Dalla
Corte dei Conti un brusco stop al nuovo regolamento del
Codice di contratti.
Il provvedimento che era stato approvato in via definitiva dal
Consiglio dei Ministri del 21 dicembre 2007, che,
successivamente, era stato già firmato (in verità in tempi
abbastanza rapidi) dal Presidente della Repubblica
Giorgio
Napolitano, che aveva già la sua data (Decreto del Presidente
della Repubblica 28 gennaio 2008) e che era stato trasmesso alla
Corte dei Conti per il necessario visto di legittimità,
è
stato ritirato dal Governo per apportare alcune correzioni ed
aggiustamenti di natura formale.
Questa vicenda, che in verità ha del grottesco, fa aumentare la
preoccupazione (già alta) degli operatori del settore sia per il
fatto che alcune norme del Codice (Dialogo competitivo ed appalto
integrato) non possono essere applicate se non dopo l’entrata in
vigore del nuovo regolamento sia per essere costretti ad operare
con un regolamento già ampiamente amputato dal codice dei contratti
(D.Lgs. n. 163/2006).
Le preoccupazioni sono, anche, legate al fatto che il nuovo
regolamento
entrerà in vigore sei mesi dopo la pubblicazione
sulla Gazzetta Ufficiale e, per altro, in questa
fase
transitoria continueranno ad essere applicate tutte le norme in
atto vigenti tra le quali l’attuale regolamento (D.P.R. n.
554/1999), l’attuale capitolato generale d’appalto (D.M. n.
145/2000) ed il Regolamento sulla qualificazione delle imprese
(D.P.R. n. 34/2000).
Il Governo, quindi, ritirando il Regolamento, provvederà a
modificare quelle parti che avrebbero potuto essere censurate dalla
Corte dei Conti (ma perché non si provvedeva prima e perché sono
passati due mesi dalla firma del Presidente della Repubblica)
evitando rilievi di peso tale che non consentirebbero la
pubblicazione del provvedimento sulla Gazzetta Ufficiale.
Ma le ipotesi che possono essere, in atto, fatte sono molte e vanno
dalla peggiore che porterebbe ad una mancata registrazione del
provvedimento alla più soft che porterebbe al mancato visto su
alcuni articoli o su alcuni commi.
D’altra parte, era noto che l’ultima versione del Regolamento,
predisposta dal Ministero delle Infrastrutture dopo il parere
positivo con osservazioni (su circa 120 articoli) del
Consiglio
di Stato (parere n. 3262 del 17/09/2007), non ha tenuto conto
di tutte le osservazioni e si potrebbe verificare che il magistrato
delegato al controllo del Ministero possa chiedere ulteriori
chiarimenti spostando sempre più in là i tempi di pubblicazione del
provvedimento con la conclusione che gli operatori del settore
continuerebbero a trovarsi di fronte ad un codice che, senza il
regolamento di attuazione, risulterebbe monco.
E non può dirsi che il Consiglio di Stato abbia perso tempo ad
esprimere il citato parere visto che il provvedimento era stato
inviato al Consiglio stesso in data 19 luglio 2007 (due mesi
circa).
In atto, quello che più da fastidio è il
reiterato silenzio di
una voce ufficiale, qual è quella del Ministero delle
Infrastrutture, che non dà alcuna informazione sul proprio sito ed
attraverso i propri comunicati stampa, anche per giustificare il
tempo trascorso dalla data della firma del provvedimento da parte
del Capo dello stato (28 gennaio 2007) ad oggi (due mesi).
Ma continuiamo a sperare che le nostre preoccupazioni saranno
fugate da una rapida soluzione del problema e che il Ministero
faccia conoscere la propria voce ufficiale su un argomento che, in
questo momento, raccoglie le preoccupazioni di varie categorie di
operatori (enti pubblici, professionisti, imprese, associazioni di
categoria).
Speriamo bene.
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