Mentre è stata rinviata la seduta delle
Commissioni riunite
Giustizia e Attività produttive previste per oggi alla Camera
dei deputati che avrebbe dovuto proseguire l’esame del
progetto
di legge sulle professioni, il
Consiglio direttivo del
CUP (Comitato unitario delle Professioni, venerdì scorso ha
redatto un documento unitario che ha raccolto le osservazioni delle
singole categorie professionali; al documento del CUP hanno
risposto i due relatori di maggioranza
Pierluigi Mantini e
Giuseppe Chicchi che avevano predisposto l’ultima versione
del disegno di legge.
“Valutiamo positivamente il documento del Cup”, ha commentato
infatti Chicchi “perché le osservazioni degli ordini rimangono
comunque all'interno dell'impianto legislativo che abbiamo
prodotto. Sembra, quindi, che il clima di lavoro possa diventare
positivo, perché sia il governo sia il Cup hanno proposto modifiche
che non stravolgono il nostro testo”. Chicchi ha anche precisato
che delle modifiche richieste dal CUP si parlerà alla Camera per
procedere alla definizione dei termini per gli emendamenti.
Diversi i nodi da chiarire, secondo il CUP guidato dall'architetto
Raffaele Sirica, e in particolar modo la definizione di
professione di cui all'articolo 1, comma 3, “va integrata con la
previsione dell'obbligatorio conseguimento di un titolo formativo
di livello universitario avente valore legale nel nostro
ordinamento”. Questo perché, a parere del CUP, i requisiti previsti
da Chicchi e Mantini accorperebbero nella definizione di
professione qualsiasi attività non manuale.
Ma anche tra i giovani architetti iscritti alla sezione B dei
rispettivi albi, il progetto di riforma delle professioni
Mantini-Chicci ha sollevato un forte disappunto.
I consiglieri dei due ordini, ovvero,
Antonio Picardi per i
giovani ingegneri e
Marco Belloni per i giovani architetti,
spiegano che nell’art. 5 si prevede la costituzione di un
nuovo
ordine nel quale troveranno posto i possessori di laurea triennale
di matrice tecnica e gli attuali iscritti agli albi dei periti
industriali, dei periti agrari e dei geometri.
La conseguenza ovvia a questa possibilità è la contestazione della
norma che andrebbe a svilire i titoli conseguiti nelle
università, declassando, di fatto, il titolo accademico di
primo livello che, in questo modo, verrebbe paragonato ai diplomi
di scuola superiore. Nel comunicato diramato dai due consiglieri si
specifica, inoltre, che questo
provvedimento, oltre ad
essere
illegittimo ed incostituzionale, rappresenterebbe una
grave ingiustizia per tutti quei giovani e le rispettive famiglie
che, con sacrificio, hanno conseguito il titolo accademico.
I giovani ingegneri, inoltre, attraverso il coordinatore nazionale
Marco Ghionna, hanno richiesto, alla Cni ed alla Cassa, un
impegno maggiore per consentire un accesso meno ostico alla
professione. Nello specifico si sono richieste operazioni di
modifica all’accesso delle professioni, la costituzione di un
tirocinio retribuito e utile ai neo-laureati, un reale impulso per
quelle norme che consentono la partecipazione legittima e premiante
per il giovane ingegnere alle gare di progettazione.
Il coordinatore Ghionna ha, inoltre, chiesto al rappresentante dei
triennali del Cni (richiesta che sarà oggetto delle discussioni del
VII congresso dei giovani ingegneri previsto a Luglio a Reggio
Calabria) una separazione netta tra gli ingegneri triennali e
quelli quinquennali “sia in fatto di competenze che di
rappresentatività professionale. Le problematiche sono differenti
anche all’interno della stessa categoria, bisogna trovare il
coraggio di separare gli studi e le proposte per non ingenerare
confusioni di sorta.” .
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