Il 5 gennaio scorso è entrato in vigore il “
patto per la tutela
della salute e la prevenzione nei luoghi di lavoro” al fine di
riorganizzare gli interventi previsti per l’adeguamento alle norme
vigenti e per utilizzare al meglio le risorse umane, strumentali e
finanziarie già impegnate nella tutela stessa.
Questo provvedimento è stato stilato anche in ragione del fatto che
l’accordo tra stato e regioni, sottoscritto il 1° agosto 2007, reso
esecutivo dal DPCM 17 dicembre 2007 pubblicato sulla Gazzetta
Ufficiale n. 3 del 4 gennaio 2008 prevede che le ispezioni annuali
ammontino ad almeno 250 mila e dovranno essere proporzionate, per
ciascuna regione e provincia autonoma, al numero di imprese attive
nei territori delle diverse Asl.
L’operazione consiste quindi in un riassetto delle risorse che già
vengono impegnate nella sicurezza per migliorare i risultati della
tutela dei lavoratori.
Entrando nel merito dell’accordo sottoscritto da governo, regioni e
province autonome, come prima cosa è stato deciso che la tutela
della salute dei lavoratori è di pertinenza specifica del Ssn e che
il lavoratore è il fulcro delle azioni previste dall’accordo
stesso. Queste azioni sono, comunque, pensate in relazione allo
scenario produttivo nazionale costituito per il 95% da aziende di
piccola e piccolissima dimensione, a prevalenza artigiane e
fortemente frammentate nel territorio.
Gli obiettivi, invece, dell’accordo sono molteplici: il più
importante riguarda quelli del Ssn per il consolidamento e lo
sviluppo del vigente sistema.
Un esempio di questi è il miglioramento dell’omogeneità degli
interventi di prevenzione, divisi in informazione, formazione,
assistenza e vigilanza, sia in fatto di copertura quantitativa che
di metodologia di intervento. Altri obiettivi sono quelli di
implementare la programmazione e la realizzazione delle attività di
prevenzione secondo criteri efficaci, di regolamentare, secondo
l’art. 27 del dlgs 626/1194, il coordinamento delle attività di
prevenzione e vigilanza svolto dai Comitati regionali di
coordinamento.
Il conseguimento degli obiettivi ha dei criteri e dei vincoli che
dovranno essere rispettati, che risultano essere omogenei in tutto
il territorio nazionale e che riguardano principalmente i livelli
essenziali di assistenza (Lea). Questi livelli rappresentano la
connessione che riguarda le prestazioni erogabili dalle Asl come,
ad esempio, i piani mirati di prevenzione, l’attività di tutela
nella sua accezione più generale ecc. Le regioni, invece, si
adopereranno per un’organizzazione razionale degli interventi che
dovrà consentire la copertura di almeno il 5% delle Asl oggetto di
ispezioni mentre per le regioni che sono già in linea con questo
obiettivo dovranno mantenere lo stesso livello di attività
erogata.
Altro tema importante è quello della vigilanza che necessita,
secondo l’accordo, di una uniformità di copertura sul territorio
nazionale maggiore rispetto al passato soprattutto perché oggi si
riescono a garantire solo gli standard minimi: come specificato
precedentemente, infatti, l’obiettivo minimo è il raggiungimento
delle 250 mila ispezioni annuali.
Come ultimo obiettivo l’accordo prevede la costituzione di un
sistema informativo nazionale integrato per la prevenzione nei
luoghi di lavoro con la relativa promozione della partecipazione
dei vari soggetti al fine di creare un giusto sostegno alle
imprese.
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