I cambiamenti climatici stanno provocando forti impatti sul
territorio e il conseguente aumento della temperatura favorisce
l’arrivo di specie animali e vegetali legate a climi più
meridionali. “Le Oasi del WWF sono termometri perfetti per misurare
e osservare le profonde trasformazioni che i nostri ecosistemi
subiscono a causa del riscaldamento del mare e dell’atmosfera –
sostiene Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF
Italia – Attraverso la rete di monitoraggio in queste
porzioni di natura protetta stiamo osservando in maniera diretta e
continua i cambiamenti del clima nel nostro Paese. Sempre più le
Oasi iventeranno un osservatorio sistematico degli impatti dei
cambiamenti climatici e un luogo di sperimentazione di progetti di
adattamento. Questo anche per offrire un patrimonio di conoscenze
che consenta di adottare al più presto un Piano di adattamento al
cambiamento climatico per l’Italia, in un quadro nazionale. Impegno
che il Governo potrebbe concretamente prendere già in occasione
della Conferenza nazionale sui cambiamenti climatici che si terrà
domani e dopodomani a Roma”.
ZONE UMIDE
Legata alle scarse precipitazioni è la situazione di molte zone
umide. Come nel caso dell’Oasi WWF di Persano
(Salerno). Durante la stagione estiva il lago scompare e
l’alveo del Sele si riduce ad un rigagnolo d’acqua. Sia i
concessionari della diga a monte che a valle non riescono a captare
l’acqua per cui hanno ottenuto le concessioni. Il problema si
acuisce in seguito a periodi invernali di scarso innevamento.
Per quanto riguarda il lago di Burano (Grosseto),
l’aspetto più evidente è l’enorme riduzione del
canneto negli ultimi 4/5 anni. L’ipotesi più accreditata è
quella dell’ingresso del cuneo salino, con conseguente sofferenza
per la vegetazione. L’ingresso è sicuramente imputabile alla
riduzione dell’acqua dolce della prima falda, dovuta essenzialmente
alla riduzione delle piogge e alla sottrazione delle acque per
scopo irriguo. A seguito di questa situazione anche altre piante,
come le sughere, evidenziano uno stato di stress continuo, che
aumenta il rischio di patologie.
Si è notato anche quest’anno, per la seconda volta, che le piante
estremamente adattate a lunghi periodi siccitosi, come la smilace
(lo stracciabraghe), stanno seccando completamente e altre, come la
fillirea hanno una fruttificazione anticipata di almeno 1 mese.
Un altro problema è legato agli anfibi, che sempre più
difficilmente trovano le zone d’acqua dolce per la riproduzione:
non ci si riferisce ai rari stagni perenni, ma a quelle piccole o
medie pozze stagionali, che una volta consentivano la riproduzione
di rospo smeraldino, rospo comune, raganella e tritoni. Queste
piccole pozze tendono ad asciugarsi con uno o due mesi di anticipo,
con la conseguente morte di tutti gli organismi, anfibi (non
adulti) compresi. Per quanto riguarda gli uccelli, il dato
significativo è la perdita dei nidi da parte dei cavalieri
d’Italia: sempre a causa del prosciugamento precoce delle pozze
d’acqua, molti cavalieri sono costretti a cercare soluzioni
alternative e iniziare una covata di rimpiazzo, che spesso non va
in porto.
ALPI
Non solo campanelli d'allarme, come si sa, anche sulle Alpi.
Nell'Oasi WWF di Valtrigona (Trento), il rio si è quasi
completamente asciugato, fatto questo che probabilmente non era mai
avvenuto in passato (dai ricordi di residenti locali). La portata
del torrente che attraversa l'oasi si è sensibilmente ridotta ed
anche il livello del laghetto di Agnelezza, dove si riproduce il
tritone alpino, è visibilmente calato. Questo è dovuto alla
scarsità di precipitazioni nevose registrate durante l'ultimo
inverno che ha messo in crisi le falde acquifere. Anche alcune
sporadiche piogge non hanno purtroppo compensato l’effetto
negativo. Sempre nell’oasi, la preoccupazione più grande è che il
piccolo nucleo di pernice bianca presente, possa scomparire, così
come rischia di avvenire in gran parte delle nostre Alpi.
FARFALLE
E’ il caso di alcune farfalle notturne (falene) africane che
proprio in conseguenza del riscaldamento hanno ampliato
naturalmente il loro areale: così negli ultimi anni, soprattutto
lungo le coste tirreniche – dove si trovano molte Oasi WWF – la
nostra fauna si è arricchita spontaneamente di circa una decina di
specie nordafricane che continuano ad espandersi verso nord. Esempi
sono Morphopoliana languida, Spodoptera cilium e Pandesma robusta.
A queste si devono aggiungere quelle che hanno un ampio areale e
che quindi si spostano proprio in occasione di cambiamenti
favorevoli, come nel caso del maggior caldo.
PESCI
E’ ben noto quello che sta avvenendo nei nostri mari, con la
cosiddetta tropicalizzazione, cioè con l’arrivo di specie estranee
alla fauna mediterranea. Un fenomeno che è stato verificato anche
nelle acque che bagnano la spiaggia della Riserva di Burano con la
maggiore frequenza di meduse, pesci serra, lucci di mare. E anche
nella Riserva marina di Miramare (Trieste), dove da qualche tempo
si osserva la donzella (Coris julius), a distribuzione più
meridionale. Di contro, la cosiddetta quercia marina, un’alga bruna
(Fucus virsoides), più legata a temperature fredde, è in fortissima
regressione. Di pochi giorni fa la notizia che una specie comune
nelle acque di Sharm El Sheik in Mar Rosso e’ stata pescata nei
pressi dell’Oasi WWF di Capo Rama. Si tratta di una Fistularia
commersonii, detta anche pesce flauto o pesce trombetta.
Solitamente, si trova nelle acque poco profonde delle lagune
tropicali, nuotando vicino alle barriere coralline, spesso in
banchi, alla ricerca piccoli pesci e crostacei. E’ una specie
migrante “lessepsiana”, ovvero una di quelle che dal Mar Rosso
passano al Mediterraneo sfruttando il Canale di Suez. Non e’ la
prima volta, quest’anno, che viene catturata nelle acque siciliane,
cosi’ dicono i pescatori di Terrasini. E nel 2004 un esemplare e’
stato segnalato anche nel Mar Tirreno settentrionale.
UCCELLI
In generale anche molti uccelli tipici di climi e ambienti caldi e
in particolare costieri, si stanno spostando verso l’alto: è il
caso del gruccione, dell’upupa e anche della ghiandaia marina, in
aumento o nuovi per l’ambiente montano appenninico.
QUERCE
L’aumento della temperatura sta creando seri problemi ad una delle
più belle querce del nostro paese, la farnia: al nord il problema è
diffuso, così come rilevato nella nostra Riserva Bosco WWF di
Vanzago dove molti esemplari sono morti e altri rischiano la stessa
fine.
Nella Riserva Statale degli Astroni (Napoli), negli ultimi anni si
è riscontrato un incremento del numero e della consistenza delle
frane. Proseguono inoltre gli schianti di alberi d’alto fusto, in
alcuni casi apparentemente integri e localizzati in aree
pianeggianti.
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