Al rientro dalle ferie estive un grande lavoro attende il governo:
occorre dare certezze al caos normativo che regna sovrano in campo
di opere pubbliche.
Normativa statale e regionale, revoca delle concessioni Tav,
modifiche alla legge obiettivo, regolamento del Codice dei
Contratti: sono questi i problemi che vanno risolti immediatamente,
per dare certezza al settore delle opere pubbliche alla ripresa dei
lavori.
Rapporti tra normativa statale e normativa regionale.
Lo scorso 25 luglio, nel corso dell’ultimo dibattito pubblico, i
ministri Di Pietro e Lanzillotta hanno discusso proprio dello
schema di regolamento del Codice dei Contratti e nel corso della
seduta è emersa la necessità di affrontare il grande problema del
rapporto tra normativa statale e regionale che, da sempre, porta ad
un continuo proliferare di norme sulle norme.
Proprio l’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici, infatti, in
armonia con quanto evidenziato dai ministri, ha espresso questo
concetto: “il mercato e le sue regole non devono soffrire della
frantumazione conseguente alla pluralità di possibili discipline”
(...) “le regioni possono emanare norme proprie volte a
disciplinare gli aspetti contrattuali degli appalti pubblici nel
rispetto dei principi fondamentali desumibili dalle norme
statali”.
Queste affermazioni, comunque, non sono nuove in quanto già lo
scorso 2003, la corte costituzionale si era espressa proprio in
tema di competenza stato-regioni riferendosi alla normativa che
regola le grandi infrastrutture ed i concetti evidenziati erano
proprio in linea con quanto adesso sostenuto dall’Autorità. Il
prossimo banco di prova è il vaglio dei ricorsi presentati dalle
regioni, contro gli articoli 4 e 5 del codice dei contratti
pubblici.
Modifiche alla legge obiettivo.
Dagli studi e dalle analisi effettuate nel corso degli ultimi due
anni sono emersi i problemi legati a questa norma: insufficienza di
risorse atte alla realizzazione delle opere programmate e
difficoltà istruttorie in sede Cipe sono il fulcro del
problema.
Inoltre, non è definito un quadro chiaro di tutta la situazione:
proprio la Corte dei Conti, sezione controllo sulle pubbliche
amministrazioni, ha evidenziato un “caos contabile” sulle grandi
opere che mina alla base la norma e, cosa più grave, non consente
di capire l’esatto stato di avanzamento.
Il ministro delle infrastrutture, seppur contrastato dai diversi
poli di governo, ha deciso di continuare sulla scia dei
predecessori, procedendo ad una verifica opera per opera della
situazione e provvedendo ad una rimodulazione delle priorità degli
interventi anche in relazione alle risorse effettivamente a
disposizione.
Nel parere reso dalla Camera sul secondo decreto correttivo, poi, è
stato chiesto di “approfondire il funzionamento del meccanismo
dell’affidamento unitario a contraente generale della realizzazione
delle infrastrutture strategiche, allo scopo di valutare
l’adeguatezza dei compiti ad esso assegnati dall’articolo 176 del
codice”.
I parlamentari dell’ottava commissione, poi, hanno richiamato una
nota trasmessa dalla Commissione di inchiesta sul fenomeno della
mafia nella quale si chiedeva di “verificare l’opportunità di
ulteriori specifici controlli nelle varie fasi dell’affidamento e
della realizzazione delle opere diretti anche a contrastare
eventuali fenomeni di infiltrazione mafiosa, e più in generale di
ogni altra necessaria modifica legislativa”.
Concessioni Tav e revoca.
Resta il nodo del contenzioso sulla revoca delle concessioni Tav:
su tale argomento il Tar del Lazio ha stabilito che tale revoca è
contraria ai principi di tutela del diritto, di libera prestazione
dei servizi e di circolazione dei capitali, provvedendo alla
sospensione di tutti gli atti posti in essere verso i general
contractors che, quindi, riprendono possesso della concessione
riguardante la realizzazione delle tratte ad alta velocità
Milano-Genova, Verona-Padova e Milano-Verona.
Occorre, però, trovare un punto di incontro tra le parti: da un
lato i general contractors che pretendono un indennizzo completo e
dall’altro il governo che cerca di risparmiare risorse ed avviare
nuove gare per non ritardare ancora la realizzazione delle
opere.
Regolamento generale del codice dei contratti pubblici.
Dopo la presentazione della bozza dello scorso 25 luglio, il
ministro ha avviato un confronto con gli operatori di settore: è
necessario stabilire alcune situazioni “correttive” che possano
portare, alla fine, alla determinazione di un testo condiviso dalle
diverse parti.
© Riproduzione riservata