In Italia ci sono circa 3000 negozi storici: sono negozi o botteghe
artigiane che posseggono il valore aggiunto della storia e della
tradizione e che, fondati da diversi decenni, vengono portati
avanti dai fondatori o dagli eredi con particolare dedizione.
Per citare degli esempi: il ristorante del Cambio a Torino con
oltre due secoli di vita, il laboratorio della famiglia Fiumi (oggi
Grimoldi) a Milano fondata nel 1867.
Il censimento di tali negozi storici è stato gestito direttamente
dalle Regioni con apposite leggi, delibere e piani di sviluppo. A
luglio scorso, poi, su proposta dei deputati Antonio Rugghia,
Giacomo Stucchi e Antonio Mazocchi è stato approvato alla Camera un
disegno di legge per la valorizzazione degli antichi mestieri:
questo per rendere univoca la definizione di "bottega storica"
poiché ad oggi ogni regione ed ancor di più ogni comune ha la sua.
Solo in Lombardia, ad esempio, esistono tre tipologie di negozio
storico: regionale, locale e di storica attività, per non tenere in
considerazione altre regioni come il Veneto, la Liguria, il Lazio
ed il Friuli Venezia Giulia nelle quali l'attività viene
considerata come storica se possiede tra i 40 ed i 70 anni.
Il disegno di legge, inoltre, mette sotto la tutela dell'articolo
117 della Costituzione i negozi storici quali beni culturali ed
introduce presso il ministero dello Sviluppo economico un fondo
nazionale dotato di 40 milioni di euro per gli anni 2007, 2008 e
2009 e tale fondo, se il disegno di legge dovesse trasformarsi in
legge, verrebbe ripartito tra le regioni che a loro volta lo
girerebbero ai comuni.
Una quota di tale fondo, poi, potrà essere utilizzato sia per
l'affitto che per il restauro dell'immobile.
Dal 1976, infine, è stata costituita un'associazione locali storici
di Italia che ha lo scopo di divulgare i negozi storici. Secondo il
direttore di questa associazione, Claudio Guagnini, i soci devono
avere un'attività che conservi l'atmosfera del tempo, oltre che gli
arredi ed i cimeli, deve possedere almeno 80 anni, seppur non
continuativi. Ad oggi tale associazione ha in attivo 222 soci e
l'ammissione alla stessa è pari al 10% delle richieste effettuate:
ciò significa, quindi, che solo 1 su 10 entra a far parte di questa
"comunità".
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