Dopo l'emanazione del
Codice Unico dei Contratti di cui al
D.Lgs. n. 163/2006 ci si attendeva che le Autonomie, regioni a
statuto ordinario o autonomo, si attivassero per il recepimento
della norma statale.
La realtà, invece, risulta ben diversa da quanto pensato: si è
registrata, infatti,
una progressiva fuga dalla norma che ha
riunito in uno le norme sui contratti pubblici di lavori, servizi e
forniture e le
Regioni dopo aver avviato ricorsi alla
Corte costituzionale, ora
si accingono a scavalcare lo Stato
attraverso la l'emanazione di specifiche normative
regionali.
Lo Stato, però, non rimane immobile di fronte a questi
comportamenti e giudicando le
norme emanate invasive sulla sfera
della competenza statale, le impugna alla
Corte
Costituzionale.
E' il caso della
Legge regionale del Veneto (L.R. n.
17/2007) e di quella della
Toscana (L.R. n. 38/2007) che in
numerosi capitoli (dalla disciplina del subappalto a quella delle
offerte anomale, dalla trattativa privata alla responsabilità in
solito tra appaltatore e subappaltatore) si contrappongono proprio
alla legge statale.
E' proprio una
guerra, quindi, quella che si è avviata
tra lo Stato e le Regioni e chi ne assorbe gli effetti sono
proprio le stazioni appaltanti obbligate all'uso della nuova norma
e operatori costretti alla convivenza di norme tra di loro
contrastanti.
Ad esempio, nella
gestione delle gare sotto soglia europea
secondo lo stato è facoltà la previsione dell'esclusione delle
offerte anomale e secondo le regioni questa diventa un'effettiva
esclusione, un obbligo (si veda la Legge regione Campania n.
3/2007) o addirittura un divieto (si veda la Legge regione Veneto
n. 17/2007).
Un altro esempio altrettanto ricorrente è quello relativo alla
trattativa privata: se si desidera libertà nell'affidamento
diretto basta “migrare” in Sardegna; viceversa, dallo scorso primo
agosto il Ministro Di Pietro con il decreto correttivo al Codice ha
ridotto l'accesso eliminando diverse possibilità nello stesso.
Proprio la regione Sardegna, considerata la sua configurazione di
Regione autonoma, ha emanato una legge regionale che si sovrappone
in molte parti a quella statale e
senza lo stop del governo il
rischio è che in tale situazione di caos regnerà una disomogeneità
tra le diverse regioni che creerà numerosi problemi sul piano
costituzionale.
Parallelamente all'emanazione delle leggi regionali, poi, c'è da
non sottovalutare i vari interventi settoriali che determinano
sempre e di più la necessità di una rivisitazione organica della
materia normativa poiché così continuando la situazione si renderà
sempre più grave.
E se si attenderà oltre anche Piemonte, Liguria e Calabria
emaneranno una “propria” legge sugli appalti. Non sono solo
ipotesi: ad esempio nel
Piemonte si è varata la
stazione
unica appaltante con potere di gestione degli espropri, in
Liguria si è posto un
filtro ai bandi per sanare
errori prima della chiusura ed in
Sicilia ancora una
volta si è
rivisitato il criterio dell'individuazione delle
offerte anomale.
Purtroppo, ad oggi l'unica certezza è l'attesa: ad
ottobre
si avrà, infatti, una
sentenza della corte costituzionale
che cercherà mettere un poco di ordine in questo caos
normativo.
© Riproduzione riservata