Il 15 ed il 16 gennaio si sono svolte alla
VIII Commissione
(Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici) della Camera dei deputati,
le
audizioni dell’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici,
dell’Ance, dell’AGI, dell’Oice e di rappresentanti di ordini
professionali; oggetto dell’audizione sono state tre proposte
di legge (C. 170 Lupi, C. 171 Lupi e C. 2822 Mariani) volte a
semplificare le procedure relative all’intervento di soggetti
privati per il finanziamento e la realizzazione di opere pubbliche,
la cosiddetta “finanza di progetto”(Project financing).
Per l’Autorità di vigilanza erano presenti il Presidente
Luigi
Giampaolino ed i consiglieri
Alessandro Botto ed
Andrea Camanzi.
Il Presidente
Giampaolino ha valutato con favore
l’iniziativa parlamentare in quanto l’attuale procedura, suddivisa
in tre fasi come previsto dagli articoli 153-155 del Codice dei
contratti (D.Lgs. n. 163/2006), non è tale da garantire una
efficace allocazione delle risorse finanziarie presenti nel mercato
privato né incentiva la presentazione delle proposte da parte dei
promotori (soggetti privati che possono presentare proposte per la
realizzazione di lavori pubblici).
Tali difficoltà sono confermate anche dai dati elaborati
dall’Autorità che documentano una flessione del ricorso allo
strumento della finanza di progetto.
L’Autorità ha, poi:
- sottolineato l’opportunità di ulteriori modifiche volte ad
anticipare il più possibile la fase di acquisizione delle
autorizzazioni, problema questo che è alla base dei ritardi nel
processo decisionale e, soprattutto di notevoli aumenti dei costi
per la realizzazione delle opere, costi che incidono sui piani
economico-finanziari;
- evidenziato la necessità di un rafforzamento dell’utilizzo
dello strumento della conferenza di servizi e della redazione di
studi di fattibilità con contenuti più soddisfacenti e
puntuali.
Il Presidente Giampaolino ha concluso il suo intervento annunciando
una iniziativa dell’Autorità volta a dare indicazioni alle
amministrazioni ed ai promotori circa la redazione di studi di
fattibilità che consentano di rendere la fase a valle delle scelte
più scorrevole.
Per l’Oice hanno partecipato il direttore generale,
Massimo
Ajello e il direttore dell’ufficio legislativo,
Andrea
Mascolini.
Dopo che il direttore Ajello ha illustrato il ruolo delle società
di ingegneria nelle operazioni di finanza di progetto e ha messo in
luce i risultati dell’andamento del mercato, che inizia a mostrare
i primi segni di difficoltà derivanti dalla soppressione del c.d.
diritto di prelazione, peraltro segnalati anche dall’Autorità per
la vigilanza sui contratti pubblici, è stato illustrato il
contenuto del documento lasciato agli atti.
In particolare il direttore Andrea Mascolini ha toccato i seguenti
temi principali:
- il rilancio del ruolo del promotore, attraverso
l’incentivazione della collaborazione con le Amministrazioni nella
fase di programmazione (si è proposto di assegnare un rimborso pari
allo 0,50% del costo dei lavori al “promotore” che ha presentato
uno studio di fattibilità, poi fatto proprio dall’amministrazione e
relativo ad un intervento affidato in concessione);
- la necessità di superare l’attuale fase procedurale per andare
verso una gara “secca” da aggiudicare con il criterio dell’offerta
economicamente più vantaggiosa; l’ulteriore necessità della
certezza dei costi di realizzazione anche con riguardo alle
eventuali correzioni del piano economico-finanziario;
- l’opportunità di anticipare alla fase di programmazione la
conferenza dei servizi, da svolgere sullo studio di fattibilità; la
necessità di mettere a disposizione delle amministrazioni
linee-guida, capitolati e schemi di contratto (attraverso l’opera
dell’Unità finanza di progetto e dell’Autorità per la vigilanza sui
contratti pubblici)m e di definire accuratamente il contenuto degli
studi di fattibilità.
Ovviamente il nodo centrale delle audizioni è stata l’abolizione
del diritto di prelazione a favore del proponente del project
financing; modifica disposta dal secondo decreto correttivo al
Codice (D.Lgs. n. 113/2007) che, in pratica, fa scemare l’interesse
degli operatori a farsi promotrici di una iniziativa di finanza di
progetto visto che nel corso della fase istruttoria (in atto con
ben tre fasi di selezione), il promotore stesso si trova a non
avere alcun vantaggio rispetto agli altri concorrenti e si trova,
quindi, dopo avere speso somme, in qualche caso considerevoli, a
diversi ricandidare ex novo come qualunque altro concorrente.
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