Prevenzione incendi: in arrivo il Codice 2.0

01/08/2019

Il prossimo autunno si concretizzerà l’ultima rivoluzione della prevenzione incendi, la più rilevante dai tempi del Nulla Osta Provvisorio (per chi li ha vissuti e ne ha ricordi), in quanto riferita ad aspetti sia amministrativi che tecnici.

Da un lato, la fine del doppio binario per tutte le attività non verticalmente normate, decretata per il 20/10/2019 dal D.M. 12/04/2019Modifiche al decreto 3 agosto 2015, recante l'approvazione di norme tecniche di prevenzione incendi, ai sensi dell'articolo 15 del decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139”, costringerà anche i tecnici più resistenti al cambiamento a confrontarsi con le norme tecniche prestazionali, dall’altro, tale obbligo ha spinto il normatore a rivedere radicalmente il Codice di prevenzione incendi per renderlo concretamente applicabile a tutte le attività per le quali lo stesso diventerà cogente.

In attesa della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del nuovo testo, ipotizzabile per ottobre, appena in tempo per imboccare il binario unico, si può allora parlare di Codice 2.0.

Chiunque si sia cimentato con il D.M. 03/08/2015 si è infatti reso conto delle relative difficoltà di applicazione in ordine, ad esempio, all’attribuzione del profilo di rischio Rvita in talune situazioni, alla realizzazione del compartimento multipiano, al concetto di corridoio cieco, alla larghezza minima ammessa per le vie di esodo verticali (1200 mm), all’ammissibilità, ai fini dell’esodo, delle sole rampe aventi pendenza <8%, ai requisiti richiesti per le facciate degli edifici, alla tenuta ai fumi freddi prevista per le porte poste lungo i percorsi di esodo protetti, alla reazione al fuoco di impianti elettrici e canalizzazioni... Difficoltà acuite nei tentativi di applicare il Codice integrato dalle Regole Tecniche Verticali, in particolare nel caso di attività esistenti, in quanto ci si doveva anche scontrare con l’esigenza di dover garantire lo stesso livello di sicurezza rispetto alle nuove realizzazioni (il Codice non concede sconti al “vecchio”).

L’idea di elaborare uno strumento normativo unico che racchiudesse in maniera organica tutta la normativa di prevenzione incendi e che si confrontasse con l’Europa e gli standard di sicurezza internazionali è estremamente potente ma piuttosto complessa e richiede frequenti riscritture in relazione agli aggiornamenti normativi, alle nuove tecnologie e prodotti, all’evoluzione della visione della sicurezza, concetto dinamico, legato alla cronaca, agli accadimenti, all’opinione pubblica, ai media e alla politica.

Non a caso il Codice 2.0 introduce i concetti di gestione della folla (crowd management) e di sovraffollamento localizzato (crowd crush), enfatizza il profilo di rischio ambientale Rambiente, e chiede esplicitamente che vengano valutati in maniera adeguata i depositi di materiali combustibili anche ubicati all’aperto, in spazio a cielo libero.

Il Codice 2.0 si pone dunque come obiettivo principale il superamento di tutte le criticità emerse e segnalate in questi quattro anni di doppio binario, e si arricchisce, nel testo, di illustrazioni ed esempi puntuali, al fine di dirimere i numerosi dubbi interpretativi, inevitabili, vista la complessità dell’opera.

Appare inoltre evidente il tentativo di omogenizzazione e guida alle soluzioni alternative, le più controverse, con l’indicazione, per ciascuna misura antincendio, delle possibili modalità progettuali accettabili e l’introduzione del concetto di sistemi e impianti a disponibilità superiore.

Il Codice 2.0, tuttavia, risulta sensibilmente più complesso rispetto al Codice 2015 (si osservino i capitoli S.4, V.1 e V.2), e necessita di una adeguata attività di formazione e aggiornamento.

Si ritiene inoltre che sia errato approcciarsi al Codice 2.0 analizzando solo le modifiche evidenziate rispetto al Codice 2015, in quanto tale metodo appare estremamente riduttivo e non in grado di garantire la padronanza del complesso strumento normativo, che va invece affrontato organicamente.

Attualmente è in corso un cambiamento epocale nella elaborazione delle norme di prevenzione incendi, ovvero il passaggio dal tradizionale metodo prescrittivo, dove gli obiettivi, la valutazione del rischio e le prescrizioni ritenute idonee alla sua compensazione sono stabilite a priori dal normatore, al metodo prestazionale in cui i requisiti che l’Opera da Costruzione deve possedere vengono definiti in termini di prestazioni i cui livelli sono individuati, fra quelli previsti, dal progettista, in base alla valutazione del rischio riferita all’attività in esame.

Il nuovo corso prevede la prossima pubblicazione delle Regole Tecniche Verticali ancora mancanti (asili nido, edifici alti, strutture sanitarie, locali di pubblico spettacolo, stazioni ferroviarie, ecc.) e la riscrittura di quelle, come la V.6 autorimesse, che avevano evidenziato particolari criticità nell’applicazione.

La transizione dai decreti prescrittivi a quelli prestazionali, che si sta concretizzando con il Codice e le Regole Tecniche Verticali ad esso collegate, non coinvolge, per il momento gli impianti di produzione di potenza termica, elettrica o meccanica, e di processo, per i quali l’approccio normativo si mantiene, al momento, ancora quello prescrittivo tradizionale.

Si profila dunque una svolta epocale che richiede una maggiore preparazione sia per i progettisti che per i Funzionari Tecnici dei Vigili del Fuoco e quindi una stagione (intesa come periodo della vita) di grande studio e applicazione.

Il Codice 2.0 e la fine del doppio binario rappresentano la linea di demarcazione fra chi ha deciso di mettersi in gioco e chi si farà vincere dall’attrito o dall’inerzia. A chi non se la sente di ritirarsi non resta che dotarsi di qualche buon libro di esempi applicativi del Codice 2.0 e cimentarsi nella progettazione prestazionale.

L’uomo saggio aspetta il momento giusto, il pazzo lo anticipa, solo lo sciocco lo lascia passare”.

A cura di Dott. Ing. Vasco Vanzini
Comando Prov.le VV.F. Bologna



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