Professione costruttore edile: tutte le critiche alla proposta di legge
FINCO interviene sulla proposta di legge per la disciplina dell’accesso all’attività imprenditoriale nel settore dell’edilizia: necessario escludere i settori non direttamente attinenti
Non è stata accolta con entusiasmo da FINCO la proposta di legge A.C. 2027 a firma degli onorevoli Simiani, Girelli, Marino, Toni Ricciardi, Romeo e Andrea Rossi, "Disposizioni per la disciplina dell’accesso all’attività imprenditoriale nel settore dell’edilizia", finalizzata a regolamentare la professione di costruttore edile.
Professione costruttore edile: FINCO critica la proposta di legge per la regolamentazione
La Federazione, pur condividendo il principio della qualificazione delle imprese edili, in una lettera del Direttore Generale Angelo Artale, ha sottolineato come sia necessario tenere conto che il settore dell’edilizia non è esaustivo dell’intero settore delle costruzioni e che l’introduzione di una regolamentazione per l’accesso all’attività di impresa potrebbe essere un inutile appesantimento burocratico per altri comparti.
Il rischio è infatti quello che si arrivi ad estensioni improprie della norma a una pluralità di soggetti specializzati che, pur operando in contesti prossimi al cantiere, non possono essere assimilati alle imprese edili tradizionali.
Da qui alcune puntuali osservazioni della Federazione sottolineando come abbia già espresso una posizione simile anche in passato.
Le osservazioni: no ad applicazioni improprie della norma
La critica principale mossa alla proposta di legge è l’ampiezza del campo di applicazione previsto all’articolo 2 della proposta di legge, che non si limita alle imprese edili in senso stretto, ma si estende a realtà che, pur operando in contesti legati al cantiere, non rientrano nel comparto dell’edilizia tradizionale.
Il problema del CCNL
L’assenza di un criterio oggettivo e semplice – come l’adesione al CCNL Edilizia (industria o artigianato) – viene ritenuta fonte di confusione e di potenziali storture.
In particolare, il rischio concreto è che imprese specialistiche, come quelle attive nella carpenteria metallica, nel restauro BBCC, negli impianti complessi o nella prefabbricazione off-site, vengano costrette a:
- seguire percorsi formativi edili, organizzati da enti bilaterali del settore edilizio;
- iscriversi a sezioni speciali presso le Camere di Commercio;
- sottostare a sistemi premiali e di verifica pensati per imprese con caratteristiche organizzative profondamente diverse.
L'inclusione delle OS2-A
L’articolo 2-b del disegno di legge richiama esplicitamente le opere specialistiche OS2-A, ovvero quelle relative al restauro di beni culturali mobili e superfici decorate.
Questo inserimento viene definito da FINCO “non condivisibile”, in quanto:
- penalizzerebbe imprese altamente qualificate con profili tecnici e formativi differenti;
- comprometterebbe la peculiarità contrattuale di un settore che non applica il CCNL edilizia, ma uno specifico contratto;
- creerebbe incomprensioni applicative e vincoli dove finora ha prevalso un sistema di alta specializzazione e qualità.
La costituzione di sezioni speciali presso le Camere di Commercio
Altro passaggio particolarmente critico è l’art. 3 della proposta, che prevede l’istituzione di sezioni speciali per l’edilizia all’interno delle Camere di Commercio.
Secondo FINCO, questa scelta:
- non semplifica ma, al contrario, introduce ulteriori oneri burocratici;
- rischia di alimentare banche dati concepite più per il controllo incrociato con le Casse Edili che per favorire l’efficienza del sistema;
- utilizza infrastrutture pubbliche (Camere di Commercio) a beneficio di enti privati legati a una specifica rappresentanza datoriale, con conseguenze distorsive.
La proposta: modificare la norma e restringere il campo di applicazione
La posizione della Federazione è chiara: disciplinare una professione è utile, ma trasformare l’intero ecosistema produttivo in “settore edile” è un errore.
Il mondo delle costruzioni si sta evolvendo verso logiche industriali e specialistiche. Processi off-site, prefabbricazione, progettazione integrata (BIM), restauro specialistico e infrastrutture tecnologiche sono ormai parte integrante del costruire contemporaneo, ma non coincidono con l’edilizia tradizionale.
Forzare queste realtà in una cornice normativa pensata per imprese diverse per struttura, rischi, competenze e contratti di lavoro, significa compromettere:
- la qualità del lavoro;
- la razionalità organizzativa;
- e persino la sicurezza nei cantieri, come dimostrato dal basso tasso di sinistrosità in comparti come il restauro BBCC.
L’auspicio di FINCO è che la proposta venga rivista in modo da delimitare in modo netto e inequivocabile il campo di applicazione della norma, escludendo le imprese non aderenti al CCNL edilizia dal perimetro della regolazione.
In questo modo si eviterebbero aggravi burocratici non giustificati, imponendo per esempio percorsi formativi e adempimenti incoerenti a realtà imprenditoriali che, pur operando nell’ambito delle costruzioni, non possono essere considerate edili.
Quello a cui invita la Federazione è quindi un approccio realistico, selettivo e bilanciato, fondato su criteri contrattuali e settoriali, evitando un appiattimento normativo che rischierebbe di frenare, anziché valorizzare, le competenze e l’innovazione del mondo delle costruzioni specialistiche.
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