Ponte si, ponte no, ponte forse. Continua la vicenda del ponte
sullo stretto che, dopo una brusca frenata dei giorni scorsi,
sembra essersi risbloccata grazie all'intervento del nuovo Ministro
delle Infrastrutture,
Altero Matteoli, che, in una lettera
indirizzata alla società Stretto di Messina, ha rilanciato il
progetto auspicando che si realizzino in tempi brevi tutte le
condizioni affinché nel 2009 possa avviarsi la costruzione del
ponte.
Ma vediamo di fare un quadro della situazione.
Nel terzo governo di Berlusconi era stato instituito un fondo per
la realizzazione del ponte, nel successivo governo Prodi, l'ex
Ministro dell'Economia,
Tommaso Padoa Schioppa, aveva
destinato questo fondo per consentire a l'ex Ministro delle
Infrastrutture,
Antonio Di Pietro la realizzazione di
interventi di natura infrastrutturale in Calabria e in Sicilia;
furono perciò creati due capitoli di spesa denominati
rispettivamente:
Interventi per la realizzazione di opere
infrastrutturali in Sicilia e Calabria e
Interventi di
tutela dell'ambiente e difesa del suolo in Sicilia e Calabria.
In questo modo si abbandonò l'ipotesi di realizzazione del ponte a
favore di opere infrastrutturali nelle due regioni, Sicilia e
Calabria. Nel momento in cui l'ex ministro Di Pietro stava per
varare regolamenti e bandi per la realizzazione delle opere, si è
prematuramente interrotta la legislatura, mandando all'aria il
lavoro svolto nei precedenti anni e consentendo all'attuale
ministro dell'economia, di rimettere in gioco le somme destinandole
a progetti diversi.
Tra le altre cose, infatti, il primo Consiglio dei Ministri del
Berlusconi IV avvenuto a Napoli ha approvato, a decorrere dal 2008,
l'
esclusione dell'imposta comunale per l'abitazione
principale dei contribuenti (fatta eccezione per le abitazioni
principali di lusso, categoria A1, A8 e A9, per le quali continuano
comunque ad applicarsi le detrazioni vigenti) e, in via
sperimentale, la
diminuzione della tassazione del lavoro
straordinario al 10% per redditi non superiori a 30 mila
euro.
Il costo previsto per l'operazione di 4,5 miliari di euro sarà
finanziato in parte dal fondo che era stato creato per la
realizzazione dell'opera che avrebbe dovuto collegare la Sicilia
alla Calabria.
Destino sciagurato, si è pensato dunque, per il ponte che era stato
uno dei capisaldi della campagna elettorale del nuovo governatore
della Sicilia, Raffaele Lombardo. Ma la risposta politica del nuovo
Ministro delle Infrastrutture non si è fatta attendere e, con un
taglio netto rispetto al passato, ha rilanciato il progetto del
ponte, sottolineando che non esiste più alcuna relazione tra il
fondo che era stato creato dal Berlusconi III con la realizzazione
del progetto e che, comunque, tale fondo avrebbe coperto solo in
piccola parte (1,5 miliardi circa contro i 4,7 miliardi complessivi
dell'opera, 6 con le opere collegate) il costo dell'opera e che,
comunque, si sarebbero dovuti aggiornare anche tutti i costi.
In una lettera inviata al Presidente della Società Stretto di
Messina,
Pietro Ciucci, il Ministro delle Infrastrutture ha
scritto:
"Il collegamento stabile tra la Sicilia ed il
Continente è tra le infrastrutture che rivestono carattere
prioritario e la sua realizzazione ha già costituito oggetto di
affidamento al contraente generale. E' pertanto necessario porre in
essere nei tempi più brevi tutte le condizioni per la ripresa delle
attività inerenti alla costruzione del manufatto. Nell'affermare
l'impegno del Ministero concedente a fare a tal fine tutto quanto
di propria competenza, si conviene in particolare sull'esigenza di
un'immediata revisione della convenzione di concessione e del piano
economico-finanziario in essere e si invita la Società Stretto di
Messina ad avviare gli adempimenti istruttori a ciò
occorrenti".
Non si è fatta attendere la risposta del presidente della società
Stretto di Messina,
Pietro Ciucci, che ha affermato che
entro il 2009 si inizierà a mettere a punto con il contraente
generale
Impregilo il contratto definitivo, completando così
il progetto, e che nel 2010 si conta di aprire i cantieri,
presumendo che l'opera sarà finita entro il 2016.
In attesa di ripensamenti o cambi di governo, si spera almeno che
non si perdano più tempo e risorse e che qualcosa si faccia per
rilanciare l'economia del Paese, anche attraverso la realizzazione
di opere di cui l'utilità può essere più o meno utile.
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