Codice dei contratti pubblici: Ritirati o respinti tutti gli emendamenti al dl semplificazioni

22/01/2019

Penelope attese per vent'anni il ritorno di Ulisse crescendo da sola il piccolo Telemaco e evitando di scegliere uno tra i Proci, nobili pretendenti alla sua mano, anche grazie al famoso stratagemma della tela: di giorno tesseva il sudario per il padre di Ulisse, mentre di notte lo disfaceva.

Speriamo che nel caso del Codice dei contratti pubblici non si tratti di una tela di Penelope perché nel corso della seduta di ieri 21 gennaio delle Commissioni riunite Affari costituzionali e Lavori pubblici relativamente all'esame del ddl di conversione del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135 c.d. DL Semplificazioni) in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione, sono stati ritirati o respinti quasi tutti gli emendamenti relativi all’articolo 5 del provvedimento che intervenivano su molteplici articoli del Codice stesso.

Tutto da rifare, quindi, per le modifiche urgenti al Codice dei contratti pubblici. Tutti gli emendamenti ritirati o respinti riguardavano modifiche urgenti al Codice dei contratti tra le quali quelle relative:

  • alla eliminazione della terna dei subappaltatori;
  • all’utilizzazione del sistema di aggiudicazione con il prezzo più basso sino alla soglia comunitaria;
  • alla conferma dell’appalto integrato per le manutenzioni ordinarie.

In pratica, a parte le modifiche già inerite nel testo dell’articolo 5 del decreto legge e relative agli illeciti professionali di cui all’articolo 80 del Codice dei contratti, svanisce la speranza delle imprese, dei professionisti e degli enti locali di inserire nel Codice dei contratti quelle modifiche ritenute urgenti per far ripartire un settore decimato negli ultimi anni.

Si ha notizia, poi, che oltre alla già annunciata legge delega (leggi articolo) che dovrebbe essere approvata in Parlamento con tempi difficilmenti stimabili visto che la stessa, già annunciata nella seduta del Consiglio dei Ministri n. 32 del 12 dicembre 2018, non è stata, a tutt’oggi, formalizzata con un testo inviato al Parlamento, dovrebbe essere utilizzato un disegno di legge di iniziativa parlamentare predisposto coinvolgendo oltre gli operatori del settore, anche, l’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC).

Si tratterebbe di ripartire, quindi, dall’indagine attualmente in corso presso l’8a commissione del Senato che potrebbe essere ripresa continuando e completando le audizioni attualmente in corso. Le audizioni potrebbero essere propedeutiche alla predisposizione di un disegno di legge di iniziativa parlamentare il cui percorso sarebbe indubbiamente più rapido rispetto a quello di una legge delega e di un successivo decreto legislativo correttivo del Codice dei contratti.

Si tratterebbe, quindi, di due provvedimenti paralleli ma a tempi differiti. Un primo disegno di legge che potrebbe essere discusso dal Parlamento nei prossimi mesi e che potrebbe diventare legge dello Stato in un tempo tecnico valutabile da 3 a 6 mesi e di un disegno di legge delega propedeutico appunto, a delegare il Governo ad un intervento sull’attuale Codice dei contratti pubblici che avrebbe però l’handicap della predisposizione di un ulteriore decreto legislativo per il quale i tempi potrebbero raggiungere e superare anche l’anno.

Ci chiediamo e Vi chiediamo che necessità c’è di due provvedimenti paralleli a tempi differiti quando, invece, facendo tesoro della consultazione-online predisposta dal MIT e della indagine attualmente in corso presso l’8a commissione del Senato, si potrebbe arrivare ad un unico provvedimento (un solo disegno di legge parlamentare) predisposto soltanto per le modifiche al Codice dei contratti, che potrebbe nascere dalla valutazione di tutte le richieste degli operatori del settore.

Quello che è certo è che alcune modifiche sono, ormai, improcrastinabili visto che le imprese, i liberi professionisti e le amministrazioni comunali chiedono, ormai, da parecchi mesi interventi immediati per sbloccare gli investimenti nel settore degli appalti pubblici. Richieste che finora sono cadute nel vuoto se, a distanza di quasi un anno dalle elezioni e di quasi 8 mesi dall’insediamo del nuovo Governo, non si è andato mai oltre i proclami del Premier, dei Vice-Premier e del Ministri delle infrastrutture, di una fantomatica rivisitazione del Codice dei contratti ancora tutta da definire.

Un disegno di legge di inziativa parlamentare che dovrebbe definire, tra l’altro, modifiche relative:

  1. ai criteri di aggiudicazione;
  2. ai livelli di progettazione
  3. al subappalto;
  4. alle commissioni giudicatrici;
  5. alla semplificazione delle procedure negoziate sotto soglia;
  6. alla qualificazione SOA

e che sarebbe, indubbiamente, un provvedimento più valido rispetto ad un decreto legislativo scaturente da un disegno di legge delega per il fatto stesso che, nascendo dal Parlamento sarebbe l’espressione di tutte le componenti e non soltanto del Governo che con un decreto legislativo avrebbe soltanto l’obbligo di rispettare i limiti dettati dalla legge delega.

Noi facciamo il tifo per un unico provvedimento che potrebbe e dovrebbe vedere la luce prima delle elezioni europee. Speriamo che anche quello che viene definito “governo del cambiamento” tifi con noi per una soluzione che sia rapida ed efficiente.

A cura di arch. Paolo Oreto



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