La
Commissione delle comunità europee, con una nota del
30 gennaio 2008 ha, ufficialmente, aperto la
procedura
d’infrazione relativa al Codice degli appalti che tocca - con
15 rilievi principali - una pluralità di disposizioni
legislative assunte con il Codice degli appalti pubblici di cui al
D.Lgs. n. 163/2006, in recepimento delle Direttive 17 e 18.
Ai rilievi della Commissione il Governo italiano avrebbe dovuto
rispondere entro il 31 marzo scorso ma crediamo che, in atto, il
governo non abbia ancora risposto.
In particolare le censure riguardano:
- gli appalti aggiudicati a scopo di rivendita o locazione a
terzi;
- i soggetti ai quali possono essere affidati i contratti
pubblici;
- la partecipazione dei raggruppamenti temporanei di imprese e
dei consorzi;
- la verifica della capacità dei candidati;
- l’iscrizione di fornitori o prestatori di servizi in elenchi
ufficiali;
- la possibilità di avvalersi della capacità di terzi;
- il dialogo competitivo;
- l’informazione dei candidati/offerenti;
- i criteri utilizzati per l’aggiudicazione dell’appalto;
- l’attribuzione diretta di appalti pubblici in caso di
fallimento o di risoluzione del contratto;
- le disposizioni in materia di promotore;
- la realizzazione di opere di urbanizzazione a scomputo del
contributo previsto per il rilascio del permesso di costruire;
- la società pubblica di progetto;
- le concessioni relative alle infrastrutture strategiche;
- le regole applicabili alle infrastrutture strategiche nel
settore dell’energia;
La commissione ha anche rilevato una grande quantità di
omissioni o riferimenti incrociati erronei ed alcune
disposizioni non trasposte precisando che sulla base delle
considerazioni esposte, considera che le disposizioni indicate e
inserite all’interno del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163
costituiscano una
violazione delle due direttive 2004/17/CE e
2004/18/CE.
Il problema legato alla procedura d’infrazione Cee contro il codice
dei contratti è stato l’oggetto di un
convegno organizzato
dall’
Istituto grandi infrastrutture (IGI) tenutosi il
22
aprile scorso a Roma in cui alla apertura dei lavori del
Presidente dell’IGI
Giuseppe Zamberletti, hanno fatto
seguito le relazioni di
Beniamino Carovita di Torretto,
Paola A. Pillitu,
Claudio Rangone e
M. Alessandra
Sandulli. Il Presidente Zamberletti, nella sua introduzione, ha
fatto notare come la trasposizione attraverso un testo largamente
riscritto rispetto a quello delle Direttive, come è il nostro
Codice, espone a difficoltà interpretative e a rilievi da parte di
chi è chiamato alla funzione di controllo (la Commissione) e di
giudice ultimo del rispetto del diritto comunitario (la Corte di
giustizia). Da queste considerazioni nasce la preferenza, sempre
manifestata da Igi, di una trasposizione, quanto più possibile, in
forma di “recepimento fotocopia” delle direttive.
Da qui, l’interrogativo, retorico in verità dato che l’IGI da tempo
si batte per una trasposizione letterale dei testi comunitari, su
che cosa impedisca al nostro legislatore di “astenersi” dal
riscrivere, sempre e comunque, le norme delle direttive, anche
quelle già chiare e precise.
Il nuovo Governo dovrà, dunque, rispondere alla procedura
d’infrazione e dovrà modificare il testo del Codice dei contratti
in quelle parti che violano palesemente le due direttive.
In verità sino al 30 giugno 2008 (data di scadenza della delega),
si potrebbe operare con il sistema del decreto legislativo sempre
che entro tale date il nuovo decreto correttivo possa passare
indenne i vari passaggi procedurali necessari (Conferenza
Stato-Regioni, Consiglio di Stato) ma ove i tempi si dovessero
dilatare oltre il 30 giugno si dovrebbe fare ricorso alle procedure
ordinarie
Nel corso del convegno è stata distribuita una
nuova bozza di
decreto correttivo che è stato messo a punto dai tenici del
Ministero delle Infrastrutture sviluppando il testo del terzo
decreto correttivo che non è mai arrivato sul tavolo del Consiglio
dei Ministri.
La bozza di questo decreto correttivo contiene le prime indicazioni
sulle risposte che il Governo dovrebbe dare alle censure della
Commissione europea.
In particolare notiamo nella bozza stessa:
- l’eliminazione del diritto di prelazione a favore del
promotore;
- l’integrazione della norma sulla verifica dei requisiti nelle
gare in cui viene utilizzata la cosiddetta “forcella” ;
- la proposta della soppressione della norma in tema di dialogo
competitivo;
- la riscrittura delle procedure sulla finanza di progetto;
Di notevole interesse, poi, la relazione presentata da Claudio
Rangone che ha fatto un interessante raffronto con gli altri paesi
europei sulle modalità ed i tempi di recepimento delle due
direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE.
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