Codice dei contratti, Regolamento unico e Sblocca Cantieri: il punto di vista di Egidio Comodo (Fondazione Inarcassa)

17/09/2019

La nascita del nuovo governo giallorosso (M5S-PD) ha già creato parecchie domande sul futuro del D.Lgs. n. 50/2016 (c.d. Codice dei contratti), soprattutto su alcune delle modifiche contenute nella Legge n. 55/2019 di conversione del Decreto-Legge n. 32/2019 (c.d. Sblocca Cantieri).

Modifiche che, nonostante una mediazione del Parlamento, hanno visto l'ex partner di Governo dei 5 stelle (la Lega) in prima linea con una riforma netta dei contenuti del decreto-legge emanato e alcune sospensioni che avevano lo scopo di rivedere concettualmente il Codice dei contratti. La versione definitiva dello Sblocca Cantieri ha, infatti, apportato 53 grosse modifiche al Codice dei contratti e tra queste la sospensione fino al 31 dicembre 2020 di 3 disposizioni chiave della riforma del 2016:

  • l'art. 37, comma 4, che fa ritornare la concezione di stazioni appaltanti “diffuse”;
  • art. 59, comma 1, quarto periodo, con la quale viene sospeso il divieto dell’appalto integrato;
  • art. 77, comma 3, con l’effetto di sospendere l’obbligo di ricorrere all’albo unico dei commissari di gara gestito dall’Autorità Nazionale Anticorruzione (la cui entrata in vigore era stata più volte sospesa dall’ANAC).

Ma la modifica certamente più interessante (e voluta da tutte le categorie) riguarda l'emanazione di un nuovo regolamento di esecuzione, attuazione e integrazione del Codice entro il 16 ottobre 2019. Regolamento unico che dovrà contenere disposizioni di esecuzione, attuazione e integrazione del Codice, le linee guida e i decreti già adottati in attuazione delle previgenti disposizioni di cui agli articoli 24, comma 2 (requisiti dei progettisti), articolo 31, comma 5 (compiti del RUP), articolo 36, comma 7 (procedure sottosoglia), articolo 89, comma 11 (elenco categorie SIOS), articolo 111, commi 1 e 2 (verifica di conformità e di collaudo), articolo 146, comma 4, articolo 147, commi 1 e 2, e articolo 150, comma 2 (qualificazione, progettazione e collaudo nel settore beni culturali).

In attesa che giungano notizie di questo nuovo regolamento, lo scorso 2 settembre si è conclusa la consultazione online, voluta dall'ex Ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, proprio sulla stesura del nuovo Regolamento di attuazione. Consultazione a cui hanno partecipato oltre 600 soggetti, i cui contributi non si sa se e come saranno presi in  considerazione dal nuovo Ministro Paola De Micheli.

Nelle more, abbiamo intervistato il Presidente di Fondazione Inarcassa, Egidio Comodo, che ci ha fornito il suo punto di vista sull'argomento.

1. Lo Sblocca Cantieri ha previsto un percorso per abbandonare la soft law e puntare esclusivamente su un regolamento unico a supporto del codice dei contratti, che dovrà essere emanato entro il 16 ottobre 2019. Pensa che il nuovo Governo, appena insediato, confermerà questo percorso?

Il percorso che porta all’adozione del Regolamento unico è tracciato dalla legge che, ad oggi, regola il Codice dei contratti pubblici. Il legislatore con lo “Sblocca Cantieri” ha, infatti, previsto che il Regolamento unico fosse adottato entro 180 giorni. Il nuovo esecutivo, a cui auguriamo un buon lavoro, non potrà che confermare questo percorso, a meno che non intenda proporre una modifica del Codice dei contratti pubblici che preveda una posticipazione dei tempi di adozione del nuovo Regolamento o addirittura una soluzione alternativa.

2. Il 3 settembre 2019 si è conclusa la consultazione pubblica del MIT sul nuovo regolamento. Sono arrivati oltre 600 contributi. Pensa saranno presi in considerazione dal nuovo Ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli?

Le consultazioni pubbliche rappresentano un meccanismo di condivisione delle scelte assolutamente valido. Rappresentano, infatti, uno strumento efficace per condividere le principali scelte e decisioni nell’ambito delle policies di riferimento tra i decisori pubblici e gli stakeholders. Occorre, dunque, avere rispetto, innanzitutto, del tempo impegnato da ciascuno dei 600 soggetti aderenti alla consultazione del MIT. Io penso che la neo Ministra ne terrà conto, perché quella consultazione, come le altre già avviate in passato, rappresenta un patrimonio importante di idee e di proposte che ha l’unico obiettivo di migliorare le condizioni dei lavoratori e delle imprese.

3. Lo Sblocca Cantieri, oltre a modificare puntualmente il Codice dei contratti, ha anche previsto la sospensione fino al 31 dicembre 2020 di alcune disposizioni che hanno costituito la colonna portante della riforma del 2016. Nella redazione del regolamento come si dovranno comportare in riferimento a queste sospensioni?

Proprio in questa sede abbiamo già affrontato la questione (n.d.r. leggi articolo). Come allora, riteniamo che le sospensioni delle norme rappresentano una soluzione solo temporanea dei problemi. In molti casi, inoltre, il criterio della sospensione non fa altro che generare confusione tra gli operatori del settore, sia dal lato dei progettisti che dal lato delle imprese. Prendiamo, ad esempio, la sospensione fino al 31 dicembre 2020 del ricorso all’appalto integrato. La Fondazione Inarcassa ha sempre evidenziato l’opportunità di separare il momento della progettazione da quello dell’esecuzione. E’ chiaro, però, che la sospensione fino al 2020 rischia di diffondere uno stato di incertezza tra gli operatori perché non si conoscono le reali intenzioni del legislatore, al quale tutti noi chiediamo burocrazia zero in un quadro normativo snello e trasparente.

4. Una risposta secca: il Codice dei contratti va completato e modificato o deve essere riformato con un nuovo decreto legislativo?

Il lungo processo di riforma della normativa in materia di Codice degli appalti è iniziato nel lontano 1994. Da allora, si sono susseguite diverse iniziative, parlamentari e di governo, di modifica del Codice. Le intenzioni e gli obiettivi di base sono sempre stati ottimi: trasparenza e rapidità delle decisioni per riavviare il settore dei lavori pubblici e dell’edilizia, centrali nell’economia del nostro Paese. I risultati, purtroppo, in molti casi, sono stati disattesi. Nel contesto normativo vigente senza dubbio c’è molto di buono. Basti pensare all’obbligatorietà per le stazioni appaltanti di utilizzare il decreto parametri. Ciò è una ulteriore conferma che la strada intrapresa, ormai da lungo tempo, da Fondazione Inarcassa per una legge nazionale sull’equo compenso – chiara ed inequivocabile - è senz’altro quella giusta. Giudichiamo positivi anche gli indirizzi dell’Anac, soprattutto nel lavoro svolto nella lotta alla corruzione e per la legalità, e approfittiamo di questo spazio per volgere un sentito ringraziamento al dott. Cantone per l’impegno profuso in questi anni alla guida dell’Autorità. Allo stesso tempo, però, è inaccettabile che i tempi di aggiudicazione delle gare siano talmente lunghi da generare uno stato di incertezza tra i nostri colleghi che si ritrovano a dover combattere contro una burocrazia ormai soffocante.

5. Parliamo di importo da porre a base di gara per i servizi di architettura e ingegneria. Nonostante l'art. 24, comma 8 del Codice preveda l'obbligo per le stazioni appaltanti di utilizzare il decreto parametri e benché l'art. 19-quaterdecies del D.L. n. 148/2017, convertito dalla legge 4 dicembre 2017, n. 172, abbia introdotto il principio dell’equo compenso, sono sempre più frequenti bandi che prevedono incarichi di consulenza a titolo gratuito. Come si può risolvere in modo definitivo questo problema?

È un problema che conosciamo molto bene. Sin dalla sua costituzione, la Fondazione Inarcassa porta avanti un servizio gratuito di segnalazione dei bandi irregolari. Molti nostri colleghi si imbattono ancora oggi in bandi di gara per l’affidamento di servizi di architettura e ingegneria a titolo gratuito. Ci segnalano i bandi irregolari e noi agiamo, in totale anonimato, per difendere gli interessi legittimi e i diritti collettivi degli architetti e ingegneri liberi professionisti. È un problema per la cui soluzione occorre un forte impegno da parte di tutti, istituzioni e stakeholders. I liberi professionisti, al pari dei lavoratori dipendenti, devono poter godere dei diritti fondamentali sanciti nella nostra Carta costituzionale. L’art. 36 della Costituzione è patrimonio di tutti i lavoratori italiani quando afferma il diritto “ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa”.

Ringrazio il Presidente Comodo per il prezioso contributo e lascio come sempre a voi ogni commento.

A cura di Ing. Gianluca Oreto



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