L’architetto Oscar Niemeyer, che a dicembre compirà cento
anni, è stato insignito a Rio de Janeiro, dell’onorificenza di
grande ufficiale della Repubblica italiana. A consegnarla al “padre
di Brasilia”, allievo di Le Corbusier, è stato l’ambasciatore
italiano nel Paese sudamericano, Michele Valensise. ''Oscar
Niemeyer - ha affermato Valensise - è certamente l’architetto
latino-americano più conosciuto, studiato e ammirato in Italia''. E
Palazzo Mondadori di Segrate è sicuramente la sua opera più famosa
in Italia.
“Ho fatto in Italia il Palazzo Mondadori che mi piace molto. E' uno
dei miei preferiti - ha detto Niemeyer - è perfetto anche in
relazione alla tecnica”.
- Ora sono molti anni che manca dall’Italia.
“L’ultima volta risale a una decina di anni fa, ma intendo tornare
in Europa e sicuramente tornerò in Italia, a Venezia dove amo
particolarmente il Palazzo Ducale dei Dogi”.
- Quali sono le conclusioni cui è giunto nella sua lunga
vita?
“La più importante è che bisogna sempre servire gli altri, non
bisogna essere presuntuosi. L’uomo deve essere modesto: cosciente
della sua insignificanza davanti a questo universo fantastico che
ci attrae e ci illumina”.
- Cosa pensa del presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da
Silva?
“E' la prima volta che il Brasile ha un presidente operaio e questo
per me è già molto buono. Lula rispetta le sue origini umili e si
dedica al popolo che ne ha bisogno. Dobbiamo combattere il regime
capitalista, organizzare le nostre vite tenendo conto che stiamo
vivendo un momento molto difficile. Sia il Brasile che il resto del
mondo sono minacciati: e l’America Latina deve prepararsi davanti
alla possibilità che possa accadere il peggio. Sono architetto ma è
sempre stata chiara la mia posizione politica: sono comunista. C’è
tanta miseria, c’è gente per strada, e quindi dobbiamo ancora
lavorare per creare un mondo migliore, più fraterno. Non c’è
nessuna ragione perché qualcuno pensi che è più importante
dell’altro. La vita passa in un minuto. Conscio di tutto questo io
cammino tranquillo per la mia vita. Se Deus quizer (Se Dio lo
vuole)”.
- Lei ha ancora un ritmo di lavoro incessante, come si sente
alla sua età?
“Io ho cinquanta anni e non cento. Se io faccio oggi tutto quello
che facevo a cinquant’anni, io ho cinquant’anni. Quelle che io
compirò 100 anni sono delle voci: la vita è sempre più importante
dell’architettura”.
Fonte: www.demaiore
© Riproduzione riservata