Cento disegni a matita di
Ernesto Basile, maggior esponente
dell’architettura siciliana del periodo compreso fra l’ultima
stagione dell’eclettismo e l’esaurirsi dell’esperienza modernista,
sono solo una parziale testimonianza degli oltre cinquant’anni di
produzione progettuale di un protagonista indiscusso
dell’architettura italiana d’età contemporanea.
La mostra ,“
La professione della qualità – Cento disegni a
matita di Ernesto Basile”, organizzata dall’
Ordine degli
Architetti PPC di Palermo in occasione del
VII Congresso
Nazionale degli Architetti e del II Congresso Nazionale degli
Architetti Paesaggisti Pianificatori e Conservatori tenutosi a
Palermo, attraverso la scelta tematica e l’ampio arco temporale,
dalla metà degli anni Settanta del XIX secolo alla fine degli anni
Venti del XX secolo, oltre all’ampio ventaglio di ambiti della
cultura del progetto e dell’espressione grafica (dall’elaborato
geometrico all’esecutivo tecnico, dal particolare architettonico
alla veduta prospettica, dagli studi dal vero agli schizzi
progettuali, dalle arti applicate alla maggiore scala
architettonica), diventa in qualche modo esaustiva per la
comprensione della portata culturale, della qualità artistica e
della complessità professionale di Basile, attestandone, ancora una
volta, il ruolo, riconosciuto dalla pubblicistica dell’epoca ma
finalmente rilanciato solo nell’ultimo quarto del secolo scorso, di
“pioniere” dell’architettura italiana del Novecento.
Dedicare inoltre, nella sede di un Ordine professionale, a questo
tema una mostra, affrontandolo attraverso una essenziale selezione
rispetto alla smisurata produzione grafica a matita di Ernesto
Basile (i cento disegni esposti costituisco infatti solo una minima
parte degli oltre tremila finora noti e conservati in differenti
sedi), diventa significativo del ruolo del disegno nell’ambito
stesso del progetto d’architettura nel passato e nel presente.
Ancor più indicativo diviene dunque l’itinerario proposto
attraverso la successione dei disegni dell’architetto siciliano,
dai suoi primi studi e schizzi, ancora studente, nel 1874, alla sua
ultima stagione progettuale, coincidente con l’inizio degli anni
Trenta del XX secolo. Mediante questo stesso percorso emerge quindi
come il disegno costituisca per l’architetto uno strumento di
controllo assoluto dell’idea e come esso coincida pure con una
precisa scelta progettuale, oltre che del metodo di
rappresentazione, ma soprattutto con una coerente meditazione
sull’architettura.
E proprio il disegno a matita, scevro dagli aggiustamenti di rito
per più “pubbliche” occasioni di visibilità degli elaborati
grafici, è forse il miglior documento sul quale fondare la più
autentica conoscenza del valore di un progettista che, attraverso
la sua opera, ha costituito una chiara e precisa testimonianza di
un periodo interamente votato ad una professione della
“qualità”.
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