La nuova vita delle strutture industriali dismesse, la ricerca
continua di una fusione tra l'architettura e l'ambiente
circostante, l'attenzione alla mobilità urbana e non, la forza
comunicativa del proprio lavoro.
Sono questi i quattro temi architettonici affrontati al Festarch
di Cagliari da altrettanti professionisti di fama
internazionale. Secondo il direttore artistico del primo Festival
dell'architettura in Sardegna, Stefano Boeri - ridare agli
spazi ritrovati della città funzioni, vita ed attività è il compito
di chi si occupa del rientro delle presenza umane in strutture
industriali dimesse. “Ancor prima di ridisegnare queste strutture -
ha però aggiunto Boeri - occorre trovare una rete di energie
economiche che possa consentire il recupero di questi spazi”.
Accanto a banche, fondazioni, imprenditori e società turistiche,
per Boeri si deve quindi necessariamente affiancare una “guida
pubblica politica”, mentre questi spazi devono aprirsi all'esterno
del territorio e diventare “volani e nodi di una rete di altri
luoghi”. Per non incappare in un insuccesso - ha osservato infine
lo stesso Boeri, ricordando progetti del passato, “non si può
pensare di voler fare tutto in un colpo solo, ma occorre una
tempistica graduale” per il recupero di spazi enormi. Del rapporto
tra architettura ed ambiente ha poi parlato il giapponese Kengo
Kuma, secondo cui “la concezione europea dell'architettura è in
ritardo rispetto a quella orientale, dove l'edificio fa parte
integrante dell'ambiente”. Kuma, raccontando i suoi progetti
recenti tra Cagliari e Tokyo propone invece un incontro più stretto
tra il paesaggio esistente e quello che deve essere realizzato.
Partendo dall'assunto che l'architettura deve “scomparire
all'interno dell'ambiente”, il giapponese afferma inoltre che la
riflessione sul paesaggio e le sue implicazioni è centrale
nell'architettura nipponica, ma non in quella europea. Per il
progettista giapponese l'ambiente e l'architettura devono, in
definitiva “fondersi per diventare un tutt'uno”.
Oggi l'architettura è tuttavia anche “movimento”.
A sostenerlo e' l'olandese Rem Koolhaas , vincitore del
premio Pritzker, che a Cagliari ha insistito su quelli che
definisce “i flussi”, capaci oggi di coinvolgere milioni o decine
di milioni di persone. Secondo Koolhaas il ruolo di chi progetta
cambia, oggi più che mai, in funzione di questa “crescita e
mobilità delle popolazioni” e “l'architetto deve quindi sforzarsi
di rivolgere la sua attenzione agli spazi pubblici, dando loro una
speciale qualità”. L'architettura - ha infine osservato Koolhaas -
cambia da regione a regione, in controtendenza con la
globalizzazione, diffusa in tutti i campi.
Fare bene l'architettura vuol dire mirare alla qualità. Ne è
convinto il progettista, Massimiliano Fuksas, in Sardegna
per tenere una lezione magistrale su “scrivere il paesaggio”. Per
Fuksas, ad esempio, “in Italia se ne parla molto di più di quanto
poi si fa”. Non bastano, secondo l'architetto romano di origini
lituane, le riviste più prestigiose del mondo ed il più alto numero
di studenti in questa materia, “se poi tutto questo non ha
rispondenza in quello che si fa”.
A Is Molas Massimiliano Fuksas ha intanto intrapreso una nuova
sfida. “Il progetto a cui sto lavorando in Sardegna - ha ricordato
- è il primo tentativo in Italia per vedere se si riesce a fare una
struttura turistica utilizzando un'architettura di qualità, usando
le tipologie della vacanza. Di fronte alla difficoltà di affermare
un'architettura di qualità - ha concluso lo stesso Fuksas - è
necessario parlarne, ma ancora di più farla”.
Fonte: www.demaiore.com
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