Lo scorso 23 ottobre la
Corte costituzionale ha iniziato ad
esaminare i
ricorsi presentati da alcune Regioni contro il
Decreto Legislativo 12 aprile 2006, n. 163 recante “Codice dei
contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in
attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE”.
In tutti i ricorsi, affidati al giudice relatore
Alfonso
Quaranta, le regioni
Toscana (ric. 84/2006),
Veneto (ric. 85/2006),
Provincia autonoma di Trento
(ric. 86/2006),
Piemonte (ric. 88/2006),
Lazio (ric.
89/2006),
Abruzzo (ric. 90/2006), ricorrono contro il
Presidente del Consiglio dei Ministri lamentando come il decreto
legislativo n. 163/2006 sia andato ben oltre i limiti di competenza
statale riconosciuti dal nuovo
articolo 117 della
Costituzione e con i ricorsi citati
hanno impugnato
l’articolo 4 del decreto legislativo stesso dove, al comma 3 è
precisato che “Le Regioni, nel rispetto dell'articolo 117, comma
secondo, della Costituzione, non possono prevedere una disciplina
diversa da quella del presente codice in relazione: alla
qualificazione e selezione dei concorrenti; alle procedure di
affidamento, esclusi i profili di organizzazione amministrativa; ai
criteri di aggiudicazione; al subappalto; ai poteri di vigilanza
sul mercato degli appalti affidati all'Autorità per la vigilanza
sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture; alle
attività di progettazione e ai piani di sicurezza; alla
stipulazione e all'esecuzione dei contratti, ivi compresi direzione
dell'esecuzione, direzione dei lavori, contabilità e collaudo, ad
eccezione dei profili di organizzazione e contabilità
amministrative; al contenzioso. Resta ferma la competenza esclusiva
dello Stato a disciplinare i contratti relativi alla tutela dei
beni culturali, i contratti nel settore della difesa, i contratti
segretati o che esigono particolari misure di sicurezza relativi a
lavori, servizi, forniture.”.
Ma la lista delle norme censurate dalle Regioni non si ferma
all’articolo 4 del codice ma vengono censurate o per eccesso di
delega o perché troppo invasive e dettagliate circa 40 disposizioni
e tra queste anche le norme sulle verifiche dell’anomalia e sui
requisiti di qualificazione.
Alle ragioni esposte dagli avvocati difensori delle Regioni si
contrappone il giudizio dell’Avvocato dello Stato
Danilo Del
Gaizo con la precisazione che “La tutela della concorrenza
richiede un’uniformità di trattamento”.
Il deposito della sentenza è atteso nella seconda quindicina del
mese di novembre.
© Riproduzione riservata