La storia è nota a tutti: la sera del 13 marzo 1996 un crollo
devastante riduceva in macerie la cupola, la lanterna, l’intera
navata centrale, quella laterale destra, il transetto, i pilastri
del lato destro della Cattedrale di Noto, pietra preziosa della
città che il grande teorico dell’arte Cesare Brandi definì
"giardino di pietra".
Un “morte” preannunciata, perchè la chiesa era già sopravvissuta al
terremoto del 1990 e perché, nel 1727 la chiesa in costruzione
subiva pesanti danni a causa di un movimento tellurico: ma niente
in confronto a quanto accaduto 11 anni fa.
L’intervento di restauro, del tipo “conservativo”, ha cercato di
preservare perfino i materiali (con numerosi conci e pietre
calcaree riutilizzati), ferme restando le necessità di sostituzioni
e adattamenti. Alcuni rinforzi strutturali sono stati ottenuti con
l’uso di fibre di carbonio, mentre i più moderni congegni sono
stati usati per sostituire i vecchi pilastri con i nuovi, con il
minor impatto sulle parti non crollate.
La supervisione degli interventi è stata affidata al Politecnico di
Milano, all’Università La Sapienza di Roma, all’Università di
Catania, alla Berkley University ed il coordinamento dei lavori è
stato svolto dal Dipartimento della Protezione Civile.
Oggi la cattedrale è più bella che mai e la sua inaugurazione è
avvenuta nel modo più solenne: una messa alla quale hanno
partecipato i più alti prelati della Chiesa Cattolica, dal prefetto
per la Congregazione dei vescovi Gian Battista Re, al presidente
dei vescovi italiani Angelo Bagnasco, unitamente al presidente del
Consiglio Romano Prodi ed al governatore della Sicilia Salvatore
Cuffaro.
Il lavoro, però, non si ferma: sono in arrivo fondi Ue per il
restauro dei movimenti della Sicilia sud-orientale e si prevedono
possibili sinergie con l’altro sito Unesco di Siracusa.
Unica “nota stonata” è stata caratterizzata dall’attrito tra i Beni
Culturali e la Panther Oil e le sue trivelle, per la quale il
sindaco della città Corrado Valvo ha fatto già la sua scelta di
campo a favore della cultura piuttosto che del denaro. Dalla
prossima programmazione dei Fondi Ue, infatti, si aspettano almeno
100 milioni di euro per completare il restauro dei monumenti dei
Comunidel Distretto del Sud-Est e la Regione ha già ipotizzato
l’inserimento di cinque misure Por per finanziare i cinque siti
Unesco della Sicilia.
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