Abusivismo, alluvioni e incuria: dove vogliamo arrivare?

08/11/2018

In meno di tre mesi, 55 persone sono state inghiottite, divorate in territorio italiano. Erano civili non soldati, non avevamo messo in conto di poter morire crollando insieme ad un ponte a Genova o trasportati dalla furia di acqua e fango a Casteldaccia, non erano in trincea ma senza saperlo stavano al fronte. Il fronte dell'incuria, il fronte della mala gestione della res pubblica, il fronte dell'aggressione al paesaggio, il fronte dell’abusivismo cavalcato elettoralmente, il fronte delle lobbie dei furbi che in questo paese non riescono a trovare argine solido, soprattutto culturalmente.

C’è poco da dire, il sistema normativo va continuamente in tilt dopo tempi lunghissimi e mille paletti perché a mancare non sono le regole in materia di contrasto al fenomeno abusivo ma la cabina centrale di regia forte e granitica. Ha ragione l’arch. Mimmo Fontana di Legambiente quando afferma che fino a quando il contrasto attraverso le demolizioni continuerà ad essere lavoro in capo ai sindaci, i risultati non potranno mai esser soddisfacenti.

Serve che la cabina di regia sia unica e centrale, per una moltitudine di motivi ma soprattutto per due: il primo di matrice strettamente elettorale è legato al condizionamento nei riguardi del consenso. Gli abusivi hanno famiglia e votano, se gli demolisci la casa e sono davvero tanti, difficilmente resteranno tuoi amici. Il secondo è simbolicamente concreto, le demolizioni hanno un costo non indifferente e diventano all'atto demolitivo compiuto, un rifiuto difficilmente sostenibile, cosa farne e come ammortizzare il danno al paesaggio, non può esser di certo argomento nodale risolto da un sindaco!

Con una metafora, stiamo dando la caccia alle mosche con dei caccia moderni quando basterebbero le palette. Lo Stato tenta di indicare la giusta strada ma non fornisce gli strumenti adatti a dare concretezza fattuale all'atto di indirizzo.

La cabina unica di regia ovvierebbe strategicamente a questi ed altri inconvenienti, palesando il primato dell'organo di governance centrale sulla tutela del passaggio e sull’indirizzo della strategia di rigenerazione e riuso del manufatto abusivo.

Le direttive in materia di contrasto agli abusi, potranno così essere demandate ai prefetti, emanazioni dirette dello Stato, simboli della presenza attiva ma con il potere concreto di incidere sulla carne della questione. Questione che prima di essere tecnica o giuridica, è profondamente culturale perché un abusivo in un paese come l'Italia dell'ultimo mezzo secolo si crede più furbo di chi rispetta le regole.

Bisogna invertire il trend e gridarlo come quando si cominciò a gridare contro la mafia che divenne una montagna di merda: “l’abusivo che costruisce dove non dovrebbe, si crede un furbo ma non lo è, è un problema invece”.

Una regia unica e forte con poteri speciali se è il caso, con direzioni distrettuali per il paesaggio.
L’asse dell’esecuzione delle ordinanze demolitivo spostato dai sindaci ai prefetti.
Sensibilizzare gli studenti al tema.
L’abusivismo edilizio è una vergogna, oggi, soltanto per chi abusivo non è.

Dobbiamo finalmente decidere, dove vogliamo andare!

A cura di arch. Danilo Maniscalco



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