L'ipotesi di costruire in Italia centrali nucleari viene proposta
dal Ministro Scaiola sulla base di argomentazioni che sembrano
ignorare la realtà dei dati riguardanti questa fonte energetica.
Non è vero che il resto del mondo fa un uso massiccio di questa
fonte in quanto, secondo i dati dell'International Energy Agency
(IEA),
nel 2005 le 341 centrali nucleari esistenti nel mondo
coprivano appena il 6,2% dell'energia primaria utilizzata,
dando quindi un contributo del tutto marginale al fabbisogno
energetico mondiale. A fronte di un contributo mondiale limitato ed
ancora inferiore agli apporti energetici dell'idroelettrico,
la
ricerca per l'energia nucleare ha bruciato il 90% delle spese di
ricerca destinate alle fonti energetiche alternative ai
combustibili fossili. La stessa cifra orientata sulle fonti
rinnovabili e sull'efficienza energetica avrebbe permesso una
maggiore emancipazione dalle fonti fossili. La stessa IEA non
prevede alcuna crescita di tale contributo per i prossimi
trent'anni, anche perché
le riserve di uranio possono consentire
ancora pochi decenni di alimentazione delle centrali esistenti.
Inoltre le centrali nucleari producono solo elettricità, che
rappresenta solo il 15% degli usi finali, mentre il restante 85% è
costituito da calore per riscaldamento e processi industriali e da
carburanti per i trasporti ai quali il nucleare non può dare nessun
contributo.
Non ci sono dati per affermare, come fa il ministro, che
l'elettricità prodotta dalle centrali nucleari sia meno costosa in
quanto
nessuno è ancora in grado di valutare compiutamente costi
di smantellamento delle centrali a fine vita e la gestione finale
delle scorie, che rappresentano le fasi più onerose di questo
tipo di produzione energetica; non si può dire che una cosa costa
poco solo perché il conto salato deve ancora arrivare. Quando un
operatore sviluppa una campo eolico deve garantire il ripristino
del territorio alla scadenza della concessione, lo stesso non può
essere fatto nel caso di realizzazione di centrali nucleari dal
momento che nessuno potrebbe fornire una simile garanzia.
Non è vero che questa energia ridurrebbe la nostra dipendenza
energetica dall'estero in quanto non possediamo miniere di
uranio ed inoltre le centrali italiane si appoggerebbero alla
filiera francese per tutte le operazioni necessarie del ciclo del
combustibile, a monte ed a valle della centrale, operazioni
anch'esse molto onerose.
L'energia nucleare non fornisce la soluzione agli attuali problemi
di approvvigionamento energetico globale.
E' responsabilità dei
paesi economicamente avanzati proporre tecnologie esportabili nel
resto del mondo. Il nucleare non lo è per gli evidenti legami con
l'industria bellica e la terrificante proliferazione di scorie
radioattive nel pianeta. Nelle ultime due generazioni il mondo
occidentale è stato dilaniato da due guerre mondiali.
Le scorie
nucleari rimangono attive per oltre 500 generazioni. L'energia
nucleare è in assoluto quella che negli ultimi 60 anni ha ricevuto
le maggiori sovvenzioni pubbliche, ed ancor oggi riceve la
maggioranza degli investimenti mondiali (ed anche italiani) per
ricerca e sviluppo in campo energetico. Nonostante ciò,
in 60
anni non ha saputo risolvere il problema basilare di qualsiasi
produzione industriale: la gestione degli scarti e lo
smantellamento degli impianti. Visto poi il contributo modesto
fornito al fabbisogno energetico mondiale, possiamo ben dire che si
tratta dei numeri di un fallimento che ci dovrebbero far riflettere
attentamente prima di lanciarci in una ennesima avventura
fallimentare. Il WWF inoltre mette in evidenza che catalizzare il
dibattito sul nucleare vuol dire ignorare, ancora, le grandi sfide
che il nostro Paese ha davanti. Prepararsi al Mondo a Zero Carbonio
oggi è un'esigenza economica, di innovazione e competitività, oltre
che ambientale. Se la tanto attesa e annunciata Conferenza su
Energia e Ambiente dovesse essere solo una consultazione sul
nucleare sarebbe un ulteriore, davvero enorme fallimento.
Ripetere l'esperienza nucleare in Italia rischia di ostacolare
risorse economiche e capacità professionali dalle vere soluzioni ai
problemi energetici ed ai problemi ambientali legati ai cambiamenti
climatici. I tempi di realizzazione di una nuova filiera del
nucleare sono lunghissimi a confronto con le potenzialità di
sviluppo di tecnologie alternative. L'apporto energetico sarebbe
altrettanto irrisorio.
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