Un nuovo atelier, magari ormeggiato in porto, vicino al
Museo del Mare, da dove seguire la gestazione del nuovo
piano regolatore di Genova.
E’ il Genova Urban Lab di Renzo Piano,
l’idea-progetto di un’officina aperta a giovani talenti da reperire
attraverso concorsi internazionali specialistici, ma anche al
contributo di architetti di fama mondiale (colleghi con cui Piano
collabora in modo stabile) come Richard Rogers (chief
advisor per l'urbanistica del sindaco di Londra, Ken Livingston),
il catalano Oriol Bohigas, e Amanda Burden,
responsabile dell’urbanistica della città di New York.
Renzo Piano ha già offerto suggestioni e suggerimenti per
migliorare l’efficienza del sistema del trasporto pubblico ed
allontanare il traffico privato dal centro, con una monorotaia da
sviluppare sul sedime dell’attuale strada sopraelevata, “maschera
di ferro che costringe la città” da un lato, ma allo stesso tempo,
“una straordinaria passerella per avere una visione dall’alto”. E
se non ci si possono fare illusioni sulla metropolitana
sotterranea, la soluzione potrebbe essere puntare su quella di
superficie, sfruttando la ferrovia, che colleghi grandi “parcheggi
di cornice”, nelle periferie, al centro.
Da ripensare, per il grande architetto genovese, è anche il
trasporto via mare ed i collegamenti con le zone alte della città,
con funicolari ed ascensori, come già sperimentato per il suo
studio a Vesima. Tra le priorità, in questa direzione va ovviamente
lo sviluppo del porto come vero e proprio “motore della città, da
scalo-container a porto-industria”, collegato all’entroterra dalla
ferrovia. Di qui l’importanza fondamentale del Terzo Valico. Da
risolvere inoltre, il tema dell’aeroporto, “che neutralizza
l’entrata in porto a Ponente e a Levante”.
Gli spunti sono, comunque, molteplici, dai 10mila alberi e la
creazione di parchi per aumentare il verde in città, alla
possibilità di ripulire l’acqua del porto, sfruttando l’energia
marina. E a chi gli ricorda le mille polemiche nate intorno al suo
“Affresco”, Piano afferma che non si “deve parlare per principio ma
sui fatti” e di volerci riprovare “finché avrà fiato”.
“Forse nessuna città in cui si nasce si lascia mai definitivamente
- ha ammesso infine Piano - ma questo, soprattutto, non può
accadere con Genova”, capace, nella sua parte antica, “di
accogliere come in un ventre materno”.
Fonte:www.demaniore.com
© Riproduzione riservata