Il Dpcm del 14 giugno 2007 in tema di catasto prevede, oltre al
decentramento delle funzioni catastali ai Comuni e alla creazione
di un’anagrafe per gli immobili, che dal 3 ottobre gli stessi
Comuni comunichino all’Agenzia del Territorio le funzioni catastali
che decideranno di assumere.
In quest’ottica la speranza è quella di ridurre i margini di
elusione ed evasione in campo immobiliare: i Comuni, infatti,
conoscono tutta la storia di un immobile in quanto la nascita, le
trasformazioni, le demolizioni, l’uso etc, passano attraverso
alcuni procedimenti amministrativi che devono essere ricondotti al
Comune stesso.
Tutte queste informazioni, infatti, vengono raccolte dagli
sportelli comunali ma, ad oggi, ancora non messe in relazione tra
di loro creando, di fatto, un buco nella storia complessiva
dell’immobile: solo dopo parecchi anni dalle diverse richieste,
infatti, chi materialmente ha effettuato l’intervento, provvede a
fornire i dati che necessitano per l’aggiornamento della banca dati
del Catasto.
Volendo semplificare di molto la questione, la soluzione sarebbe la
messa in comunicazione dei processi di raccolta dei dati (il
procedimento amministrativo comunale che approva le trasformazioni
degli immobili con quello catastale che ne registra la consistenza)
in modo da rendere più semplice il controllo delle evasioni cosa
che, nella realtà, è abbastanza complessa.
Come si affermava precedentemente, il Comune conosce,
potenzialmente, pure il reale uso, e soprattutto quello legale, di
un immobile, potendo usufruire delle informazioni che derivano sia
dall’anagrafe dei cittadini che dalle attività commerciali e
produttive di un Comune.
Dato che le detrazioni per la prima casa, sia di proprietà che in
affitto, diventano sempre più consistenti, sarebbe auspicabile,
soprattutto per garantire i cittadini sulla corretta applicazione
delle detrazioni, sia per semplificare i controlli
dell’amministrazione, che questi dati si potessero unificare.
Basti pensare, ad esempio, agli immobili situati nei centri storici
delle nostre città che, sempre più, stanno diventando sede di
aziende di servizi, negozi, studi professionali: il legame tra
l’uso legale e la posizione catastale può essere garantita solo
dall’identificazione certa dell’immobile al momento in cui viene
effettuata la comunicazione di inizio attività al Comune.
Ad oggi i Comuni avrebbero potuto costruire un registro degli
immobili su cui far confluire tutte le informazioni reperite
attraverso i procedimenti amministrativi. Nella realtà questo non è
mai stato fatto per le difficoltà che si sono incontrate per
l’accesso alla banca dati catastale.
Con la nuova normativa, quindi, e con il conseguente decentramento
delle funzioni ai Comuni, i sindaci potranno decidere quali e
quante funzioni catastali assumere, cosa che consentirà la messa a
regime di un registro, si auspica del tutto simile a quello
anagrafico, soprattutto in fatto di valore probatorio per tutti gli
organi dello Stato, e che abbia degli effetti positivi sia in fatto
di Ici che di fiscalità immobiliare (affitti, imposte etc).
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