Secondo recenti statistiche l’
Italia possiede un record
molto particolare ovvero quello dell’
elevato numero di ascensori
in attività che, infatti, risultano essere
750 mila.
Emerge, inoltre, che il
mercato dell’ascensore, suddiviso in
vendita, installazione e manutenzione, si attesta in
1,6
miliardi di euro di fatturato all’anno ma è un mercato non
molto stabile e soprattutto legato allo sviluppo dell’edilizia. Ed
è per questa motivazione che le diverse aziende fanno a gara, con
prezzi al ribasso, pur di vendere ad un costruttore il loro
ascensore e ottenere, in futuro, il contratto di manutenzione.
Il 60% degli ascensori installati in Italia, infatti, è in funzione
da più di 20 anni e circa il 40% da più di 30 anni e ciò implica il
fatto che
la manutenzione rappresenta l’obiettivo della
competizione.
Il vicepresidente nazionale di Cna Installazioni impianti,
Giuseppe De Nicolò, afferma, infatti, che bisognerebbe far
sì che i
contratti di manutenzione abbiano
durata minima
di tre anni a prescindere dalla tipologia di contratto stesso
soprattutto perché, secondo la normativa vigente, ogni due anni il
proprietario dell’immobile deve far eseguire la verifica da parte
di un ente notificato.
In ipotesi contraria, nel caso, ad esempio, il proprietario decida
di cambiare impresa ogni anno, non si capirebbe più su chi deve
ricadere la responsabilità. Gli addetti ai lavori hanno quindi,
richiesto che si faccia maggiore chiarezza in merito alla messa in
sicurezza degli impianti: la norma tecnica
Uni En 81-80,
infatti, regolamenta solo gli
impianti preesistenti al dpr 95/16
del 1999, che, pertanto, rispondono a standard inferiori. La
norma, però, non è stata applicata perché, essendo stata emanata
con dm del 26/10/2005, si è generato il dubbio se il decreto
ministeriale avesse il valore di un dpr creando non pochi problemi
agli operatori in relazione agli aspetti di mercato.
La norma tecnica Uni En 81-80, infatti, dovrebbe applicarsi a circa
l’85% degli impianti installati in Italia determinando un
incremento di lavoro notevole per tutto il settore degli ascensori:
il problema sta nel fatto che la stragrande maggioranza degli
impianti non risponde all’applicazione della
direttiva
95/16/Ce e, di conseguenza, la messa in sicurezza non è stata
ancora resa obbligatoria per quegli ascensori antecedenti la
direttiva appena citata.
De Nicolò aggiunge ancora: “Al ministero dello sviluppo economico è
aperto un tavolo di confronto al quale le associazioni
imprenditoriali del settore, Assoascensori, Anacam, Confartigianato
ascensori, Cna Installazione impianti e Anica, si sono sempre
presentate congiuntamente in delegazione hanno avanzato proposte in
modo unitario. Assieme stiamo lavorando per predisporre per gli
interventi di adeguamento da effettuare sugli ascensori in funzione
prima dell’emanzione della direttiva europea, in modo da colmare
una lacuna della norma che ha evidenti riflessi sulla sicurezza
degli impianti”.
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