Contratti di affitto: cresce l'uso della cedolare secca

La conferma nelle ultime statistiche pubblicate dal MEF: aumentano gli aderenti alla cedolare seccaper i redditi da locazione. Nel 2023 +8,6% di imponibile e oltre 3,7 miliardi di gettito

di Redazione tecnica - 09/05/2025

La cedolare secca continua a registrare numeri in crescita, consolidandosi come regime fiscale particolarmente apprezzato per la gestione delle locazioni abitative.

Cedolare secca: regime fiscale sempre più richiesto per gli affitti

Secondo i dati diffusi dal MEF sulle dichiarazioni dei redditi 2024, nel 2023 oltre 3,1 milioni di proprietari hanno optato per il regime opzionale, segnando un incremento del +3,8% rispetto all’anno precedente: un trend sostenuto non solo dalla semplicità del sistema ma anche dalla convenienza fiscale, grazie alla sostituzione integrale di IRPEF, addizionali, imposta di registro e bollo con un’unica imposta sostitutiva.

Cedolare secca: cos’è e chi può aderire

La cedolare secca è un regime opzionale disciplinato dall’articolo 3 del decreto legislativo 14 marzo 2011, n. 23, che consente al locatore di un immobile a uso abitativo di assoggettare i redditi da locazione a un’imposta sostitutiva dell’IRPEF, delle relative addizionali, nonché delle imposte di registro e di bollo sul contratto di locazione.

Il regime è applicabile esclusivamente agli immobili:

  • censiti nelle categorie catastali da A/1 a A/11 (con esclusione di A/10 – uffici);
  • locati ad uso abitativo;
  • situati nel territorio dello Stato e posseduti da persone fisiche che non agiscano nell’esercizio di impresa, arte o professione.

Le aliquote applicabili variano a seconda della tipologia contrattuale:

  • 21% per i contratti a canone libero (art. 2, L. 431/1998);
  • 10% per i contratti a canone concordato (art. 2, comma 3, L. 431/1998) in Comuni ad alta tensione abitativa o per particolari esigenze (studenti, contratti transitori);
  • 21% o 26% per i contratti brevi (massimo 30 giorni), secondo quanto disposto dalla legge di bilancio 2024.

Il regime può essere esercitato alla registrazione del contratto e deve essere mantenuto per tutta la sua durata, salvo revoca.

 

I dati 2023: adesioni e imponibile in aumento

Secondo i dati forniti dall’Amministrazione finanziaria, nel corso del 2023 i locatori aderenti al regime sono stati 3.147.000, in aumento del +3,8% rispetto al 2022. L’imponibile complessivo ha raggiunto 21,6 miliardi di euro, con una crescita del +8,6%, con un gettito fiscale derivante dall’utilizzo di questa imposta superiore ai 3,7 miliardi di euro.

Cifre che testimoniano il successo del regime come strumento di semplificazione fiscale e incentivo alla regolarizzazione dei redditi da locazione.

Aliquote e tipologie contrattuali utilizzate

Cedolare secca al 21%: contratti a canone libero

Questa tipologia è stata la più utilizzata e si applica ai contratti di locazione ordinari (canone libero), inclusi gli affitti brevi limitati a un solo immobile. IIn questo caso, vi hanno aedrito poco meno di 2 milioni di contribuenti, con un imponibile dichiarato di 13,7 miliardi di euro (+7,4% rispetto al 2022). Il reddito medio d’affitto lordo è pari a 6.940 euro

Cedolare secca al 10%: canone concordato

La cedolare secca al 10% riguarda contratti a canone concordato in Comuni ad altatensione abitativa oppure si utilizza in casi particolari, ad esempio per contratti transitori o affitto a studneti. In questo caso vi hanno aderito poco più di un milione di prorpietari, per un imponibile complessivo di 7,4 miliardi di euro e un reddito d’affitto medio lordo di 5.720 euro.

Contratti brevi con aliquota al 21% e al 26%

Ricorda il Fisco che le locazioni brevi (massimo 30 giorni) costituiscono redditi diversi e sono state utilizzate come tipologia di contratto solo da 30mila contribuenti, per un imponibile complessivo pari a 438 milioni di euro e un guadagno medio lordo di 14.207 euro.

Le aliquote sono così ripartite:

  • 21%: applicabile al primo immobile locato;
  •  26% dal secondo immobile in poi;

La cedolare secca è applicabile fino a un massimo di 4 immobili: oltre tale soglia, l’attività assume carattere imprenditoriale.

 

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