Il valore aggiunto delle nuove tecnologie unito a competenza e
rigore. Risultato? Via il velo dai tetti di più di 1 milione di
dimore italiane (1.247.584), ben alloggiate nel territorio di oltre
la metà dei comuni, 4.238 per l'esattezza. Tranquilli, non si parla
di questioni religiose, piuttosto di temi strettamente, anzi,
rigidamente materiali. E' questo infatti un primo bilancio -
diffuso lo scorso gennaio - dell'operazione lanciata nei mesi
scorsi dall'agenzia del Territorio con il duplice fine, quasi
biblico per la sua complessità, di definire un censimento completo
dei fabbricati adagiati sull'intero territorio italiano e, al
medesimo tempo, provvedere all'aggiornamento della banca dati
catastale.
Anche la tecnologia in campo
Fotoidentificazione aerea e incrocio delle banche dati. E' questa
la combinazione vincente sul versante delle nuove frontiere
tecnologiche. E così mentre ampie aree del nostro Paese vengono
immortalate dagli obiettivi delle macchine fotografiche manovrate
dall'agenzia del Territorio e dall'Agea, impegnate in una efficace
collaborazione sul progetto "Oggi nessun fabbricato è invisibile",
ecco comparire il profilo di centinaia di miglia di nuovi
fabbricati, fino a ieri sconosciuti. In pratica, come già
anticipato, il metodo applicato per far luce sulle zone d'ombra del
mattone italico è quello della fotoidentificazione aerea, grazie al
quale nel mirino degli zoom si stagliano e prendono finalmente
forma concreta tutti quei fabbricati che, per diverse ragioni, non
sono stati mai regolarizzati e quindi iscritti al catasto
urbano.
L'origine dell'operazione
L'intero progetto, oggi pienamente operativo e guidato dall'agenzia
del Territorio in concorso con l'Agea, nasce dalla attuazione di
alcuni commi del Dl 262/2006, che di fatto ha stabilito di mettere
a reddito, sotto il profilo fiscale, tutti i fabbricati che
continuano a non risultare sulle mappe catastali. Obiettivo
particolare era di concentrarsi, soprattutto, su quelli ex rurali.
Ma dalle sovrapposizioni delle mappe catastali è emerso un numero
impressionante di fabbricati fino a ora non denunciati.
"Oggi nessun fabbricato è invisibile"
Al fine di supportare con iniziative di comunicazione questa
attività di controllo, è stata ideata una specifica campagna di
informazione articolata su diverse tipologie di messaggio e
veicolata attraverso vari strumenti di comunicazione. Lo scopo
della campagna informativa è far conoscere l'attività in atto per
individuare i fabbricati non dichiarati in tutto o in parte al
catasto urbano e quelli che hanno perso i requisiti di ruralità. Si
punta in particolar modo a informare i cittadini dell'attività in
corso per favorire l'adempimento spontaneo da parte dei proprietari
o titolari di diritti reali sui fabbricati che ricadono sulle
particelle presenti negli elenchi pubblicati e che rappresentano i
risultati delle verifiche.
Come mettersi in regola
A questo riguardo, se negli elenchi pubblicati risultassero
presenti gli identificativi catastali - ovvero i dati quali foglio,
numero o particella, eccetera, che si trovano negli atti d'acquisto
o nelle dichiarazioni di successione - del terreno in cui si trova
il fabbricato dell'interessato, questi ha 90 giorni di tempo, a
partire dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dell'elenco in
questione, per regolarizzare la sua situazione. In pratica, sarà
sufficiente incaricare del compito un tecnico abilitato alla
presentazione degli atti di aggiornamento catastale all'agenzia del
Territorio.
Perché mettersi in regola conviene
Registrando entro 90 giorni il proprio fabbricato, innanzitutto si
evita l'accatastamento d'ufficio da parte dell'Agenzia i cui costi
tecnici saranno eventualmente addebitati al soggetto interessato.
In secondo luogo, è anche da tenere conto dei risparmi relativi a
oneri, sanzioni e interessi sulle imposte. Insomma, mettersi in
regola conviene.
Fonte: www.fiscooggi.it
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