Maltempo e dissesto idrogeologico: servono investimenti e competenze

12/11/2018

Le tragedie causate dal maltempo, come quella di Casteldaccia in Sicilia ma non solo, si ripetono ormai ogni anno con triste regolarità. Queste chiamano in causa il problema del dissesto idrogeologico del nostro Paese, tema sul quale in questi anni il Consiglio Nazionale Ingegneri è intervenuto ripetutamente avanzando proposte e soluzioni. Su questo tema si è espresso Armando Zambrano, Presidente CNI.

Non può essere l’ennesima tragedia a farci porre l’interrogativo su chi e come si debba proteggere il nostro territorio dal rischio idrogeologico – dice Zambrano - Non abbiamo più nemmeno la scusante della ‘straordinaria’ intensità dei fenomeni atmosferici, diventata ormai ‘ordinaria’ e con la quale dobbiamo abituarci a convivere".

Cinque anni fa con l’ausilio del nostro Centro Studi avevamo elaborato un Piano nazionale per la messa in sicurezza dal rischio sismico (l’altro grave problema strutturale che grava sul territorio nazionale) e dal rischio idrogeologico, contenente anche una stima dei costi, ripartiti per regione e provincia. Per quanto riguarda la Sicilia, ad esempio, abbiamo stimato un costo di 1,1 miliardi di euro per la messa in sicurezza del territorio dal rischio idrogeologico, mentre a livello nazionale la spesa ammonta a circa 40 miliardi”.

Gli investimenti, però, sono solo una delle questioni in ballo. Occorrono, infatti, anche politiche e norme di accompagnamento che innalzino da subito la sicurezza della popolazione, in attesa che il necessario piano di investimenti possa avere il tempo di essere attuato.

Una delle prime misure – afferma Zambrano - è senz’altro l’introduzione del fascicolo del fabbricato. Non è possibile che chi affitta o compra un’abitazione, mobilitando somme importanti e impegnandosi a volte, in caso di acquisto, per decenni, debba essere all’oscuro delle reali condizioni statiche e dei rischi che gravano su di essa. Così come si è resa obbligatoria per la compravendita e la locazione degli immobili la certificazione energetica, deve essere resa obbligatoria la trasmissione delle informazioni relative al sito dove è posto l’edificio, al suo rischio sismico, alla sua certificazione statica, alla certificazione degli impianti. Tutte informazioni che devono confluire in un unico documento per rendere l’affitto e l’acquisto di una abitazione una scelta consapevole e responsabile, mettendo finalmente fuori mercato abitazioni che sono state costruite al di fuori delle regole, e che quindi  debbono poter essere né affittate né acquistate”.

Un altro elemento che emerge, regolarmente segnalato dal CNI in ogni occasione, è la carenza da parte delle amministrazioni pubbliche di competenze tecniche per monitorare e manutenere il nostro territorio. “Per la prima volta da molti anni – prosegue Zambrano - sembra essersi invertita la tendenza che vedeva le nostre amministrazioni pubbliche, a tutti i livelli, svuotarsi di competenze tecniche. Sembra finalmente avviarsi una politica di assunzioni per immettere negli organici della PA centinaia di ingegneri ed altri professionisti tecnici. Questo è senz’altro positivo. Soprattutto per quanto concerne il monitoraggio dal rischio idrogeologico. Questo, infatti, non è un rischio ‘statico’, ma un rischio dinamico che investe in primo luogo le competenze degli ingegneri idraulici e non solo. Per innalzare immediatamente la sicurezza delle popolazioni a rischio è necessario implementare un sistema di monitoraggio delle aree a rischio con un sistema di “alert” efficace a livello microterritoriale. In questo senso le competenze degli ingegneri dell’informazione sono essenziali”.



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