Il ricordo della tela di Penelope e del suo continuo cucire diurno
e scucire notturno è vivo nella memoria di tutti noi e sembra
impossibile che questo racconto potesse essere riproposto in tema
di
riforma delle professioni.
Invece è proprio così:
la riforma delle professioni sembra in
una fase di stallo ed il tanto atteso
testo unico che
possa fare da base per la discussione tra le parti ancora non vede
la luce.
All’inizio di questa settimana si è riunito il Comitato ristretto
nato dalle commissioni giustizia ed attività produttive della
Camera ed è stato dato mandato ufficiale ai relatori
Pierluigi
Mantini e
Giuseppe Chicchi, di presentare un nuovo testo
unico che riunisse una serie di emendamenti al ddl del governo.
Fino a qui fila tutto liscio come l’olio: peccato che è già da
diverso tempo che si conosce questo compito dei parlamentari, con
l’impressione, quindi, che si voglia correre un gran premio di
formula 1 con il freno a mano tirato.
E’ vero che la carne al fuoco non manca: dalla questione della
riduzione degli ordini, alle deleghe, ma siamo convinti che il
testo di base sia già in una fase avanzata di bozza in quanto entro
le prossime due settimane dovrebbe essere ufficialmente presentato.
Ma allora perché tutto procede così lentamente? La riunione si è
svolta con la massima serenità ed ha avuto un iter molto rapido, ma
è probabile che ancora non si abbia chiarezza su alcuni punti quali
incentivi per i giovani, con agevolazioni fiscali per le assunzioni
al di sotto i 35 anni ed un tirocinio flessibile che venga ridotto
temporalmente.
Il governo è al lavoro e l’opposizione chiede una marcia in più per
portare a termine il tanto atteso testo unico, che possa fare da
pilastro portante nella riforma.
Secondo
Maria Grazia Siliquini, responsabile del
dipartimento delle professioni di An, "concluse le audizioni è
indispensabile e opportuno che i relatori, a seguito della loro
relazione sui principi esposti solo oralmente, prendano atto delle
singole posizioni politiche prima di elaborare il testo da
presentare in commissione”.
E’ assolutamente fondamentale, quindi, mettere nero su bianco i
pilastri portanti del provvedimento, senza il quale è difficile il
confronto e con il quale sarà possibile “far conoscere con
precisione i punti fermi che si intende porre come inderogabili
nell’affrontare la riforma delle professioni”.
Gianfranco Laurini di Forza Italia, già autore di una
proposta di legge che dovrebbe entrare a far parte del testo unico,
afferma che “il governo in tema di riforma delle professioni ha
fatto diverse aperture, ma bisogna verificarle: perché ogni
categoria ha le sue specificità che vanno rispettate. Allora prima
vediamo un testo, prima cominciamo a lavorare concretamente”.
Che la riforma sia assolutamente necessaria è convinzione di tutti,
quindi, ma è certo che senza un atto scritto concreto, il cammino a
seguire diventa estremamente difficile.
Contemporaneamente a questo “avanti ed indietro” c’è la posizione
dei professionisti. Proprio qualche giorno fa, in sede del
Congresso Nazionale degli Ingegneri, tenutosi ad Agrigento,
Pierluigi Mantini aveva stimolato i partecipanti verso uno
stop nella raccolta delle firme per il testo di legge di iniziativa
popolare e se da un lato questo appello poteva avere avuto presa
nelle coscienza, dall’altro viene ribadito che la politica non può
decidere in tal senso e 19mila adesioni solo nel nord italia non
possono e non devono passare inosservate.
Lo sconforto inizia a prendere il sopravvento: fino a quando le
categorie professionali rimarranno in attesa che dai palazzi della
politica si decida sul loro futuro?
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