Sblocca Cantieri e Codice dei contratti, La Mendola (CNAPPC): 'Con la conversione testo del decreto migliorato'

17/06/2019

In attesa delle pubblicazione in Gazzetta della Legge di conversione del Decreto Legge n. 32/2019 (c.d. Sblocca Cantieri), abbiamo intervistato il Vicepresidente del Consiglio Nazionale degli Architetti PPC (CNAPPC) e Coordinatore del Tavolo “Lavori Pubblici” della Rete delle Professioni TecnicheRino La Mendola, a cui abbiamo posto alcune domande.

1. La conversione il legge del decreto c.d. Sblocca Cantieri arriva dopo lunghi passaggi parlamentari che hanno stravolto l'articolato predisposto dal Governo. Pensa che il testo del D.L. n. 32/2019 ne sia uscita migliorato?

Pur non condividendone l’impostazione globale, credo che la legge di conversione, recependo una parte dei nostri emendamenti condivisi con la RPT, abbia tutto sommato migliorato il primo testo del decreto. Ad esempio, ritengo positiva la reintroduzione della soglia del 30% del punteggio da attribuire all’offerta economica negli affidamenti con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, così come ritengo positiva l’introduzione, sebbene temporanea, della facoltà delle stazioni appaltanti di acquisire il finanziamento delle risorse, limitatamente a quelle da utilizzare per la progettazione. Ciò di fatto consentirà alle stazioni appaltanti di fornirsi di un parco progetti, indispensabile per fruire nel migliore dei modi dei flussi finanziari europei, anche se però bisognerebbe costituire una cabina di regia che consenta di indirizzare le amministrazioni ad investire su progettazioni in linea con la programmazione dei fondi europei, al fine di evitare lo spreco di risorse in progettazione di opere difficilmente finanziabili.

2. Lo Sblocca Cantieri interviene in modo chirurgico su alcune delle caratteristiche principali che avevano costituito i principi cardine del Codice dei contratti. Ritiene che la strada intrapresa sia corretta?

I provvedimenti legislativi “omnibus”, come il decreto sblocca cantieri, intervengono sempre, senza una visione globale, su provvedimenti organici, come il codice dei contratti ed il DPR 380/2001, rischiando di comprometterne l’impostazione complessiva. Siamo convinti che testi specifici come quelli sopra citati debbano essere oggetto di riforme organiche, fondate su visioni strategiche condivise dagli addetti ai lavori. Peraltro, norme come il codice dei contratti non possono essere modificate con l’unico scopo di una semplificazione che si spinga sino al punto di mortificare la centralità del progetto nei processi di trasformazione del territorio. Faccio un esempio, si può semplificare la progettazione di lavori di manutenzione, magari eliminando alcuni elaborati poco utili per questo tipo di interventi, ma ritengo assurdo stabilire che gli stessi lavori di manutenzione possano essere affidati sulla base di un progetto definitivo, omettendo la progettazione esecutiva, che contempla peraltro elaborati e documenti indispensabili per l’appalto dei lavori.

3. Vengono sospese alcune disposizioni del codice fino al 31 dicembre 2020. Pensa che gli appalti ne avranno dei benefici?

Non condivido gran parte delle sospensioni e comunque non credo che le stesse possano produrre effetti sostanziali nell’arco di un anno e mezzo.

4. Viene sospeso fino al 31 dicembre 2020 l'art. 59, comma 1, quarto periodo del Codice ("È vietato il ricorso all’affidamento congiunto della progettazione e dell’esecuzione di lavori ad esclusione dei casi di affidamento a contraente generale, finanza di progetto, affidamento in concessione, partenariato pubblico privato, contratto di disponibilità, locazione finanziaria, nonché delle opere di urbanizzazione a scomputo di cui all’articolo 1, comma 2, lettera e)") ma non il precedente terzo periodo ("Fatto salvo quanto previsto al comma 1-bis, gli appalti relativi ai lavori sono affidati, ponendo a base di gara il progetto esecutivo, il cui contenuto, come definito dall’articolo 23, comma 8, garantisce la rispondenza dell’opera ai requisiti di qualità predeterminati e il rispetto dei tempi e dei costi previsti"). Pensa sia sufficiente per far tornare l'appalto integrato?

Certamente la legge di conversione del decreto, omettendo un intervento organico sul tema dell’appalto integrato, alimenta molti dubbi, anche se la volontà del legislatore è molto chiara: il rilancio dell’appalto integrato. Una procedura che non piace affatto al Consiglio Nazionale degli Architetti ed alla Rete delle Professioni Tecniche, in quanto è un provvedimento che relega il progetto ad un ruolo marginale nei processi di trasformazione del territorio, alimentando peraltro varianti in corso d’opera, contenziosi e rischiando di incrementare il notevole numero di opere pubbliche incompiute destinate al degrado sul territorio nazionale. In ogni caso, la mancata modifica organica dell’art. 59 comma 1, potrebbe di fatto compromettere il progetto del governo di rilanciare questa procedura, la quale, secondo quanto previsto dall’immodificato terzo periodo dell’art.59 comma 1 e dal comma 1 bis, rimane comunque subordinata ai casi in cui l’elemento tecnologico o innovativo è nettamente prevalente rispetto all’importo complessivo dei lavori.

5. La modifica all'art. 36 del Codice aumenta al milione di euro la procedura negoziata. Pensa sia un rischio per la trasparenza degli appalti?

Sicuramente il ricorso alla procedura negoziata rispetto a quella aperta alimenta un notevole snellimento delle procedure, ma al tempo stesso riduce la trasparenza negli appalti, a meno che le stazioni appaltanti non seguano chiari criteri di rotazione negli inviti degli operatori economici o criteri alternativi come il sorteggio dei soggetti da invitare, seguendo le modalità suggerite dall’ANAC con le linee guida n°4.

6. È chiara la volontà del legislatore di rivedere la parte dell'ANAC. Pensa che l'Italia non sia matura per una regolamentazione flessibile?

Non credo che il tema sia quello della maturità degli italiani, ma che invece il confine tra flessibilità e discrezionalità sia molto labile e che questo, in un settore delicato come quello dei lavori pubblici, costituisca un notevole limite. Noi abbiamo apprezzato molto il lavoro svolto dall’ANAC con le linee guida, di cui abbiamo condiviso gran parte dei contenuti, votati alla trasparenza ed alla centralità del progetto. Tuttavia, riteniamo che le innumerevoli linee guida finiscono per sovrapporsi e per disorientare gli addetti ai lavori , che preferiscono riferirsi a regole certe , raggruppate in un unico regolamento. Ciò non significa però che il regolamento unico non possa essere redatto dalla stessa Autorità, che potrebbe capitalizzare l’esperienza maturata con le linee guida, per redigere un regolamento sintetico e chiaro, che punti all’apertura del mercato ed alla qualità delle prestazioni professionali.

7. L'art. 4 dello Sblocca Cantieri istituisce la figura del Commissario Straordinario per gli interventi infrastrutturali ritenuti prioritari, ai quali spetterà l'assunzione di ogni determinazione ritenuta necessaria per l'avvio ovvero la prosecuzione dei lavori, anche sospesi, provvedono all'eventuale rielaborazione e approvazione dei progetti non ancora appaltati, operando in raccordo con i Provveditorati interregionali alle opere pubbliche, anche mediante specifici protocolli operativi per l'applicazione delle migliori pratiche. Cosa ne pensa di questa disposizione?

Anche qui vale lo stesso principio a cui facevo riferimento prima: se da un lato occorre semplificare le procedure, dall’altro, l’introduzione di deroghe alle regole stabilite dal codice, rappresenta un inevitabile rischio per la trasparenza. Credo comunque che i commissari introdotti dall’art.4, al di là delle deroghe concesse dallo sblocca cantieri, debbano individuare criteri trasparenti e procedure veloci per avviare lavori improcrastinabili per superare le notevoli criticità del sistema infrastrutturale italiano. Contestualmente, in alcuni contesti territoriali, come in Sicilia, le Regioni stanno già lavorando per individuare le opere incompiute, avviando un confronto con i RUP per rilevare i motivi del blocco dei lavori e le soluzioni da adottare per la ripresa degli stessi.

8. Sull'incentivo alla progettazione per i tecnici della P.A. c'è stato un continuo ripensamento che ha condotto alla fine il Parlamento a mantenere inalterato l’art. 113, comma 2 del Codice. Crede che i tecnici della P.A. dovrebbero essere valorizzati nella loro funzione di progettisti, oppure si dovrebbero occupare esclusivamente di programmazione e controllo?

Sul tema, la posizione del Consiglio Nazionale degli Architetti e della Rete delle Professioni Tecniche è ben nota. Riteniamo che la progettazione debba essere prioritariamente affidata ai liberi professionisti e che i pubblici dipendenti debbano essere maggiormente valorizzati in seno al controllo dell’intero processo di esecuzione delle opere pubbliche, dalla programmazione al collaudo dei lavori, assegnando loro gli incentivi per tali attività, a prescindere dal ruolo di dirigente o di funzionario. Oggi invece, con le norme vigenti, rischiamo di invertire i ruoli, con i dipendenti impegnati a progettare, magari senza gli strumenti idonei per farlo nel migliore dei modi, ed i liberi professionisti impegnati nei processi di verifica dei progetti. Ciò rischia di alimentare confusione di ruoli e di non sfruttare al meglio le capacità dei dipendenti, naturalmente predisposti al controllo delle procedure e dei liberi professionisti, che sono più predisposti alla progettazione e non certo alle verifiche ed ai controlli.

9. È in corso la conversione del Decreto Crescita (D.L. n. 34/2019) che, tra le altre cose, per la messa in sicurezza degli edifici pubblici adibiti a uso scolastico anche di importo pari o superiore a 200.000 euro e fino alla soglia di cui all'articolo 35, prevede che gli enti locali beneficiari di finanziamenti e contributi statali possano utilizzare la procedura negoziata con consultazione, nel rispetto del criterio di rotazione degli inviti, di almeno quindici operatori economici. Ritiene sia corretto?

Ribadisco il principio a cui ho già fatto riferimento prima: il ricorso alla procedura negoziata rispetto a quella aperta alimenta un notevole snellimento delle procedure, ma rischia di ridurre i margini di trasparenza nelle procedure, a meno che le stazioni appaltanti non seguano chiari criteri di rotazione negli inviti degli operatori economici o criteri alternativi come il sorteggio dei soggetti da invitare, seguendo le modalità suggerite dall’ANAC con le linee guida n. 4. È ovvio che, nei casi in cui ricorrano gli estremi per un intervento di somma urgenza per la salvaguardia della pubblica incolumità, le stazioni appaltanti possono sempre intervenire con l’affidamento diretto, entro i limiti di cui all’art. 163 del codice.

10. Ci dia un giudizio complessivo sull'operato del Governo in questo primo anno di attività.

Mi limito ad un giudizio nell’ambito del settore dei lavori pubblici. Ritengo che la semplificazione che distingue gran parte dei provvedimenti legislativi adottati, per certi aspetti positiva per superare vecchi ostacoli alla produttività del sistema Italia, abbia preso il sopravvento su tutto il resto, rischiando di ridurre i margini della trasparenza e di compromettere la centralità del progetto nell’esecuzione delle opere pubbliche. Archiviata questa fase di semplificazione, auspichiamo che adesso il governo punti a rilanciare la centralità del progetto, ad aprire il mercato dei lavori pubblici agli operatori economici medio-piccoli ed a promuovere la buona architettura quale strumento per garantire qualità alle nostre città del futuro. La Rete delle Professioni Tecniche ed il Consiglio Nazionale degli Architetti sono già pronti per offrire il loro contributo per il raggiungimento di questi obiettivi, avendo già condiviso un documento con un pacchetto di modifiche da apportare al codice dei contratti, con una riforma organica di settore.

Ringraziamo il Vice Presidente La Mendola per il prezioso contributo e lasciamo come sempre a voi ogni commento.

A cura di Redazione LavoriPubblici.it



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