È bello da vedere, protegge dai raggi UV, dalle intemperie e dai
danni meccanici, favorisce l'isolamento termico e acustico
dell'edificio e riduce l'inquinamento atmosferico catturando le
polveri sottili.
Per chi ancora non lo conoscesse è il “tetto verde”, una realtà che
sta sempre più prendendo piede anche nel nostro Paese (pur restando
ben lontano da altri paesi europei, come ad esempio la Germania,
nei quali il verde pensile è molto diffuso e - in alcuni casi -
gode anche di sovvenzioni). Negli ultimi anni, comunque, anche da
noi si è riscontrato un continuo e progressivo interesse per la
realizzazione di queste coperture impermeabilizzate a verde, che
sono considerate un valido strumento per raggiungere obiettivi di
compensazione, mitigazione e miglioramento ambientale, anche su
scala territoriale.
Le regole di progettazione di queste coperture, che finora erano
state lasciate alle singole aziende, sono state ora discusse,
confrontate, raccolte e messe “nero su bianco” in un’unica norma
nazionale: la UNI 11235, che definisce appunto le regole di
progettazione, esecuzione, manutenzione e controllo di coperture a
verde, con elemento di tenuta realizzato con membrane bituminose,
in poliolefine o in polivinilcloruro, in funzione delle particolari
situazioni di destinazione d’uso, di contesto climatico e di
contesto edilizio.
A livello internazionale esistono già delle linee guida su questo
argomento che però, pur costituendo un’utile base di riferimento,
non sono totalmente applicabili in Italia per differenti situazioni
culturali, di contesto climatico, di tecnologie costruttive. Di
conseguenza, la nuova UNI 11235, partendo dalla raccolta di linee
guida di altre nazioni e di esperienze italiane, in coerenza con la
normativa europea esistente, intende mettere a disposizione di
tutti gli operatori del settore (progettisti, direttori lavori,
collaudatori, produttori, applicatori delle opere o manutentori)
informazioni oggettive e strutturate.
Quando si parla di tetto verde occorre per prima cosa distinguere
tra due principali tipologie di inverdimento: quello
estensivo e quello intensivo, che si distinguono per
costi di costruzione, oneri di manutenzione e prestazioni
globali.
Per verde estensivo si intende un sistema che utilizza
specie vegetali in grado di adattarsi e svilupparsi nelle
condizioni ambientali in cui sono poste, che richiede spessori di
substrato di coltivazione limitati e minimi interventi di
manutenzione mentre per verde intensivo si intende un
sistema che richiede maggiori cure rispetto al precedente e
l’ausilio di una manutenzione di maggiore intensità, in funzione
delle associazioni di specie vegetali.
Quando si sceglie di utilizzare una copertura a verde bisogna avere
ben chiari gli obiettivi che ci si pone... in sostanza che utilizzo
intendiamo farne. Gli obiettivi possono essere molteplici: ad
esempio se si vuole realizzare uno spazio dedicato allo
svolgimento di un’attività all’aperto bisognerà valutare
correttamente l’usura dello strato di vegetazione, i carichi che
dovrà sopportare e il grado conseguente di manutenzione necessaria.
In altri casi si può realizzare un elemento solamente
estetico che abbia valenza puramente paesaggistica.
E ancora: se si richiede ad esempio una variazione delle
prestazioni ambientali interne dell’edificio bisognerà dare molta
importanza al progetto prestazionale della copertura, in particolar
modo per quanto riguarda quello termico ed acustico.
Un ulteriore obiettivo potrebbe essere quello delle variazioni
delle condizioni di contesto ambientale esterno all’edificio. Si
tratta in sostanza della capacità della copertura a verde di
assorbire polveri, di costituire un eventuale elemento di
assorbimento acustico e di regimazione idrica e di mitigazione
della temperatura.
La norma sottolinea anche la necessità di effettuare un’analisi
dal punto di vista climatico e territoriale in modo da
identificare le variabili che possono influenzare, in particolare,
la tipologia della vegetazione. Le specie vegetali risentono
infatti in maniera sensibile del contesto climatico. La loro scelta
deve quindi tenere conto delle caratteristiche del sito, come per
esempio: la temperatura media giornaliera dell’aria, l’escursione
termica giornaliera e annua, l’umidità, le precipitazioni, il
vento, la cui conoscenza è necessaria per una corretta
progettazione. È evidente che, più ci si discosta dalle condizioni
ottimali di crescita di una specie vegetale, più sarà necessaio
apportare energia al sistema sia in fase costruttiva sia in fase
manutentiva.
Dovranno inoltre essere valutate altre condizioni particolari come,
ad esempio, l’esposizione solare, i venti prevalenti, i carichi di
neve, le emissioni di aria o di fumi da impianti tecnici,
l’eventuale esposizione alla salsedine o l’inquinamento da
polveri.
La norma UNI 11235 fornisce poi le specifiche e i criteri di
calcolo per la progettazione riguardanti la composizione di tutti
gli elementi o strati primari (portante, di tenuta, di protezione
dall’azione delle radici, drenanti, filtranti, di accumulo idrico,
strati colturali e di vegetazione ecc.), e di quelli secondari
(strato di barriera a vapore, strato termoisolante, strato di
pendenza, di protezione, di zavorramento, strato antierosione,
impianti di irrrigazione ecc.).
Per ogni singolo elemento o strato sono elencati i materiali
attualmente e prevalentemente utilizzati (fornendo anche le
indicazioni sulle più importanti caratteristiche che devono essere
valutate in fase di scelta del prodotto) e per ognuno di essi
vengono indicati i requisiti e il relativo metodo di prova.
Per quanto riguarda lo strato colturale la norma fornisce anche gli
spessori minimi da utilizzare in base al tipo di
vegetazione. Ad esempio per erbacee perenni a piccolo sviluppo
sarà sufficiente uno strato colturale di 10 cm, mentre per i
tappeti erbosi ce ne vorranno almeno 15. Per quanto riguarda gli
arbusti di piccola taglia lo strato colturale sarà come minimo di
20 cm fino ad arrivare a un metro per gli alberi di prima grandezza
che - secondo quanto stabilito dalla norma - sono alberi che
possono arrivare a 16 metri di altezza.
Le coperture a verde vengono classificate secondo diversi
parametri: la fuibilità della copertura, la pendenza superficiale,
la manutenzione del sistema verde, il controllo delle condizioni
ambientali interne, la mitigazione ambientale per il territorio
circostante.
Per quanto riguarda la classificazione sulla base del grado di
manutenzione del sistema verde, la norme definisce: bassa
manutenzione (sistemi estensivi) dove gli interventi si
limitano ai controlli degli elementi del sistema, media e alta
manutenzione (sistemi intensivi) dove gli interventi
manutentivi oltre a comprendere i controlli degli elementi del
sistema e dello strato di vegetazione, già previsti per il sistema
estensivo, includono tutte le attività agronomiche necessarie alla
corretta gestione delle aree verdi.
Infine, per un corretto funzionamento della copertura nel tempo, è
necessario che tutto il processo di esecuzione delle opere sia
accuratamente controllato. Ecco perché la nuova norma tecnica
fornisce istruzioni a 360°: dall’esecuzione e l’installazione ai
collaudi e alla manutenzione.
Fonte:
UNI
Divisione Costruzioni
e-mail: costruzioni@uni.com
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