Al ministro delle infrastrutture Antonio Di Pietro, intervenuto a
Palermo al convegno organizzato da Confcommercio "Legalità e
sicurezza. Insieme per liberare le imprese dalla criminalità" di
giovedì 18 ottobre a Villa Igea, www.lavoriPubblici.it ha posto
alcune domande riguardo autonomia, lavori pubblici e
criminalità.
Signor Ministro molto spesso, i posti chiave per il governo
degli appalti, dei lavori pubblici e dell’urbanistica, vengono
assegnati a rappresentanti di piccoli partiti che spesso
rispecchiano il pensiero di una sola stretta minoranza di elettori.
Intendete intervenire in tal proposito?
Non conosco nello specifico i lavori parlamentari siciliani e non
posso esprimermi su di essi. Posso solo dire che nel referendum che
stiamo preparando riguardo il nuovo sistema elettorale, stiamo
chiedendo la riduzione del numero dei partiti in modo da avere una
maggiore governabilità e una maggiore rappresentatività del
sistema.
Gli Ordini professionali accusano da tempo il federalismo
regionale di generare Codici sugli appalti e norme in materia di
appalti e lavori pubblici regionali spesso in contrasto fra di loro
e con quelle nazionali. Cosa si può fare?
Come Ministro delle Infrastrutture ritengo che ci sia necessità di
una codificazione unitaria del codice degli appalti e del
regolamento della funzionalità del Codice degli appalti fra tutte
le regioni.
Su questa linea, come ministero delle infrastrutture, abbiamo già
provveduto a emanare il Codice degli appalti, predefinito dalla
precedente legislatura ed emanato, anche, il regolamento di
attuazione.
E mi dispiace constatare come in tutta Italia, in tutte le regioni,
stiano nascendo codici e regolamenti di tipo regionale, spesso in
contraddizione con quello nazionale e anche tra le varie regioni.
Un fatto che mette in grande difficoltà il sistema delle imprese
che non sa più quali leggi applicare e in quale regione si ritrova.
Penso che il principio del federalismo, come causa della
proliferazione di codici diversi, debba oggi essere rivisto non
tanto per limitare il processo di federalismo ma per renderlo più
funzionale.
Da ex magistrato, su quale fronte va oggi combattuta la
criminalità nelle imprese?
C’è un terzo livello di illegalità che oggi chiamiamo “zona
grigia”. Si tratta di una borghesia mafiosa, composta da gruppi che
pur non facenti parte integrante dell’organizzazione mafiosa si fa
“bene strumentale” essa stessa, stabilendo un nuovo tipo di
rapporto di contiguità con la criminalità. Una forma evolutiva
della mafia che è passata dalla lupara e la coppola a nuove forme
di convivenza e neutralità indifferente”.
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