Ci siamo quasi: Mantini e Chicchi nel corso della riunione del
comitato ristretto dello scorso 26/09 hanno illustrato la sintesi
dei principi del testo base della riforma delle professioni e,
quindi, è iniziato il conto alla rovescia della “settimana delle
osservazioni” successivamente alla quale occorrerà procedere alla
trasformazione in articoli per un disegno di legge quadro valido
per tutte le professioni.
Il testo proposto, seppur nella sua provvisorietà, fissa i suoi
pilastri: poche deleghe, equo compenso per i praticanti, minimi
inderogabili per le opere pubbliche, riconoscimento delle
associazioni e conseguente iscrizione alla cassa di previdenza
privata per i professionisti non iscritti ad albo, snellimento
degli ordini. Questi i principi di base sui quali si fonda la
riflessione di Mantini e Chicchi e per i quali l’opposizione
minaccia battaglia. Secondo Maria Grazia Aquilini di An, infatti,
“le deleghe devono scomparire e non essere ridotte, dobbiamo
parlare solo di legge quadro e metterci a discutere delle sfumature
della riforma. Dato che la sintesi è fumosa, ambigua e si presta a
mille interpretazioni”.
Per contro, invece, proprio Mantini e Chicchi ritengono che lo
spirito che li ha mossi nella determinazione di questo testo di
base sia stato quello di cercare di rendere il mondo delle
professioni più competitivo, più aperto alla libera concorrenza e
con principi di modernizzazione e qualità.
Piuttosto che schierarsi con una od un’altra posizione, riteniamo
che sia importante lasciare al libero pensiero di ognuno il
giudizio in questione, limitandosi così a vagliare nel dettaglio i
vari punti in argomento.
L’ottimismo è d’obbligo in questi casi: sia le audizioni che i
convegni di questi mesi, infatti, mostravano una certa negatività
di giudizio nei confronti di ciò che si sta portando avanti. Oggi,
invece, si guarda oltre e dall’iniziale scetticismo si fa avanti la
certezza in tutti che è tempo di pensare seriamente a questa
riforma, anche perché fortemente raccomandata dalla Ue.
Ma quali sono i principi sui quali lavorano Mantini e Chicchi?
Vediamo nel dettaglio i 14 punti posti a base di questo testo
unificato.
1. Lo strumento. Occorre portare avanti il disegno di legge
“correggendolo” con una serie di emendamenti atti a ridurre il
sistema delle deleghe ed a determinare un testo valido per tutte le
professioni con la certezza, poi, che occorrerà attendere
successivi regolamenti per la specificità di ogni singola categoria
professionale.
2. Ordini professionali. In un’ottica di riduzione del
numero degli Ordini occorre inserire il principio per il quale non
si creano nuovi ordini se non in presenza di diritti costituzionali
o riserve e per la situazione odierna occorre prevedere
l'unificazione dei singoli ordini afferenti a categorie simili. Si
pensi, ad esempio, ai geometri, ai periti industriali ed agrari che
dovrebbero confluire in un unico ordine dei tecnici laureati.
3. Attività riservate. Piuttosto che ridurre le riserve
occorre ampliare i soggetti ammessi ad attività riservate in
presenza di determinati requisiti.
4. Regioni. Occorre impedire una regionalizzazione dei
profili professionali e, contemporaneamente occorre trasformare il
principio di intesa fra stato e regioni in parere obbligatorio ma
non vincolante. Occorre, comunque, favorire la formazione
permanente per coinvolgere il mondo professionale nello sviluppo
economico.
5. Formazione. Occorre lasciare agli Ordini questo compito,
seppur in regime di libertà piuttosto che di monopolio, attraverso
specifiche convenzioni con università o enti accreditati e con
l’inserimento dei crediti formativi che possano in qualche modo
determinare un livello di accesso alla formazione
specialistica.
6. Esami di stato. E’ impossibile prevedere un’iscrizione ad
un albo professionale senza il superamento di un esame di stato nel
quale, però, occorre aggiustare il tiro: piuttosto che esame
generale, occorre che sia specialistico con una verifica diretta
sul tirocinio effettuato.
7. Giovani. Nel tentare di favorire l’accesso al mondo del
lavoro per i giovani, si pensa al limite temporale per il
tirocinio, unitamente ad un sistema di sgravio fiscale nel primo
triennio di attività. Resta, comunque, da stabilire l’equo compenso
per i praticanti.
8. Tariffe. Viene dati un OK ai minimi tariffari per le
attività di progettazione delle opere pubbliche, con il sistema di
riconoscimento della qualità professionale.
9. Pubblicità. Occorre prevedere una esclusione assoluta per
la pubblicità negativa e mantenere la formula del “consenso”
dell’ordine professionale per evitare situazioni ingannevoli e
scorrette.
10. Società. Trattandosi di una materia ampiamente
delegificata, si propone il rinvio ad una delega oppure ad un
regolamento che gestisca il sistema delle società professionali e
dei soci di puro capitale per i quali ancora non si è definito
nulla.
11. Ordini e cariche direttive. E’ opportuno fissare un
limite di mandato che, comunque, entri in vigore solo dopo l’ultimo
mandato in corso.
12. Associazioni. Come già evidenziato dal ministro
Mastella, al fine di evitare il proliferarsi di associazioni di
categorie “minime”, occorre fissare un tetto sociale al primo
livello universitario o alla scuola superiore, con un periodo di
osservazione per particolari categorie non afferenti a questi
requisiti ma altrettanto valide (si veda, ad esempio, la categoria
degli informatici).
13. Casse di previdenza. Nel cercare di evitare la “fuga”
dalle casse di previdenza in favore di associazioni, occorre
vincolare il riconoscimento delle associazioni all’adesione ad una
cassa previdenziale privata corrispondente alla categoria
professionale.
14. Deroghe. E’ necessario prevedere un sistema di deroghe
per particolari categorie professionali che esercitano funzioni di
rilievo costituzionale.
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