Negli ultimi anni anche per il turismo accessibile si sono
registrati aumenti per quanto concerne le opportunità e le
offerte.
La difficoltà, però, per le famiglie, per i singoli disabili e per
le stesse associazioni che si occupano di questo è legata
soprattutto al termine 'accessibile' che, a seconda delle diverse
esigenze, può essere interpretato in svariati modi, rischiando a
volte di incorrere in situazioni deludenti.
Ad organizzare questi viaggi spesso sono delle Associazioni che
riuniscono i propri iscritti consentendo, quindi, di sfruttare la
conoscenza, la fiducia reciproca già instaurata e i luoghi già
collaudati; in altri casi i viaggi sono organizzati da cooperative
che possono usufruire di convenzioni stipulate con gli enti locali,
come, ad esempio, 'La Rosa Blu' e il consorzio Coin.
Secondo il presidente dell'associazione 'SiPuò', Roberto Vitali, in
queste situazioni ci sono le occasioni per condividere gli stessi
problemi che, se da un lato può risultare un vantaggio, soprattutto
per gravi disabilità, in altri casi, invece, è un limite per color
che, magari, non hanno voglia di vacanze 'discriminanti'.
A riprova di questa nuova tendenza si deve sottolineare che anche i
tour operator si stanno muovendo in questo senso inserendo, nelle
loro destinazioni, luoghi per il turismo accessibile, anche se in
alcuni casi le informazioni che vengono rilasciate non sono del
tutto complete.
Luca Baldassarri, del Centro documentazione handicap (Cdh),
infatti, fa notare che spesso le informazioni si riferiscono, alla
semplice accessibilità con la sedia a ruote non tenendo in
considerazione tutte le altre barriere architettoniche quali, ad
esempio, accesso ai servizi igienici, porte, gradini o le altre
problematiche che possono riguardare coloro i quali hanno
difficoltà non legate alla mobilità come i non vedenti o coloro che
hanno altri deficit sensoriali.
Continua Baldassarri osservando che la scelta di rivolgersi ai tour
operator è legata al livello di autonomia fisica e psicologia della
persona: ci sono, infatti, coloro che, memori del loro vissuto
precedente, sono disposti ad alcuni sacrifici pur di non sentirsi
emarginati.
Si riferisce, ad esempio, alla possibilità che lo stesso Chd, in
collaborazione con l'Università di Bologna, sta cercando di fornire
ai disabili ovvero il censimento di strutture, definite 'in', che
possano essere frequentate anche da coloro che riescono, con il
sacrificio, ad assumersi l'onere di superare due gradini pur di
trovarsi in un locale 'affollato' piuttosto che in locali senza
barriere architettoniche ma deserti.
Il nodo focale, a questo punto, è l'informazione che , secondo
Vitali, è varia anche se non bene organizzata.
Basta, infatti, cercare: in alcune città, ad esempio, hanno
organizzato degli sportelli specializzati, alcuni in associazione
con l'Aias che consentono il reperimento delle informazioni così
come diversi siti internet, tipo quello del progetto “Italia per
tutti” , collegato al ministero del Turismo, o quelli delle varie
Regioni, delle associazioni, delle cooperative e di tour operator,
per non parlare, infine, della pubblicazione di guide specifiche e
itinerari per il turismo accessibile a cura, anche, dello stesso
Cdh e della rivista “Mobilità”.
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