Building Information Modelling (BIM): a che punto siamo con l'adeguamento?

20/10/2017

L'art. 23, comma 13 del D.Lgs. n. 50/2016 (c.d. Codice Appalti o Codice dei contratti) aveva previsto l'adozione entro il 31 luglio 2016 di un decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (MIT) che avrebbe dovuto definire le modalità e i tempi di progressiva introduzione dell’obbligatorietà di utilizzo di metodi e strumenti elettronici specifici quali quelli di modellazione per l’edilizia e le infrastrutture, per la razionalizzazione delle attività di progettazione (BIM).

Nonostante il MIT abbia già concluso una consultazione pubblica (andata in scena dal 19 giugno al 3 luglio 2017) e benché esistano già delle norme UNI di riferimento (le UNI 11337 di cui le parti 1, 4, 5 e 6 sono state aggiornate nel 2017), il decreto sul Building Information Modeling (BIM) ha ad oggi un ritardo accumulato di 446 giorni.

Lo schema di decreto approvato, però, dovrebbe prevedere la progressiva obbligatorietà del BIM con le seguenti scadenze:

  • 01/01/2019 - per i lavori complessi (oltre 100 milioni);
  • 01/01/2020 - per lavori da 50 a 100 milioni e, a seconda degli importi;
  • 01/01/2025 - ultima data, per lavori minori e fino a un milione di euro.

Considerato l'avvicinarsi della prima data, interessante è la Rilevazione OICE-Cer 2017 che fa il punto su come si sono mosse nel 2016 le società di ingegneria e architettura aderenti all'Associazione confindustriale che le riunisce, rispetto alla tematica della digitalizzazione dei processi e delle attività di ingegneria e architettura.

Da quanto emerge dalla Rilevazione OICE, tra le imprese associate il tema del BIM (Building Information Modelling) è tra quelli che destano maggiore interesse e che muove fette non irrilevanti di investimenti, pur in momenti di congiuntura economica non facile. Una attenzione che è quindi di una larga parte degli associati: il 62,2%, ha infatti dedicato risorse al tema della digitalizzazione, con ciò rispondendo positivamente anche alle indirette sollecitazioni della stessa OICE, che da due anni organizza, in partnership con le più importanti software house del settore, Forum internazionali ed eventi regionali finalizzati a promuovere la cultura dell'innovazione interna alle organizzazioni di ingegneria e architettura.

Rimane però uno zoccolo duro, di circa il 30% di associati, che non ha invece ancora investito.

La maggior parte delle imprese OICE hanno quindi effettuato investimenti in BIM (Building Information Modelling). Il maggior coinvolgimento si è avuto tra le imprese di più grandi dimensioni: gli investimenti in BIM hanno riguardato ben l’82% delle imprese con più di 50 addetti, contro il 60% circa delle imprese al di sotto dei 50 addetti.

La quasi totalità delle risorse destinate al BIM è stata suddivisa tra investimenti in software ed investimenti in formazione con una prevalenza per quest’ultima area, residuali gli investimenti in hardware. In questa suddivisione non emergono particolari differenze rispetto alla dimensione delle imprese. Gli investimenti in formazione per il BIM hanno interessato il 60% delle imprese con più di 50 addetti ed il 52,5% di quelle più piccole, mentre gli investimenti in software hanno riguardato il 41% delle imprese a prescindere dalle dimensioni.

Sull’utilità e sull’efficacia derivata dagli investimenti in BIM il 22,5% ha dichiarato un elevato grado di soddisfazione, il 57,8% un soddisfacente grado di soddisfazione e il 16,7% è invece rimasta delusa dagli investimenti compiuti.

Sono quindi le imprese di più piccola dimensione ad essere più in ritardo e sembrano scontare maggiori difficoltà nel beneficiare appieno nella propria attività degli investimenti in BIM.

Il ritardo nella definizione della normativa attuativa del Codice appalti e, più in generale, l'attuazione di principi di adeguata gradualità nella previsione di obblighi di prestazione di servizi in BIM, potranno quindi tornare utili proprio a queste piccole realtà. In questo modo avranno infatti maggiore tempo per cogliere le opportunità che, anche all'estero, possono derivare dal proporsi come operatori "BIM users" oltre a quelle che, più in generale, derivano da una nuova organizzazione dei processi di produzione del progetto.

A cura di Redazione LavoriPubblici.it



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