La riforma delle professioni aveva preso il suo avvio molto
spedito, seppur nelle incertezze di chi doveva scontrarsi con un
mondo (quello delle professioni) paralizzato da anni.
Con il trascorrere del tempo, invece, pian piano il ritmo è
rallentato anche perché, a fronte di un disegno di legge consegnato
al Parlamento, sono state prodotte altre sette proposte che,
ovviamente, hanno rallentato il ritmo della riforma.
Ed a frenare il tutto ci si è messo anche il sistema delle
audizioni che, invece di produrre risultati, ha posticipato il
tempo delle scelte.
E’ tempo, però, di andare avanti.
“D’altra parte, il contesto in cui ci si muove”, dice il Ministro
Mastella in un articolo de Il Sole 24 ore, “è molto diverso da
quello del dicembre dello scorso anno: intanto è venuta quasi del
tutto meno la tensione alle liberalizzazioni, (...) al tempo stesso
il tema della riforma delle professioni è tornato al centro
dell’attenzione. Le professioni si sentono lasciate sole e in
realtà sono state lasciate sole, senza più sponde di riferimento
istituzionale, senza legittimazione sostanziale nei confronti del
loro stesso ruolo istituzionale e, soprattutto, senza un progetto
di sviluppo e di futuro”.
I tempi sono maturi, quindi, per andare avanti e riprendere a
ragionare con le categorie professionali.
L’iniziale disegno di legge va rimodulato, senza però dimenticare
che il nucleo centrale dello stesso cercava di mantenere un
equilibrio tra le parti: il riconoscimento pubblico delle
associazioni professionali, la certificazione della qualità
professionale, l’attivazione di nuove funzioni per gli Ordini, la
pubblicità professionale, l’accesso dei giovani, sono solo alcuni
dei punti basillari di questo progetto.
“Gli uomini passano, le idee restano” diceva Giovanni Falcone, ed
ora, quindi, trascorso il tempo, è necessario che le idee restino e
che camminino sulle gambe di chi avrà la voglia di portare a
compimento questo arduo progetto.
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