Martedì scorso
11 dicembre le Commissioni riunite
II
(Giustizia) e
X (Attività produttive, commercio e
turismo) della Camera dei deputati hanno ripreso l’esame del
disegno di legge sulla “
Riforma delle professioni”
interrotto il 7 novembre.
Dopo quasi due mesi dalla presentazione della propria proposta, i
due relatori della Maggioranza
Pieruligi Mantini e
Giuseppe Chicchi, per recepire le istanze e le critiche dei
rappresentanti di categoria e del Governo stesso, hanno depositato
alcune correzioni al testo.
Queste ultime modifiche hanno suscitato le contestazione
dell’opposizione e
Maria Grazia Siliquini, ha
preliminarmente dichiarato di avere preso visione da pochi istanti
della nuova versione del testo dei relatori Mantini e Chicchi
ritenendo che non sia possibile procedere in modo serio poiché le
proposte della maggioranza variano continuamente.
L’esponente di Alleanza nazionale ripercorrendo l'iter dei
provvedimenti all'esame ha ricordato che:
- si è partiti dal disegno di legge Mastella (che, nella versione
consegnata al Parlamento era già stato variato rispetto a versioni
diffuse precedentemente dal Governo);
- successivamente in Commissione si è proceduto ad un ciclo di
audizioni che hanno chiarito gli innumerevoli problemi esistenti in
relazione al testo governativo;
- quindi i due relatori, in un momento inoltre piuttosto
particolare poiché contemporaneamente il Governo era stato
sfiduciato al Senato, hanno consegnato un nuovo testo, che ha
ricevuto in breve termine una vera e propria bocciatura dal Governo
(nella persona del sottosegretario Scotti).
Attualmente, ha precisato, quindi, la Siliquini, non è chiaro se si
discuta sul testo Mastella, ovvero su quello dei relatori, che
hanno inoltre presentato una nuova versione diversa da quella
originaria e ritiene che la maggioranza si debba coordinare e
convergere su un unico testo da portare in discussione; sarebbe
opportuno, inoltre, che il necessario dibattito si svolga in seno
alle Commissioni, poiché a dire il vero il dibattito si è, sempre,
svolto al di fuori delle commisioni stesse.
Alle osservazioni della Siquilini ha risposto il presidente
Pino
Pisicchio che ha effettuato alcune puntualizzazioni sui punti
sollevati dall'intervento della collega Siliquini.
Il Presidente ha ribadito che, anche di fronte ad un testo del
Governo, il Parlamento è autonomo nelle sue decisioni e nelle sue
prerogative ed è chiaro, quindi, che il testo sul quale le
Commissioni debbono dibattere è quello proposto dai due relatori
Mantini e Chicchi, testo che tenta di mettere insieme e trovare una
sintesi della varie proposte di legge, del testo del Governo, delle
osservazioni esposte nel corso delle audizioni.
Che poi tale testo si discosti, anche notevolmente, dal testo
presentato dal Governo, è del tutto naturale e ritiene che possa
anche essere un punto di merito del Parlamento, che per una volta
ha dimostrato pienamente la sua autonomia.
Sul documento distribuito dai relatori, occorre specificare che non
si tratta di un nuovo testo, ma di una nota esplicativa delle parti
per così dire più”sensibili” del testo sulle quali si rendono
disponibili a suggerimenti ed integrazioni. Infine, sottolinea che
le comunicazioni e le dichiarazioni rilasciate ai giornali non sono
certo impegnative rispetto al percorso che le Commissioni decidono
di intraprendere nella loro assoluta autonomia. Ritiene che oggi
sia possibile cominciare a stabilire una data per la presentazione
degli emendamenti, che sono in definitiva lo strumento più idoneo
per entrare nel merito delle proposte legislative.
Pierluigi Mantini, relatore per la II Commissione, ringrazia
i colleghi per gli approfonditi interventi ma si dispiace che la
nota distribuita sia stata male interpretata perché non si tratta
di un nuovo testo, ma di appunti di lavoro pensati con la finalità
di snellire e semplificare il dibattito, indicando su quali parti
del testo i relatori erano pronti ad accogliere eventuali modifiche
ed integrazioni ed anche ad “autoemendarsi”.
Giuseppe Chicchi, relatore per la X Commissione, concorda
completamente con la ricostruzione degli avvenimenti fornita dal
presidente Pisicchio e precisa che il testo proposto dai relatori
si pone come una nuova sintesi emersa a seguito del dibattito,
delle audizioni, delle varie posizioni manifestate. Il lavoro
effettuato raccoglie infatti quel dissenso di cui si è parlato
rispetto al disegno di legge del governo ed ha avuto come obiettivo
quello di assegnare il ruolo di protagonisti della riforma proprio
agli ordini professionali. Ritiene quindi a questo punto opportuno
fissare una data per la presentazione degli emendamenti e
proseguire nella definizione del testo.
All’intervento dei due relatori è seguito quello di
Luigi
Scotti, sottosegretario di stato alla giustizia, che dopo aver
ringraziato i relatori e gli altri colleghi per gli interventi
effettuati. ha ribadito alcune osservazioni già sviluppate in
precedenza a proposito dell'eccesso di delega del disegno di legge
originario, il Governo si era già dichiarato disponibile a
trasformare i principi di delega in norme di carattere generale
sulle quali eventualmente intervenire nel dettaglio con decreti
delegati e ribadisce tale disponibilità.
Su uno dei punti centrali dell'impianto del testo del governo,
quello della riduzione del numero degli ordini professionali,
ritiene che la risposta data dal testo dei relatori non sia
sufficiente. Poi, ritiene non definita sufficientemente la
differenza tra ordini ed associazioni, mentre questo criterio deve
essere definito adeguatamente per proseguire nel lavoro.
Nel testo del governo si era scelta una soluzione che consentiva da
un lato il permanere degli ordini e dall'altro la creazione di
associazioni di professioni, sulla base di requisiti ben definiti.
Questa soluzione non è risultata gradita, ma ritiene che nel testo
proposto la differenziazione di base tra ordini ed associazioni non
sia sufficiente ed è dirimente trovare un'intesa su questioni così
rilevanti.
Alle osservazioni del sottosegretario Scotti ha risposto il
relatore Mantini precisando che ai relatori sembra chiara la
distinzione fra ordini ed associazioni sul piano giuridico, logico
e politico.
La soluzione trovata può non essere condivisa ma è chiara; la
pregiudiziale che veniva posta era quella delle cosiddette attività
riservate, ma è piuttosto chiaro che non sempre dove c'è un ordine
ci sono attività riservate (esempio evidente, l'ordine dei
commercialisti). La vera distinzione quindi deve prendere in
considerazione le attività riservate e quelle non riservate: su
tutte le attività non riservate è ammissibile l'esistenza di
associazioni. Il regime, infatti, deve essere di concorrenza e
nello stesso tempo prevedere una chiara distinzione fra ordini e
associazioni, ovvero una corretta denominazione professionale.
Prima del termine della seduta è stato ritenuto opportuno prevedere
appena possibile una seduta dedicata all'approfondimento del
dibattito proponendo una seduta per la discussione sui temi
sollevati dall'intervento del governo, ed anche su altri temi di
carattere generale che si palesassero successivamente, prima di
votare il testo base ed indicare una data per la fissazione del
termine di presentazione degli emendamenti (data che ritiene
potrebbe essere il 15 gennaio).
© Riproduzione riservata