i rischi da essa
derivanti;
- vogliono pertanto che sia riconosciuta la specializzazione dei
tecnici IPE, chiedono il riconoscimento economico della prestazione
in emergenza ed il rischio personale e professionale
derivante;
- chiedono, infine, che sia reso pubblico l'elenco di
agibilitatori formati AeDES sul sito del Commissario Straordinario
per la ricostruzione, sul sito degli Ordini/Federazioni/Consulte,
della Protezione Civile e sui siti istituzionali delle quattro
Regioni interessate, così da consentire ai privati cittadini di
prenderne conoscenza, ricordando che terminata l’emergenza, sono
professionisti disponibili alla ricostruzione.
Nell'ottica di un miglioramento e non volendo solo criticare
asetticamente l'operato, il gruppo ha avanzato alcune proposte per
velocizzare le operazioni di rilevamento. In particolare:
- formazione veloce (40 ore di corso o meno) di altri tecnici
strutturisti da associare all’IPE per utilizzarli sul campo;
- comporre squadre impegnate sul territorio con un tecnico
specializzato IPE e un tecnico con esperienza in altri eventi
sismici e/o con competenze strutturali da formare sul campo.
Stabilendo un congruo numero di giornate di formazione sul campo,
si può avere una crescita esponenziale del numero di squadre
attive;
- formare squadre miste Aedes - Fast in modo da potere
utilizzare, contemporaneamente, una procedura snella di
assegnazione dell'esito A (edificio utilizzabile) o di compilare, a
firma di due tecnici, uno almeno dei quali abilitato, la scheda
Aedes, senza rinviarla ad un nuovo sopralluogo o ancor peggio, al
giudizio di un professionista incaricato dal privato. L'adozione di
questa procedura basterebbe, da sola, a raddoppiare il numero di
squadre Aedes in campo;
- concedere più flessibilità nei turni con libera scelta dei
giorni di permanenza. (molti di noi avrebbero svolto l'attività di
volontariato il sabato e la domenica, evitando di perdere giorni
lavorativi);
- inserire una sintetica descrizione del danno nelle istanze di
sopralluogo, al fine di stabilire, mediandole con altri indicatori,
(scala macrosismica, numero di segnalazioni, esiti dei primi
sopralluoghi, valori di accelerazioni al suolo) delle priorità che
rendano più proficui i sopralluoghi effettuati nelle prime fasi
dell'emergenza;
- ottimizzare la distribuzione sul territorio dei:
a) centri di raccolta e controllo schede
b) logistica degli alloggi rispetto alle zone dove si lavora, per
ottimizzare gli spostamenti in macchina e ottenere un rendimento
migliore in termini di sopralluoghi eseguiti.
c) per i turni successivi al primo eseguire l’accreditamento
on-line recarsi direttamente al COC assegnato, senza passare dai
centri superiori, con la possibilità di scegliere destinazioni
territorialmente vicine, e/o di tornare in quelle in cui le squadre
avevano già operato;
- compilare le Aedes con tablet (con un pdf editabile e firma
digitale e/o un'applicazione specifica che sostituisca il cartaceo
aedes ) a tutto vantaggio al numero dei sopralluoghi;
- predisporre in comune la documentazione propedeutica con il
software Erikus; per ottimizzare i tempi;
- impegnare i tecnici AeDES essenzialmente nella verifica degli
immobili e compilazione della scheda e delegare altra persona
nell’organizzazione degli appuntamenti che richiede un impegno
anche giornaliero visto l’alto numero di seconde case.
La lettera si conclude con l'auspicio che IPE, in quanto braccio
operativo del CNI per le emergenze, possa essere coinvolto anche
nelle fasi pre-emergenze, ovvero nelle decisioni che incidono sulla
fase di gestione dell’emergenza stessa.
In allegato la lettera aperta.
A cura di Redazione
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